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La seduzione delle parole: Charles Baudelaire

evakent
[L’ILLETTERATA]

 

 

evakentA onor del vero, questa settimana, la scelta verso C. Baudelaire ed il suo lavoro artistico mi è parsa davvero obbligata, perché credo che, negli ultimi due secoli, mai uomo fu più controverso e più terribilmente attratto dalla seduzione, sia delle donne che delle parole, di lui. Il suo più celebre capolavoro Les Fleurs du mal (Feltrinelli I Classici) fu accusato di immoralità ed indecenza, costando al suo autore un processo penoso che tanto gravò sul suo instabile equilibrio psichico. Idealmente però la bellezza della poesia espressa da Baudelaire è tanto “sinistra e fredda” quanto dettata da “furore e pazienza”, come egli stesso dichiarerà, a causa di una ricerca di perfezione sfuggente della forma e delle parole che lo renderanno quasi ossessivo: duellante nel duello della creazione artistica proprio con la materia di sua creazione.

Secondo Baudelaire, il poeta è sceso in terra per interpretare la realtà alla luce del suo sogno visionario (da qui i parossistici ed ossessivi esperimenti con le droghe, soprattutto nel periodo finale della sua vita), ma è inabile alla vita pratica ed è idealmente destinato a sconvolgere i cuori. Baudelaire non è categorizzabile in nessuna scuola letteraria: artista “doppio”, fu veramente un indipendente, e sebbene i sentimenti che lo ispirarono furono di evidente matrice romantica seppe esprimerli in un modo nuovo, diverso, che aprì la strada al Decadentismo, ma anche alla felice epoca del Simbolismo francese.
In lui la figura della Femme fatale, figura nata proprio in questo periodo storico, è collegata strettamente all’ideale del sublime: donna perversa, eroticamente seducente, ma altresì ripugnante, diventerà per Baudelaire elemento centrale della sua poetica, quasi valvola di sfogo dall’esotismo o dal piacere puramente estetico. Bellezza, profumi, essenze, movenze della donna (la musa ispiratrice di Baudelaire fu Jeanne Duval) risvegliano in lui un mondo di sensazioni e di immagini illuminate, accompagnate però dalla consapevolezza della crudeltà, del tradimento, della perversità che accompagnano la Donna- Vampiro, (termine coniato proprio dall’autore per definire la protagonista femminile dell’amore sensuale), enigma dell’impenetrabile e dell’inattingibile, che non porta pace ai sentimenti, ma solo peccato e morte.Eros, quindi, che non è quasi mai capace di distaccare estasi e disprezzo e donne tanto più seducenti che diventano quanto più ripugnanti proprio perchè non sono in grado di arrestare o annullare il processo di perdizione e di vuoto interiore.
Baudelaire gioca incessantemente con la dicotomia amore- morte, orrore- estasi, donna- madonna e donna- vampiro, amore come degradazione e dolcezza e questo anche perché il sottile gioco della seduzione è da sempre oggettivamente presente in ogni forma dell’esistenza: eterna molla della vita, nel bene e nel male.
Alla fine, quindi, la vera seduzione non consiste nel soddisfare il desiderio ma nel suscitarlo, e nel provocare così un interesse ispiratore sull’artista, ingannandolo, deviandolo, affinché colga dietro ogni seduzione, la seduzione finale della morte.
Vi consiglio di leggere e riflettere: il potere di seduzione delle sue parole è davvero affascinante, ancora oggi.

evakent.74@gmail.com

 

Eva Kent, letteratura, martelive, martemagazine, Rubrica L'ILLETTERATA a cura di Eva KentBaudelaire, Rubriche, seduzione

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