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Radici nel Cemento

Festa d’Autunno al Giardino degli Aranci all’Aventino (Roma): live “rosso” delle Radici nel Cemento

La location del Giardino degli Aranci all’Aventino (Roma), che già, a fine agosto, aveva accolto l’inizio del tour FrammentidiMArteLive, ieri sera alle 21.30, in occasione della Festa d’Autunno organizzata dai Comunisti Italiani per l’unità della sinistra, ha accolto nella splendida cornice offerta dal panorama del Tevere, il concerto live delle Radici nel Cemento, gruppo roots – reggae, con marcate venature dub ed alcune aperture verso ritmi piu’ veloci, come il rocksteady e lo ska.

Quello che abbiamo visto ieri sera è stato quindi un esempio lampante di come si possa fare musica ed essere impegnati socialmente, attivamente, in un nuovo- vecchio modo di fare cultura.
La prima cosa che mi ha colpita, ieri sera, quando ho varcato il cancello del Giardino degli Aranci è stata la gente: tanta, rumorosa, colorata, gioiosa. La seconda, la musica che saliva dal palco e investiva tutti con i suoi ritmi travolgenti, ipnotici, irresistibili. Tutto intorno a me gente sconosciuta che ballava e cantava a squarciagola, unita dalla passione per il reggae, di fronte a me la band che, corpo e anima, rendeva visibile il concetto di musica anche attraverso le voci di Adriano Bono e Giorgio Spriano e, alla mia sinistra (sarà stato un caso?!) la cornice meravigliosa del panorama mozzafiato offerto dalla terrazza che si affaccia sul Tevere e su Roma tutta.

Sarà stato l’andamento serrato, la melodia affascinante e irresistibile o il vino rosso, quello che già dopo solo un bicchiere ti mette le ali ai piedi, ma è stato un attimo: mi sono ritrovata a ballare nonostante il reggae non sia proprio parte integrante del sistema motorio delle mie giunture arrugginite e nonostante mi ripetessi che dovevo monitorare la situazione per poter scrivere un report puntuale! Machissene… un crescendo di ritmi e percussioni, suoni di tromba e quant’altro hanno reso la serata un crescendo di emozioni tanto che, quando il concerto è finito e ho visto cadere gli irrinunciabili ed intramontabili coriandoli dal cielo del palco, mi è salito un certo languore dentro. Nostalgia dell’estate appena giunta al termine? Forse. Chissà. Ho visto passare un signore con una bambina sulle spalle, mangiava lo zucchero filato sulla pelata del suo inconsapevole papà, non ho resistito! Ho salutato il Giardino degli aranci che sorridevo come quando avevo 5 anni e mi portavano alla fiera del paese, con il mio zucchero filato in mano!

Le Radici nel cemento dicono di loro che sono una metafora della tradizione e della memoria storica in una società, come la nostra, che dimentica troppo in fretta il suo passato: “Come quei grossi alberi ai lati delle strade sembrano soffocati dall’ asfalto, invece riescono a sviluppare le radici da cui traggono nutrimento fino al punto di incrinare, crepare e spaccare il cemento, così il mondo occidentale deve esercitare la capacità di ricordare e di imparare dal passato, suo e di culture altre, se vuole risolvere i problemi e le contraddizioni generati dal suo rapido sviluppo. Non per rimanere legati al vecchio, ma piuttosto per capire in che modo affrontare il futuro: infatti …piu’ in profondità scavano le radici, piu’ in alto arriveranno i rami!”. E forse hanno ragione loro!  

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