Commedia sociopolitica
[TEATRALMENTE]
“La moderna società borghese, elevata sulle rovine della feudalità, non abolì gli antagonismi di classe. Essa non fece che sostituire delle nuove classi, delle nuove condizioni d’oppressione, delle nuove forme di lotta”. (Il Manifesto del Partito Comunista)
E pensare che eravamo comunisti è, oltre che il titolo, la sintesi in nuce che muove la trama narrativa della commedia scritta e diretta da Roberto D’Alessandro in scena al Teatro de’ Servi dal 3 al 22 novembre.
La crisi degli ideali, la disillusione, lo scontro generazionale e il cambiamento e l’evoluzione di un partito vengono riflessi nella storia di una famiglia impegnata politicamente.
Giulia e Rinaldo (Pia Engleberth e Roberto D’Alessandro) si sono conosciuti negli anni settanta nel periodo delle lotte studentesche e delle manifestazioni di protesta contro il sistema. Giulia, dopo vent’anni è ancora una militante politica e divide la sua esistenza tra la famiglia, i figli e la sezione di Rifondazione. Rinaldo invece è passato da Democrazia Proletaria via via fino al Partito Democratico, lavora nel suo studio professionale e vede, con rammarico, raffreddarsi il suo rapporto con la moglie sempre più lontana e distaccata. Nilde (Claudia Campagnola), la figlia ancora indecisa sul suo futuro, ha la passione per la pittura e riempie le pareti di casa di quadri multicolori che non riesce a vendere; Enrico (Romano Fortuna), suo fratello, è fidanzato con la figlia di un avvocato di grido e guida macchine di grossa cilindrata.
In famiglia c’è anche Oba (Simon Tagliaferri), il domestico di colore, ma laureato in filosofia, paziente e un po’ burlone e, infine a completare il quadretto familiare arriva anche la zia calabrese Maria (Maria Lauria) con le sue piccanti specialità gastronomiche e le sue crisi matrimoniali.
“Noi vediamo dunque che la Borghesia o essa stessa, il prodotto di una lunga evoluzione, d’una serie di rivoluzioni nei sistemi di produzione e di comunicazione. Ogni fase di sviluppo percorso dalla borghesia fu accompagnata da un progresso politico corrispondente”. (Il Manifesto del Partito Comunista)
La notizia che Enrico, per compiacere il suocero ha deciso di candidarsi nelle liste del centro-destra manda su tutte le furie Giulia che caccia di casa il ragazzo.
Solo un grave malore di Rinaldo ridimensionerà gli attriti, riportando la pace e la comprensione in famiglia. Uno spettacolo di amara attualità sull’incapacità degli adulti di essere credibili modelli di comportamento. La commedia fa divertire e pensare come nella tradizione dei Picari.
I quadri che nella commedia sono dipinti dalla giovane Nilde e che fanno parte della scenografia sono della pittrice Stefania Foresi.
“La borghesia non esiste che alla condizione di rivoluzionare incessantemente gl’istrumenti di lavoro, per conseguenza il sistema di produzione, per conseguenza tutti i rapporti sociali. La conservazione del vecchio sistema di produzione era, al contrario, la prima condizione di tutte le classi industriali precedenti”.
(Il Manifesto del Partito Comunista)
Gabriella Radano
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