L’onda, regia di Dennis Gansel
CINEMA- Un liceo tedesco dei giorni nostri, un giovane insegnante Rainer Wenger (Jürgen Vogel) ed un seminario; tre ingredienti apparentemente innocui che daranno vita ad una vicenda che diviene monito per noi che la osserviamo.
Sarà infatti nella settimana delle esercitazioni che Rainer, così lo chiamano i suoi studenti, diverrà Professor Wenger, con l’intento di mostrare ai suoi allievi come un concetto, l’autocrazia, apparentemente lontano e superato, possa divenire attuale, se mostrato nella sua giusta dimensione.
In questa settimana il professore propone un esperimento atto a dimostrare come ed in cosa, si definisce un governo totalitario. Senza accorgersene invoglia i suoi ragazzi ad impegnarsi in un sistema sociale in cui il singolo non è nulla se non in rapporto con il suo vicino, in cui la disciplina ed il rigore divengono base del vivere collettivo ed in cui la comune appartenenza ad un sistema, si realizza grazie anche agli strumenti esterni che ne simboleggiano l’esistenza.
Questo innovativo metodo d’insegnamento si trasforma in un onda, da cui il nome del gruppo, che travolgerà non solo coloro che vi avevano scorto una speranza ed un rifugio, ma anche e soprattutto colui che dandole vita desiderava mostrarne l’ impraticabilità.
Autocrazia, dal greco AUTOKRATEIA, indica la potenza assoluta di un solo uomo che dipende unicamente da se stesso, cioè non vincolato da alcuna legge.
E’ affascinante notare come una semplice definizione possa dar vita ad un movimento che cela in sé, sotto quel superficiale velo di spirito collettivo, un sentimento di ostilità e violenza. Questo ciò che il regista Dennis Gansel mette in rilievo nel suo splendido film: L’Onda.
Una pellicola visivamente impeccabile, che senza mai cadere nel ridicolo o nello scontato ci offre uno spunto di riflessione su un argomento mai fuori moda.
La prova di come sbagliando, consideriamo lontani ideali politici che nel passato hanno causato sofferenza all’umanità. Esempio di come l’appiattimento della personalità e dello spirito soggettivo, possa abbrutire inconsapevolmente coloro che vi si avvicinano. Una storia che inserita nella realtà tedesca dei nostri giorni, in cui la memoria dovrebbe venir percepita come elemento fondante del vivere nazionale, risulta ancor più cruda e visivamente violenta, dimostrandoci come una mente debole possa venire facilmente condizionata se sottoposta ad un’ indottrinazione forzata.
Tiziano Martella
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