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Terminator Salvation: The Future Begins, regia di McG

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ImgEsterna_articoloCINEMA- “C’è una tempesta all’orizzonte, un’era di tormenti e sofferenze. Abbiamo vinto una battaglia, ma la guerra contro le Macchine continua ad infuriare. La rete globale di Skynet è ancora forte, ma noi non molleremo, finché non la distruggeremo del tutto. Sono John Connor, il destino non è scritto…è quello che noi ci creiamo“, e dire che non è scritto è un po’ un’eresia per, l’ormai saga, di Terminator.


Perché in un viaggio che è partito dal 1984, creato dalla mente del noto regista James Cameron, Terminator ha sempre avuto come suo punto di forza l’infinita catena che è destinata a ripetersi nel tempo, tra passato e futuro.
Tra Terminator I (1984) e II (1991) abbiamo compreso che il destino di John Connor era proprio nascere e crescere per poter diventare il capo della futura resistenza, ma nel III (2003-un capitolo dall’amara delusione) c’è stato anche riferito che la guerra contro le macchine non poteva essere fermata fin dal suo principio, perché inevitabilmente doveva verificarsi. Perciò giungiamo alla catastrofica conclusione che tutte le rocambolesche avventure della madre di John, Sarah Connor (Linda Hamilton), erano destinate fin dal principio a portare comunque alla guerra e alla devastazione del genere umano. Con il quarto capitolo, Terminator Salvation, si vuole gettare uno sguardo al futuro e, di conseguenza, al John Connor versione adulta che deve battersi contro le innumerevoli macchine che infestano il mondo.

Siamo nel 2003 e la dottoressa Serena Kogan (Helena Bonham Carter), della Cyberdyne img2_recensioneSystems, riesce a convincere un uomo, condannato a morte, a donare il suo corpo in beneficio di una sperimentazione cibernetica. Marcus Wright (Sam Worthington), affranto dalle colpe passate, decide di darsi una seconda possibilità, abbracciando la causa della dottoressa Kogan. Un anno più tardi, Skynet viene attivato, attuando una guerra nucleare contro gli umani, ponendo il marchio sul famoso Giorno del Giudizio.
Il presente, ovvero il 2018, vede la presenza del soldato John Connor (Christian Bale) considerato da molti il profeta della Resistenza: tramite le sue avventure e la presenza di un poco umano Marcus, scopriremo come la guerra contro le macchine sia solo al principio del suo reale compimento.

La saga di Terminator ha da sempre riscosso un grande successo di pubblico, piazzandosi ottimamente nelle classifiche del Box Office. E’ sempre stata misteriosa ed inquietante la storia che ormai è diventata un culto nel mondo cinematografico e famoso resta il tema musicale creato dal compositore Brad Fiedel e ora ripreso, rispettosamente, da un Danny Elfman che non solo è riuscito a personalizzarlo, ma anche a portarlo ad una fase successiva, di grande impatto sonoro.
Ma, contro ogni logica e paura, non ci troviamo di fronte all’ennesimo prodotto realizzato per sfruttare un soggetto commerciale, ma più che altro ad una rinascita intima della saga.
Abbiamo affrontato l’amara delusione del terzo capitolo, privo di un protagonista carismatico e ricolmo di ritorni abbastanza banali, tutto incorniciato da effetti speciali terribilmente devastanti e scontati, fino al compimento di una serie televisiva che ha attirato non pochi fan, Terminator: The Sarah Connor Chronicles (il telefilm, cancellato alla sua seconda stagione dalla Fox, non è stato legato in alcun modo al quarto capitolo della saga, ma bensì è stato un vero intermezzo tra il secondo ed il terzo episodio).

img3_recensioneEppure sembra proprio che, lontani dall’assenso di Cameron e in mano ad un improbabile regista, si sia compiuto il miracolo.
Il fu regista dei due ironici capitoli di Charlie’s Angel, McG, è riuscito a donarci quel giusto mix tra inquietudine e dispersione.
Gli effetti speciali della Industrial Light &Magic, seppur in grande presenza (vediamo la versione digitalizzata di un Arnold Schwarzenegger, resa perfettamente reale) non intaccano il contenuto della trama, o gli scenari post-apocalittici desolati e opprimenti, mescolandosi con le fasi di lotta a mani nude, gli spari o i dialoghi ricolmi di messaggi morali: ci viene detto come sia importante avere una seconda possibilità nella propria vita e come sia essenziale la forza di un cuore umano.

Possiamo, finalmente, assistere alle ferite di guerra del nostro Uomo Connor, interpretato magistralmente da un Bale che diventa sempre più bravo e che riesce, a lasciarsi alle spalle, una scia di ruoli di culto.
Accogliamo a braccia aperte il futuro protagonista del nuovo film di James Cameron, Avatar (in uscita il 18 Dicembre del 2009), ovvero Sam Worthington, che ci lascia un interpretazione abbastanza egregia quanto sorprendente del suo personaggio Marcus che si divide, a pari merito, la principale presenza insieme a John Connor.

Molto probabilmente è stata anche questa la carta vincente del regista: lasciare un moderato spazio alla figura di Connor per fare respirare tutti gli altri personaggi e farli interagire fra loro, come in piccoli capitoli a parte (tralasciando lo scarso carisma della moglie di Connor, interpretata da una trascurata Bryce Dallas Howard).
Le macchine emersero dalle ceneri dell’incendio nucleare. La loro guerra per sterminare il genere umano aveva infuriato per anni e anni. Ma la battaglia finale non si sarebbe combattuta nel futuro: sarebbe stata combattuta qui, nel nostro presente… Oggi“, il quinto capitolo non è molto lontano dalla realizzazione, attendiamo il seguito: Connor a capo della Resistenza.

Alessia Grasso, cinema, Marte Magazine, martelive, McG, Recensioni, Terminator Salvation: The Future Begins

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