Morte in un attimo…
[L’ILLETTERATA]
Ha un che di contagioso questa trilogia di Dale Furutani che con il volume A morte lo Shogun chiude il sipario sulle avventure del samurai Matsuyama Kaze. Anche questo romanzo è una finestra luminosa sul Giappone del 1603 che si apre e chiude tra poesia, filosofia e saggezza antica.
Ogni evento, ogni scenata descritta e raccontata diventa un momento elegante, sempre efficace dal punto di vista dell’intrigo e anche altamente giocosa, in un crescendo di situazioni anche paradossali che esprimono sempre e comunque una sorta di comicità latente e di ironia sottesa.
Il Samurai Detective se la deve vedere, questa volta, proprio con coloro dai quali fugge, il neoeletto shogun Ieyasu e la sua gang di daimyo (la carica feudale più importante tra il XII ed il XIX secolo in Gaippone). Ma la ricerca della figlia della sua Signora, morta durante la battaglia di Sekigahara che ebbe luogo il 21 ottobre 1600 nella prefettura di Mino, una bimba di nove anni, probabilmente finita in un bordello nella ‘Città delle bambole’, il quartiere a luci rosse di Edo (l’antica Tokio) lo conduce proprio nel covo del nuovo regnante.
Ha un che di contagioso l’energia che circola per le vie di Edo: un viavai incessante, un grande fiume che scorre giorno e notte di guardie e mercanti, acrobati e mendicanti, operai, manovali e capannelli animati da pettegolezzi che rimbalzano in infinite nuove versioni.
Ieyasu è scampato per un soffio a un attentato mortale e i suoi fedeli hanno già un nome per l’attentatore: Matsuyama Kaze, il nostro samurai viandante, maestro di spada, che non avrebbe mai usato un moschetto per uccidere. Bello come un attore, saggio come un maestro zen, forte e astuto come un guerriero, questi si aggira nel luogo dell’attentato per tutt’altra ragione. Costretto a camuffarsi da giocoliere per sfuggire alle guardie imperiali, Kaze fa innamorare un’attrice kabuki, aiuta due balordi a evitare la bancarotta per portare finalmente a compimento la propria missione e per poter scoprire chi ha realmente attentato alla vita dello shogun.
Finalmente tutti i misteri si risolvono ed i fili lasciati in sospeso nei due precedenti romanzi trovano la loro giusta trama. Una prosa scorrevole ci accompagna nel nostro viaggio in un modo cupo e misterioso, dove il delitto è sempre in agguato, eppure Furutani rimane comunque storicamente ineccepibile. La sua cura minuziosa dei particolari, insieme al rigore etico, all’ironia e al grande senso del ritmo rendono l’ultimo romanzo della trilogia una degna conclusione della storia che ci appare sempre più un film scomposto e riportato su carta. Non si può non rimanerne coinvolti, non si può non desiderare di giungere all’ultima pagina per scoprire quale sarà il finale e, anche questa volta, Furutani non ci deluderà, lasciandoci col fiato sospeso fino alla fine quando tutte le trame nascoste si scioglieranno. Anche questo volume al pari degli altri due Agguato all’incrocio e Vendetta al palazzo di giada, può essere letto come una storia a sé: ogni capitolo di questa trilogia ha il pregio di essere a se stante, indipendente dalle altre parti se non fosse per l’approfondimento del carattere del samurai e delle vicende della sua lunga ricerca on the road. Insomma, una lettura straordinaria che ha la capacità di portarci indietro al tempo in cui l’onore, la rispettabilità e la saggezza avevano ancora un immenso valore.
Da leggere nei giorni di questa, speriamo, afosa estate: sarà un’ottima compagnia per le prossime vacanze, soprattutto se avete l’animo dei viaggiatori che sanno ancora sognare…
Dale Furutani, A morte lo shogun, Marco y Marcos, pag 264, € 15.00
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