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Il Vinile: questo sconosciuto

 

Un’intera generazione di appassionati di musica ha perso un’opportunità magica. Quella di scartare il disco, toglierlo dalla custodia in carta. Girarlo ammirato tra le mani, alzare la puntina, inserirlo sulla piastra del giradischi e ascoltare il suono vero, ma imperfetto, dell’analogico.
Siamo nell’era del digitale. 100111100111100… eppure proprio alla fine del primo decennio del nuovo millennio eccolo là che riappare.

A ritmi di crescita delle potenze orientali, circa del 200% annuo, il Vinile ritorna rampante sul mercato mondiale, prendendosi una rivincita su cui pochi osservatori avrebbero scommesso.
Proprio nel momento in cui il cd ha ormai mostrato definitivamente il fianco e l’industria discografica sta cercando la strada verso la quale trovare forme di finanziamento, ecco che riaffiora il caro vecchio vinile, comparso sulla scena alla fine degli anni ’40 ed eclissatosi, ma mai definitivamente, negli anni ’80.
Per tutti questi anni, oggetto di amatori, e di cultori sotto traccia, oltre che strumento di lavoro per i dj, il vinile è tornato sulla scena, più come oggetto di culto che come vero e proprio supporto del futuro.

Nonostante la crescita esponenziale a livello percentuale, a livello di singoli supporti venduti, siamo infatti ancora lontani dalle vendite seppur ormai bassissime del cd.
Ma a noi, in questo frangente, più che l’aspetto prettamente commerciale, interessa capire le ragioni per cui si privilegia acquistare un vinile, anche se spesso non si hanno gli strumenti adatti per ascoltarlo.
La smaterializzazione dell’arte, avuta col digitale e la musica liquida degli ultimi anni, porta la chiara conseguenza che la non-riproducibilità del vinile, unito alla sua forte identità, spinge a considerare il vinile, arte esso stesso.
Supporto “caldo”, come è stato da sempre considerato, il vinile con tutte le sue imperfezioni e il suono strutturato e vivo come quello reale, fa il resto. Ma già in questo caso siamo in presenza di ascoltatori particolarmente attenti.

È interessante vedere come nell’ultimo anno, numerosi artisti escono direttamente con la propria opera (spesso “opera prima”) su vinile. Anche artisti emergenti e giovani, che sicuramente non hanno vissuto il periodo del vinile (dagli anni’50 agli anni ’80). Uno di questi, Modì, lo abbiamo intervistato, proprio per capire quali siano le motivazioni e le passioni che lo hanno portato a privilegiare un supporto come il vinile, quando tutto il settore sembra andare da un’altra parte, verso la musica liquida, verso il digitale.
Forse non sarà mai il vinile, il supporto che sostituirà il più freddo e riproducibile cd. Ma ci piace pensare che l’arte, a volte giocando le sue carte e anche se a distanza di anni, possa battere la commercializzazione all’ultimo secondo dei tempi supplementari. Indovinate qual è il trofeo? Un bel disco d’oro. Vinile naturalmente!

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