Dove va a finire il mio fumetto…
[STRIP- TEASE: FUMETTI MESSI A NUDO]
Le petit dessein: il piccolo disegno, ma anche il piccolo progetto. Ed è quasi un ossimoro se si pensa che quest’espressione è il titolo adottato dai responsabili del Louvre per la mostra in programma dal 22 gennaio al 13 aprile 2009 negli opulenti saloni del museo parigino. Sarà l’occasione per vedere esposte le tavole realizzate da quattro grandi disegnatori d’oltralpe per uno specifico progetto nato dalla collaborazione tra il Louvre e la casa editrice Futuropolis.
Agli autori: Nicolas de Crécy, Marc-Antoine Mathieu, Eric Liberge e Bernar Yslaire è stato chiesto di ispirarsi al fascino del Museo, ad una delle sue opere o ad un intero padiglione per ideare delle storie a fumetti inedite, poi raccolte in volumi.
La nona arte fa il suo ingresso, invitata, nel tempio di tutte le arti e nessuno se ne meravigli, che siamo in Francia, c’est la vie! Altrettanto naturale la scelta di promuovere l’evento chiedendo ai suddetti artisti di reinterpretare Lei, l’icona delle icone dipinte, la Marilyn di tutte le donne incorniciate, la Gioconda! Monnalisa è come la Coca Cola, una formula segreta che tutti a modo loro cercano di imitare od omaggiare, da Duchamp a Basquiat a Barks fino ad oggi appunto, a quella senza volto di Mathieu o con il cane in braccio di De Crécy, che campeggiano sulla locandina della mostra. Indubbiamente da visitare se ci si trova nei pressi della Senna in questo periodo, mettendo in conto la fila interminabile all’ingresso che vi porterà via una mattinata. D’altronde, parafrasando il cinico Enrico IV, il Louvre val bene una coda, no?
Se invece vi trovate a Roma e non avete assolutamente voglia di aspettare, potete visitare l’esposizione Matite di vinile, allestita fino al 27 febbraio nella Sala Santa Rita, in Via Montanara vicino al Teatro Marcello. Saremo forse distanti dal grandeur francese, ma anche questa mostra ha il merito di celebrare il ruolo del fumetto nel panorama delle arti visive del XX° secolo.
E’ stato scelto di raggruppare da un lato i lavori di famosi artisti di casa nostra, che hanno prestato il loro estro per dare un volto alle cover di 33 giri di successo o ai loro libricini interni, che diventavano così degli splendidi illustration books, dall’altro di segnalare al pubblico i musicisti che illustravano personalmente dischi propri o di colleghi.
E’ un viaggio breve ma concentrato in cui, chi come me in questo campo va poco al di là della copertina acquatica di Nevermind dei Nirvana, può rendersi conto che l’epoca delle canzonette mostrava un’inaspettata apertura alle sperimentazioni grafiche, che il fumetto già osava e che i vinili possedevano un plus valore visivo che si sommava a quello musicale.
Guido Crepax donava prototipi della sua Valentina, che con nomi diversi mantenevano intatta la stessa conturbante sensualità, ad esempio ad Alberto Baldan Bembo per “Io e Mara”, Pratt consentiva a Corto Maltese di solcare i “Mari del Sud” di Sergio Endrigo e le donne di Manara ammiccavano birichine sui vinili di David Riondino, Riccardo Cocciante o Enzo Avitabile.
E Tanino Liberatore, che dipinge con tratto delicato la copertina di una raccolta di Morandi, ma che riscopriamo in tutta la potenza ipertrofica del suo Ranxerox sul fronte retro di The man from Utopia di Frank Zappa?
Anche i collezionisti che quei dischi li possiedono tutti, magari si soffermeranno per la prima volta sullo speciale rapporto che sembrava unire Andrea Pazienza e Roberto Vecchioni, a modo loro entrambi acuti osservatori delle dinamiche umane, rivelate dietro le grottesche maschere zoomorfe del primo o i sarcastici versi cantati del secondo. Qualcuno apprezzerà l’amore che dagli album dei Nomadi trasudava per tutto ciò che fosse arte visiva, dai giochi impossibili di Escher alle avventure di Flash Gordon.
Oppure, guardando Bennato, Conte, Battisti e Daolio cimentarsi con la tavolozza dei colori per realizzare immagini a volte minimaliste, ma spesso tecnicamente notevoli, non potranno fare a meno di riflettere sull’iniquità della distribuzione del talento, che concede ai protetti della musa della musica di dare del tu anche a discipline come il disegno.
E alla fine, uscendo dalla piccola ma accogliente sala, pensi al peer to peer e alla pirateria, e al diavolo i danni economici alle major discografiche! Quello che ti secca è che nel tuo minuscolo mp3 zeppo di file compressi non ci starà mai dentro la bellezza di una di quelle copertine o dei libelli interni che da soli valevano il prezzo del disco.
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