Quando i muri possono parlare: Ulster
[TRIP: NOTE DI VIAGGIO]
Quando si dice “se i muri potessero parlare”! Eppure in Irlanda del Nord lo fanno, eccome…
Al pari di tutti i conflitti cronici dove la penosa conta dei morti da una parte e dall’altra non fa altro che alimentare rancori e fomentare vendette, anche la questione nord-irlandese è una ferita dura a guarire.
Qui le due parti in lotta, i Nazionalisti (ovvero Irlandesi cattolici che vorrebbero riunificare il territorio del nord, politicamente parte dell’Inghilterra, alla Repubblica d’Irlanda) e gli Unionisti (protestanti fedeli alla corona britannica), si rinfacciano stragi e celebrano i loro morti in un modo del tutto peculiare: attraverso i murales.
Le strade di Belfast e Derry (Londonderry per gli Unionisti) sono costeggiate da un tripudio di colori, sgargianti, persino allegri, in netto contrasto con le tematiche trattate. Sembra una gara. A chi disegna meglio. A chi usa colori più evidenti. Ci sono comitati di artisti votati all’una o all’altra parte.
Il fenomeno è così evidente da aver creato un flusso crescente di visitatori e turisti che cominciano a ripopolare l’Ulster in seguito al disarmo dell’IRA e dei vari gruppi paramilitari. Turismo politico quindi! Per iniziativa dell’area nazionalista di Belfast Ovest (vedi www.visitwestbelfast.com), è possibile persino scaricare una mappa dei murales politici (ovviamente di ispirazione filo-repubblicana e filo-cattolica) e c’è da aspettarsi che a breve arrivi la versione della parte opposta.
I muri irlandesi sono come un libro di storia, ma molto particolare. Raccontano le principali vicende dal 1600 ad oggi e, a differenza della maggior parte delle storie che siamo abituati a studiare noi, si tratta di un libro a due voci. Politically correct, per usare una terminologia in voga. È una specie di grande testo illustrato dove le immagini spiegano meglio di mille parole come un avvenimento venga vissuto e interpretato dalle varie parti in gioco. Sono muri che trasudano dolore per i tanti morti ammazzati, rabbia per le aspirazioni non ascoltate, voglia di cambiamento, di un mondo nuovo.
Le immagini vengono puntualmente restaurate contro l’inclemente passare del tempo (e le intemperie del clima nordirlandese), preservate a futura memoria. Sono uno schiaffo in faccia a chi dalle mura della città vecchia di Derry guarda giù, verso i Bogs, ovvero i quartieri poveri dove sono nate le rivolte. Sono un testimone muto eppure eloquente di quello che è successo. E che continua a succedere da quelle parti. Dopo la firma del Good Friday Agreement del 10 aprile 1998 (che ha portato alla creazione di organismo politici e amministrativi intergovernativi), e la dichiarazione dell’IRA di rinuncia alla lotta armata del 28 luglio 2005, il clima si è apparentemente rilassato e sono così spariti molti dei murales più violenti, sostituiti da nuovi con tematiche più sociali.
In alcuni casi sembra proprio che i muri vengano usati alla stessa stregua della segnaletica stradale: Attenzione! Questa è zona nazionalista! Oppure: State entrando a Free Derry! Una specie di campo minato dell’odio, ma che oggi resta qui, semi-bonificato, a memento di quel che è stato e che purtroppo potrebbe sempre essere.
Una visita, merita, infine, il Museum of Free Derry (www.museumoffreederry.org), tributo agli avvenimenti del Bloody Sunday del 30 gennaio 1972. Qui non ci sono solo immagini mute, che per altro da sole bastano a creare raccapriccio, ma reperti insanguinati, vestiti bucati dai proiettili, scarpe, oggetti persi dalle persone in fuga. E a fare da sottofondo una registrazione live, fatta da un giornalista che era sul posto, delle voci, le urla, il fischio dei proiettili e il rumore degli scontri di quel giorno disgraziato reso celebre, per i più giovani, da un brano degli U2. La cantarono per la prima volta,davanti al pubblico di Belfast, nel dicembre del 1982 e Bono disse: “Si chiama Sunday Bloody Sunday, parla di noi, dell’Irlanda. Ma se non piacerà a voi, non la suoneremo mai più”.
COME ARRIVARE
In Irlanda potete andare con la compagnia AER LINGUS (www.aerlingus.com) che dallo scorso 26 ottobre opera voli diretti Milano Malpensa/Belfast.
Per maggiori informazioni su itinerari e curiosità varie, potete fare riferimento al sito www.discovernorthernireland.com.
Per dormire e mangiare: a Belfast segnalo il pittoresco Madison’s Hotel ( www.madisonshotel.com), strategicamente situato in Botanic Avenue. A pranzo non perdete il migliore Fish&Chips della città JOHN LONG’S, mentre per gli appassionati di pesce c’è il Mourne Seafood Bar (34 – 36 Bank Street, BT1 1HL
tel: + 00 44 (0) 28 9024 8544), mentre merita una cena il ristorante AM:PM, (al 68 -69 di Botanic Avenue, BT7 1JL, tel: + 00 44 (0) 28 9023 9443) adiacente l’albergo Madison.
A Derry potete pernottare presso l’istituzionale City Hotel (www.cityhotelderry.com), in Queens Quay. Per mangiare ci sono lo storico Badger’s Pub (al 16-18 di Orchard Street, tel. + 00 44 (0) 28 7136 3306), o lo stiloso Timberquay Restaurant (www.timberquay.com).
Ricordate solo che se volete cenare in un pub non dovete presentarvi dopo le 18:00, altrimenti troverete solo ottime birre, ma non da mangiare!
Irlanda, martelive, martemagazine, Quando i muri possono parlare: l’UlsterViaggi, Rubriche, Ulster, Writing Art