Cinema senza confini
[CINEMACITTA’]
Quando si vive in un posto come Catania è difficile avere una totale prospettiva della mondanità cinematografica.
Seppur vi siano stati girati innumerevoli film, come Il Padrino di Coppola, La storia di una Capinera e il famoso Divorzio all’Italiana di Germi, non è per niente facile sentirsi coinvolti in quel tipico mondo da Star che tanto amiamo.
Bisognerebbe salire fino a Taormina per riuscire a sbirciare da vicino quei divi che approdano nel Teatro Antico del Taormina Film Fest, uno degli eventi più esclusivi della bella isola che non c’è.
Famosa era stata l’entrata, dell’ancora unita coppia Kidman-Cruise, che sembrava essere discesa dal monte degli dei per confondersi con noi poveri e comuni mortali, mentre dietro di loro vagava ancora la sfilza dei nomi di attori che già avevano fatto visita alla manifestazione balneare.
Come una Audrey Hepburn che profumava di Parigi ed alta moda, o un Marlon Brando che mi piace ricordare per uno dei suoi ultimi film (che ho rivisto la settimana scorsa), Don Juan De Marco del ’95, con un compagno di giochi come Johnny Depp, nel ruolo del magico uomo dell’amore: perché spesso riescono a colpirti proprio le pellicole più nascoste nella storia del cinema Hollywoodiano.
Perché è di questo che sono fatti i Festival e gli eventi cinematografici: realtà e finzione che si mescolano inesorabilmente, per farci comprendere che l’arte vive accanto a noi e ci tocca di striscio quando meno ce lo aspettiamo.
Ammetto che, da quando vivo a Roma per studi, mi sono ritrovata davanti il cosiddetto boom dello spettacolo tra eventi, feste e aperitivi culturali che danno quasi sempre la possibilità di esprimersi e di rappresentare il mondo degli artisti “strambi”, fuori dal comune, capaci di presentarsi ad una manifestazione importante come la Mostra del Cinema di Venezia in calzoncini e bermuda (il caro e compianto Heath Ledger ne era un esempio classico, che rivedremo per l’ultima volta nel The Imaginarium of Doctor Parnassus di Terry Gilliam).
Non è un sogno, non è una finzione tramite lo schermo patinato, perché per qualche giorno si è protagonisti dell’impossibile, del “desiderato” e un po’ ci fa piacere essere dall’altra parte del confine, attaccati ad una transenna ad acclamare i nostri eroi in passerella.
Come il mio primo Festival del Cinema di Roma, nella quale una Nicole Kidman angelica, fasciata nel suo stretto vestito rosa, firmava con un pennarello blu (più uno scarabocchio che altro) dei foglietti presi a casaccio, muovendosi ad un palmo dal mio naso o un inaspettato Bruno Vespa, che aveva decisamente sbagliato entrata, scavalcando le transenne dell’Auditorium Parco della Musica.
Quasi come essere nel pieno di uno spettacolo circense, ricolmo di folli giocolieri che ti confondono più le idee che altro, ubriacandoti di surrealismo.
E sarebbero ancora tanti i nomi da sottolineare all’attenzione: Cate Blanchett, Geoffrey Rush, Sean Penn, Martin Scorsese, Cronenberg e molti altri, che hanno fatto della Capitale la momentanea Los Angeles italiana.
Ma se da un lato ci sono i Festival che ci fanno compagnia con i protagonisti e i loro film più acclamati dell’anno, dagli Academy Awards, al Festival di Cannes fino a quello di Berlino, dall’altro le istituzioni capitoline continuano a donarci eventi all’insegna dell’arte.
Abbiamo le spettacolari mostre al Palazzo delle Esposizioni, che ci ripropongono spezzoni di film preziosi con oggetti di scena, fotografie e appunti, legati a registi, periodi particolari, tematiche che hanno fatto la loro storia, come quella dell’universo orrorifico degli ultimi mesi, per farci scoprire come era iniziato tutto, dai primi passi.
Ci teniamo strette le nostre anteprime cinematografiche, all’esterno dei cinema più impensabili, (ricordiamoci l’ultima Sette Anime con Will Smith) i set a Cinecittà degli ultimi film più attesi dall’estero e non solo (il musicale Nine di Rob Marshall) e i tanti incontri per la visione dei cortometraggi più impensabili.
Non per ultima la Casa del Cinema a Villa Borghese, che ospita mostre e incontri con le grandi figure del “dietro le quinte”, come il direttore della fotografia Giuseppe Rotunno che tenne, non molto tempo fa, una conferenza proprio per degli studenti dell’Università La Sapienza, raccontando scenari e accadimenti della Commedia all’Italiana.
Se solo ci si fermasse per un attimo e si respirasse a pieno il profumo delle opportunità che ci dona questa città, riusciremmo a renderci conto che il tesoro è nascosto proprio dietro le nostre spalle, così vicino da poterlo toccare con le nostre stesse mani e, perché no, magari farlo totalmente di nostra proprietà.
Consiglio della settimana… per chi ama le corpose voci originali degli ultimi film in uscita ed è pronto a sfidare le peripezie dei sottotitoli, il Cinema Metropolitan, in via del Corso che si affaccia all’inizio di Piazza del Popolo proprio a Roma, dona sempre la possibilità di visionare le pellicola in lingua originale, mettendo da parte il doppiaggio Italiano. Una bella occasione per assorbire a pieno lo spirito delle interpretazioni dei nostri beniamini, in attesa delle tanto sospirate statuette dorate. Io questa settimana andrò a vedere Revolutionary Road, e voi?
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