Arte o cioccolata calda?
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]
In questa vacanza di Natale confesso di non aver visitato mostre: ho preso una vacanza dall’arte. Ci credete? No? E avete ragione… quando si è art-aholic è difficile resistere.
Il periodo natalizio, però, non è molto adatto alle visite nelle piccole e medie gallerie che organizzano le mostre più “gustose” a novembre, periodo in cui non si è ancora troppo impegnati nel turbinio natalizio e si è ormai dimenticato il calore estivo.
Però a me e a voi, interessati a scovare l’arte e scoprirla nei posti insoliti, che sappiamo del mercato dell’arte, in crisi o forse no, e di tutto il suo sistema che è, a volte, troppo lontano e difficile da capire, piace apprezzare l’arte sempre e dovunque la incontriamo.
Così scoprire Tramonti e Dissolvenze in una “pausa caffè” dai marciapiedi che trasudavano gente e vetrine abbaglianti di consumismo mi ha rasserenato proprio come il tè rosso che ho gustato mentre ammiravo i colori sciolti della collettiva che è stata ospitata per l’intero periodo natalizio all’Art Studio Café. Tramonti e Dissolvenze coniuga quadri ad olio e foto, le tecniche e le sensibilità dei 17 artisti sono diverse così come il loro approccio ai colori che si sciolgono e si confondono nella luce. È il chiarore e la mancanza di luminosità che ritroviamo in queste visioni.
Il tramonto è un fenomeno magico dove tutto si confonde ed è soggetto/oggetto facile da amare, perché quando gli opposti si confondono il contrasto si ammorbidisce e si ha come l’impressione che tutto si possa accordare. Ogni spazio acquista qualcosa di diverso, la luce scende e per un attimo tutto è come sospeso e fermo, mentre in realtà stiamo vivendo un vero cambiamento, ma quella luce poco chiara, poco nitida non serve per spiegare ma per incantare, ecco perché le foto di questa mostra hanno saputo rubare forse più dei quadri degli attimi che tutti noi sappiamo e possiamo amare tutti i giorni. Magari l’eclissi de Il primo istante di Giovanni Vuolo è un momento particolare nella coreografia celeste ma il Passaggio di Francesco Pizzo che descrive solo ombra e luce è un momento che potremmo imparare a vedere se imparassimo a fermarci e ad osservare.
Anche a queste piccolezze serve l’arte, che ci sa spiegare con immediatezza profondi risvolti filosofici così complessi da interpretare o sa arrivare prima dei sociologi e degli psicologi alla lettura dell’animo umano e, come in questo caso, ci fa fermare un attimo per illustrarci i nostri colori quotidiani, quelli che spesso non sappiamo più guardare.
Riuscirci poi in una pausa magari dal lavoro e dal tran tran di tutti i giorni è poi un merito di luoghi come Art Studio Café. Uno spazio che ha un approccio all’arte diversificato, la accoglie sulle sue pareti, dà modo di farla apprezzare nella convivialità e, impegnati ad apprezzare l’ultima mostra ospitata, si sente il calore del forno per la cottura della ceramica e il vociare dei bambini che impastano le mani nella malta cercando i tasselli per costruire un mosaico. Art Studio Café non è un caffè d’arte, non in senso canonico, non ci si incontra per apprezzare l’arte e discuterne, non solo, ha quel quid in più. Si impara a fare qualcosa che riguarda l’arte mentre la si ammira e ci si coccola magari con un dolce.
Trovare un posto unico che coniughi diverse possibilità legate all’arte ci aiuta molto, perché abbiamo troppa fretta e muoversi a Roma è un’impresa. Così se sarò colta dalla voglia di impiastricciarmi le mani e vedere sempre nuove esposizioni con il bordo della bocca sporco dalla cioccolata calda, magari aromatizzata con qualche spezia particolare e ricercata, tornerò in questo spazio polifunzionale.
Art Studio Café, via dei Gracchi 187 A. Aperto tutti i giorni ad ingresso libero. www.artstudiocafe.com
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