LA GOVERNANTE: L’INDIE ITALIANO PROFUMA DI ZAGARA
Questo progetto indipendente profuma di zagara e cinema d’essai. Confinano nelle nostre intimità con lo scetticismo degli amori fragili veicolati da un groove giocoso, come la propria terra. Sto parlando dei siciliani de La Governante, novità del tutto unica nel panorama indie italiano.
Si tratta di Salvatore Micalizio (voce e synth), Sergio Longo (batteria e beat), Daniele Ricca (chitarra e synth) e Maurizio Carrabino (basso e synth bass).
I ragazzi sono in tour con l’album d’esordio, La Nouvelle Stupèfiante, uscito il 9 Giugno 2015 per La Fabbrica Etichetta Indipendente. Ogni brano racconta stralci di vita bruciata da questa gioventù che incendia immagini e diapositive di storie generazionali e di autori italiani e francesi. La qualità più ammirevole della band è il trasudare miriadi di riferimenti pur mantenendo il proprio modo di fare musica, del tutto privo d’imitazioni. Per l’occasione ho intervistato Salvatore Micalizio, frontman de La Governante.
I.D.M. – Innanzitutto ben ritrovato Salvo, amico di giornate piene di adolescenza, fumo e parole dispersi per strada. Da sempre canti e so che anche gli altri partono da progetti musicali precedenti. Ma quand’è nata l’idea di un progetto più raffinato come La Governante?
S.M. – Dall’esigenza di cambiare, quindi di cercare di migliorarsi con una nuova maturità artistica e d’età. Per noi cercare di affinarci significava arrivare, appunto, a registrare un disco di “spessore”. Abbiamo impiegato tanto tempo per realizzare l’album e ora cerchiamo di raccogliere i frutti del nostro lavoro.
I.D.M. – Chi è La Governante? Come nasce l’idea di questo nome?
S.M. – Il nome è nato da un’esigenza. Noi siamo nati a fine 2012 e vivevamo il crack politico dello stato attuale, che ha portato diversi cambiamenti nella società italiana. Cercavamo dunque di dare uno stimolo al pubblico o, comunque, al mondo cui ci stavamo esponendo. Chiamandoci La Governante (non inteso come la “donna delle pulizie”!) esponiamo piuttosto un monito, per cercare di spingere le persone ad autogovernarsi. È più un impegno sociale da parte dell’ascoltatore. Governati da solo perché nessuno ti governa.
I.D.M. – E La Governante come si governa?
S.M. – Facendo musica. Cercando di liberarci e di essere padroni di noi stessi.
I.D.M. – Dai vostri clip e dalle vostre scelte stilistiche sono chiari i riferimenti al modo cinematografico. Ma che ruolo recita La Governante in questo film discografico nel quale, purtroppo, i “Colossal” schiacciano i film indipendenti? Qual è stata la vostra risposta a ciò?
S.M. – Sin dall’inizio abbiamo puntato più a un pubblico di nicchia che alla grande massa, anche se è il sogno di tutti arrivare a un punto di traguardo solido. Già dalla prima stesura dei brani abbiamo capito che c’era un feeling piuttosto indipendente; comunque ci interessa qualcosa che vada al di là della musica commerciale che, magari, si ascolta in molte stazioni radio o in televisione. È così che abbiamo cercato di entrare in questo mondo, rivolgendoci sia all’amatore che agli “addetti ai lavori”, ovvero chi ci lavora con la musica. Comunque penso che, almeno da questo punto di vista, siamo riusciti nel nostro obiettivo.
I.D.M. – La Nouvelle Vague è il polo attrattivo verso cui orbitano le vostre scelte stilistiche e il sordo romanticismo dei vostri testi. In che misura siete la nuova onda?
S.M. – Non ci sentiamo particolarmente affini alla Nouvelle Vague, almeno in qualità di La Governante: è stato, certo, un tema trattato in questo disco ma per i prossimi lavori abbiamo voglia di cambiare argomenti e, magari, ci sarà più impegno sociale che, a livello di testi, in questo disco non c’è stato. Certo, la Nouvelle Vague ha influenzato abbastanza la stesura: ci piace essere così citazionisti all’interno dei brani. Lo scambio ci interessa molto e tendiamo a inserire qualcosa che possa spingere chi ascolta a chiedersi chi sia, ad esempio, Anna Karina e andare a cercare per documentarsi. Il desiderio è che siano gli ascoltatori stessi ad appassionarsi. Probabilmente c’entra ancora una volta il nome La Governante, no? Cercare di governarsi piuttosto che essere governati.
I.D.M. – Quindi cercare di governarsi significa per voi ricercare una cultura propria, piuttosto che assorbire quella ufficiale, calata dall’alto?
S.M. – Esatto, è tutto uno stimolo per far passare un messaggio come “Apprezza di più un giro di basso piuttosto che la melodia complessivamente pop cui sei abituato!”. Il concept dell’artista riconoscibile a primo impatto per noi è importante ed è anche quello che cercheremo di fare, nelle più svariate e rinnovate forme, optando per qualcosa di differente rispetto alla struttura simile che hanno tutti i brani pop italiani. Parlo ovviamente di produzione, perché il discorso qualitativo è abbastanza differente se andiamo a guardare al pop estero, dove dietro c’è una produzione comunque avanzata.
I.D.M. – Le vostre melodie abbracciano moltissimi stili diversi. Ascoltandovi riesco a immaginare un Ian Curtis che ride con seduti accanto gli Air. Ma a chi v’ispirate particolarmente? E come spiegate la vostra catalogazione “new-post-qualcosa?”
S.M. – Le melodie sono abbastanza strane. Per lo meno volevamo fare qualcosa di più internazionale, a livello di sound. In quel periodo ascoltavamo molto shoegaze, dream pop ed eravamo entrati in fissa con i Beach House. Cercavamo di omaggiare tutti i gruppi che stavamo ascoltando. E le armonie sono uscite fuori così, un po’ pazze, per riuscire ad arrangiarle a grooves o giri di basso che si adatterebbero meglio a un testo anglosassone; ed è per questo che disporre al meglio i testi italiani è stato il lavoro più complesso, giacché se vuoi creare un testo sensato devi comunque tener conto della sua musicalità. In futuro cercheremo di cambiare e trovare una nostra strada. Fino ad ora, per noi è stato più un esperimento di miscele di sound ma vorremmo puntare a una direzione più definita di riconoscibilità. New-post-qualcosa è nato, appunto, per gioco, perchè la new wave si sentiva un po’ nei primi brani, il cui stile è più anni Ottanta. Il post punk invece è quello dell’andatura un po’ grezza dei brani, quindi post-qualcosa, qualcosa da definire.
I.D.M. – Finchè puoi tu balla, il vostro primo video clip, è stato realizzato con un Iphone, l’apoteosi dell’autoproduzione. Anche in Cartoline (dai tuoi viaggi) è palese una realizzazione pienamente autonoma. Insomma, aderite in tutto per tutto alle direttive dei registi della Nuvelle Vague, ormai necessarie in un mondo artistico in cui crowdfounding e autofinanziamento sono necessari! Invece noto un cambiamento di stile dal terzo singolo pubblicato, una nuova cura dell’immagine.
S.M. – E’ vero. L’artista canadese Alexandra Levasseur ha realizzato la nostra copertina. L’opera si chiama Labyrinth 2 e ci siamo conosciuti tramite social network. C’è stato subito uno scambio di likes e si è creato un bel feeling: mi piaceva molto l’idea di una donna sdoppiata, come in alcuni suoi soggetti. Dopo qualche mese lei ha iniziato a fare esposizioni a Barcellona e a Madrid ed è stato allora che ho chiesto ai ragazzi di poter pensare a lei per l’aspetto visivo dell’album. Sono stati subito entusiasti! Pensavamo tutti che fosse perfetta come copertina del disco, e quindi è nata una collaborazione da cui è scaturito pure il video per Bianconi Chansonnier. Lo volevamo minimalista e un po’ naïve. Questo perché volevamo fare una sorta di omaggio a Bianconi, purchè fosse fatto in forma molto tenue e scherzosa, come siamo noi. Per lo stesso motivo nel brano si cita Fellini all’inizio del brano; insomma, il tributo è ad ampio raggio ma mantenendo la nostra leggerezza. Inserire spezzoni di film all’interno dei brani è stata una cosa molto avvincente per noi. C’è un altro brano contenente una frase del film Amici miei in cui “la governante” è chiamata più e più volte: questo mi è sempre piaciuto, poiché sono cresciuto anche stimolato dai Verdena che, soprattutto nei primi dischi, erano soliti inserire voci modulate e registrazioni.
I.D.M. – Parliamo della Nouvelle Stupéfiante, il vostro debut album uscito nel 2015 con La Fabbrica. Quale parte essenziale di voi ci avete cucito assieme?
S.M. – Sicuramente scorci di vita vissuta, parti di eventi che ci sono accaduti e anche suggestioni. Più che altro è stata una scelta importante quella della linea che ha preso il disco, quindi i tipi di riverberi usati e cuciti assieme, l’impronta che gli abbiamo dato. Ovviamente, essendo la produzione stata fatta da noi, essa ancora è acerba, ma siamo molto soddisfatti di quello che abbiamo fatto insieme. Speriamo di avere una produzione più grossa alle spalle nei prossimi lavori, un tutor che ci permetta di rendere al massimo.
I.D.M. – Parlaci un po’ del percorso che avete svolto con La Fabbrica Etichetta Indipendente di Bologna. Come è partito tutto e quali le cose che avete imparato da questa esperienza?
S.M. – Sicuramente tutto è nato dopo aver registrato un Ep a Palermo con la 800A Records di Fabio Rizzo, abbiamo mandato il demo a tutte le etichette che ritenevamo affini al nostro sound e abbiamo avuto un po’ di risposte ma abbiamo pensato di collaborare con La Fabbrica perché ci è sembrata col cuore grande, infatti è nato immediatamente un rapporto di amicizia, oltre che professionale. Abbiamo, dunque, fatto la nostra gavetta fin quando hanno deciso di farci entrare. Ci trattano benissimo e stiamo molto bene, siamo un po’ una grande famiglia, assieme a tutti gli altri artisti. Poi da quando è entrato Giorgio Ciccarelli degli Afterhours nella stessa etichetta gli abbiamo aperto un concerto a Milano, all’Ohibò, ed è stato fighissimo. Abbiamo suonato anche con Alberto Bianco un cantautore torinese, a Bologna. Insomma, La Fabbrica ci sta dando una mano grandissima e ora abbiamo finalmente un tour. Dall’esperienza con loro abbiamo appreso che bisogna essere professionali. Quindi essere inquadrati e seri, perché se prendi un impegno lo devi rispettare e se prendi delle decisioni le devi portare avanti. È proprio questo che ti fa crescere artisticamente, oltre che in modo professionale.
I.D.M. – Ricordo ancora uno dei vostri primissimi concerti, anni fa in un pub in riva al mare e con pochi amici. Come vi sentite ora che avete suonato a Le Mura a Roma? E cosa vi aspettate entrando in uno dei principali riferimenti per l’Indie Italiano?
S.M. – Siamo contenti perché non avevamo mai suonato a Roma. Siamo felici di aver suonato davanti ai romani e ci auguriamo di aver lasciato un po’ il segno, orgogliosi di essere passati da questo posto.
I.D.M. – Quali sono i progetti futuri de La Governante?
S.M. – Certamente rientrare in studio in primavera per lavorare ai nuovi brani e per fare un altro tour d’estate. Per ora siamo impegnati con lo Stupéfian Tour Duemilasedici, tutto italiano, le cui info trovate sui social.
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