RETROSPETTIVE – La breve storia della Sarah Records
Etica e passione: queste le parole chiave di quella che potremmo definire la più indie delle etichette indipendenti di tutti i tempi.
La Sarah Records nasce nel 1987 e sarà destinata a chiudere i battenti dopo soli otto anni, il 28 Agosto del 1995. Fondata da Clare Wadd e Matt Haynes, entrambi appena ventenni ma con alle spalle già una lunga esperienza come scrittori di fanzines, la label vide i propri natali nella città di Bristol.
E’ questo un elemento fondamentale della politica della Sarah, i cui fondatori miravano a sottolineare come per creare un’etichetta di successo non fosse indispensabile spostarsi nella capitale del business musicale britannico, ovvero la vicina Londra. Il legame con la città del sud-ovest britannico sarebbe stato così forte da determinare l’artwork: ogni 7” sarebbe stato infatti contraddistinto da una foto della città britannica stampata sul disco, mentre le compilation avrebbero preso il nome di luoghi situati a Bristol o nelle immediate vicinanze. L’intera produzione della Sarah Records è stata infatti interpretata dagli stessi giovani ideatori come una sorta di lettera d’amore mandata dall’etichetta stessa alla propria città di origine.
CLICCA PER VEDERE LE COPERTINE PIU’ CELEBRI |
{gallery}StonerWich-maggio2015:400:400:1:2{/gallery} |
Wadd e Hayne iniziarono la loro avventura producendo singoli e compilation di band che amavano, come i Field Mice e gli Heavenly, destinate a diventare successivamente delle vere e proprie “pietre miliari” dell’indie-pop. L’etichetta, che rappresenta tuttora un vero e proprio “manifesto” del genere e la fonte ispiratrice per antonomasia di band e labels che avrebbero successivamente segnato la storia del genere, viene subito concepita da entrambi i fondatori come inesorabilmente legata a una politica, una cultura e un’etica di base che ne avrebbero determinato ogni singola scelta, fondate su due princìpi facilmente riconoscibili: socialismo e femminismo.
La colonna portante su cui si sarebbe retta l’intera produzione della Sarah Records era innanzitutto l’idea di matrice punk secondo la quale la musica dovesse essere fatta da e per gli stessi destinatari, indipendentemente dalle regole dettate dai princìpi del business propri delle major. La stessa Clare a tal proposito ha dichiarato nel corso di un’intervista di non aver mai pensato che ci fosse un legame fra la qualità di un brano e il suo successo commerciale. Con la tradizione punk si manifestava invece una chiara cesura a livello sonoro che si concretizzava nelle scelte stilistiche più propriamente “femminili”, nell’ “arrotondarsi” del suono e delle strutture delle canzoni, nell’intimismo delle melodie e delle liriche, nell’assenza di sonorità graffianti più prettamente maschili, nel prevalere di atmosfere ingenue e trasognate. Tali scelte sarebbero sfociate ben presto in critiche al vetriolo da parte di critici ed ascoltatori che avrebbero etichettato le band del genere come “girly” e “twee”. E in questo contesto la Sarah prendeva posizione non solo con le proprie scelte coraggiose compiute in ambito estetico, ma soprattutto sposando al contempo l’etica della produzione in vinile.
In un’epoca in cui il cd prendeva prepotentemente il sopravvento a scapito del vinile, in cui le major iniziavano a sfornare band spacciate e vendute come indie appiattendo la stessa cultura indipendente a mero “genere” anziché ideologia, in un periodo storico segnato dalle politiche repressive e conservatrici del governo Thatcher, proprio in quell’epoca, in un sobborgo di Bristol, Hayne e Wadd andavano concependo il sogno di un mondo diverso, di un’etica diversa. Il sogno che avrebbe preso forma nella Sarah Records.
Appena conseguito il traguardo di un centinaio di singoli, affiancati da alcuni mini album e poco meno di una decina di compilation, il 28 Agosto 1995 Wadd e Haynes pubblicano su NME e Melody Maker una sorta di “manifesto” di appena mezza pagina intitolato “A day for destroying things” volto ad annunciare la pubblicazione di There and back again (Sarah 100), un booklet che ripercorre la storia della label con annesso un cd con le tracce che meglio la rappresentano, e la contestuale e definitiva fine dell’avventura della Sarah Records, specificando che non ci sarebbero mai state ulteriori pubblicazioni.
A distanza di vent’ anni la memoria della Sarah è ben viva fra i cultori di generi come shoegaze, dream-pop e più in generale fra gli amanti dell’indie-pop, del lo-fi e da coloro che hanno sposato l’etica del “Do It Yourself”, tanto da far assurgere la label alla posizione di vero e proprio “culto” e da portare alla recente produzione del documentario “My secret world: the story of Sarah Records” che esplora la storia e l’etica della label attraverso interviste ai fondatori e alle band.
Di seguito una selezione di alcuni degli album più significativi pubblicati dalla Sarah Records:
The Field Mice – Emma’s House (7”)
Gentle Despite – Torment To Me (7″)
The Field Mice – Snowball (10”)
Another Sunny Day – London Weekend (12”)
Another Sunny Day – You Should All Be Murdered (7”)
Secret Shine – Untouched (12”)
Heavenly – Le Jardin deHeavenly (12”)
The Wake – Crush The Flowers (7”)
The Sea Urchins – Pristine Christine (7”)
Brighter – Laurel (10”)
The Orchids – I’ve Got A Habit (7”)
The Golden Dawn – George Hamilton’s Dead (7”)
St Christopher – You Deserve More Than a Maybe (7”)
Blueboy – Clearer (7”)
East River Pipe – Helmet On (7”)
A DAY FOR DESTROYING THINGS …
… because when you were nineteen
didn’t YOU ever want to create something beautiful and pure
just so that one day you could set it on fire
and then watch the city light up as it burned?
Didn’t you want to do that every day of your life?
Nothing should be forever.
Bands should do one single and then split-up,
fanzines finish after one flawless issue,
lovers leave in the rain at 5am and never be seen again –
Habit and fear of change are the worst reasons for ever doing ANYTHING.
Stopping a record-label after 100 perfect releases
is the most gorgeous pop art-statement ever
and says more about pop-music than any two-part digipak
limited-edition coloured-vinyl 7″
grimly authentic lo-fi ten-track EP
(or any other marketing gimmick)
ever will.
Sarah Records is owned by no-one but us,
so it’s OURS to create and destroy how we want
and we don’t do encores.
We want to burn in bright colours and go pop,
to be giddy, impulsive and silly,
to kiss people in new places –
EXQUISITELY
– and dare to tear things apart.
The first act of revolution is destruction
and the first thing to destroy is THE PAST.
scary
like falling in love
it reminds us we’re alive.