Uri Cane Trio: let’s swing!
ROMA – Roma, giovedì 31 gennaio, un giovedì freddo e umido. La sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica accoglie tra le poltrone non troppi, ma sicuramente buoni intenditori di musica jazz.
L’ospite della serata arriva dall’America, da Filadelfia, ma è un ospite abbastanza conosciuto in Italia per le sue rivisitazioni di musica classica in chiave jazzistica, per le sue collaborazioni con il trombettista Paolo Fresu, per essere stato il direttore artistico di alcuni Festival jazz italiani e naturalmente per essere il pianista di riferimento del gruppo del trombettista Dave Douglas. Sto parlando di Uri Caine: pianista e compositore di spicco nella scena jazzistica americana. Caine è tornato in Italia con il suo trio per presentare la sua ultima fatica discografica, Siren, che vede la partecipazione di John Hebert al basso e Ben Perowsky alla batteria.
Il trio con il suo perfetto interplay presenta i brani del cd con una perfetta sintonia: “Siren”, “Smelly”, “Crossbow” alcuni dei pezzi presentati. Tutti brani melodici e swingati che non riescono a farti star fermo sulla sedia, nonostante la stanchezza della giornata. Nel pianismo di Uri Caine c’è molto, moltissimo virtuosismo, ma mai fine a se stesso. Una tecnica invidiabile e una certa volontà di sperimentazione compongono il quadro. Il concerto si snoda tra certi ritmi funky, certi pezzi metricamente labirintici, che fanno di lui un artista poliedrico, musicale e innovativo.
I suoi compagni di avventura non sono da meno. Perowsky è geniale nell’uso delle spazzole, crea tessuti ritmici raffinati, i suoi soli non sono mai ridondanti e invadenti e il contrabbassista lo accompagna sempre nella creazione ritmica. Il pubblico, come dice il detto, poco ma buono, ha apprezzato il concerto tanto da richiamare i musicisti per ben due volte sul palco per due bis.
In tutto questo mi sento di dover spendere parte dell’articolo ad elogiare le scelte della programmazione dell’Auditorium. Quando nella Capitale si parla di qualità e arte, intesa come musica, danza, teatro, cinema e arte visiva, si parla di questo magnifico gioiellino architettonico ultimato dall’architetto Renzo Piano nel 2002. Da quella data, questo contenitore di arte ed eventi, è diventato il punto di riferimento della cultura romana in particolare, nazionale, internazionale e intercontinentale in generale. E’ un tempio per gli amanti della musica jazz, in novembre con il Roma Jazz Festival e con il Festival Luglio Suona Bene, in febbraio diventa il luogo sacro dei danzatori, con il Festival di Danza Contemporanea Equilibrio, in ottobre diventa il fulcro cinematografico con il Festival del Cinema di Roma, ma durante tutto il resto dell’anno continua a proporre grandi eventi e importanti appuntamenti per i fruitori d’arte. Da tenere sempre sotto controllo la programmazione delle sue bellissime sale, perché il livello è sempre altissimo, le sfide che propone vanno incoraggiate e sostenute. Grazie all’Auditorium si ha la possibilità di ascoltare, vedere, partecipare, di sentirsi più cittadini del mondo.
Valeria Loprieno
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