Sara Sanz: dall’innocenza alla crudeltà il passo è breve
In quel di Salerno è nato recentemente uno spazio poliforme creato da Elena Di Legge e Francesco Petrosino: la Galleria Studio21. Con l’attenzione rivolta a tutto ciò che si muove nella produzione delle espressioni più urbane e contemporanee, lo scorso 31 ottobre è stata inaugurata la collettiva Pupazzi Imbizzarriti che raccoglie i lavori di sette artisti, principalmente toys d’arte accompagnati da quadri dello stesso soggetto o affini.
Tra i magnifici sette un chiaro accento spagnolo ha attirato la nostra attenzione sull’unica artista non italiana: Sara Sanz Herguedas. Le abbiamo rivolto alcune domande per conoscere più a fondo lei e il suo lavoro e abbiamo scoperto un carattere ben determinato e tanta competenza. Ci racconta che è nata nel 1980 e vive e lavora a Valencia. È diplomata in Belle Arti all’Università di San Carlos e lavora come disegnatrice e illustratrice indipendente dal 2004.
“La formazione in Belle Arti mi ha avvicinata inizialmente al mondo dell’arte urbana, anche se poco a poco ho scoperto nuovi linguaggi lavorando sempre più nel campo dell’illustrazione e della scultura, dirigendo lo sguardo verso il mondo onirico e irreale alla ricerca della commistione tra innocenza e inquietudine“.
La tua arte si definisce all’interno del contesto noto col nome di Pop surrealism. Sei d’accordo con questa etichetta oppure no?
Sì, assolutamente. Mi trovo molto a mio agio in questa definizione ed è proprio a questo movimento che si rivolgono le mie inquietudini e i miei riferimenti artistici.
Quali sono le tue influenze in generale e tra gli artisti più importanti di questa corrente, o quelli che per te rappresentano un modello anche se meno noti?
I miei riferimenti sono tanti, amo innumerevoli artisti, ma per dirne qualcuno che mi viene subito in mente potrei dire che mi ispirano moltissimo Mark Ryden, Nicoletta Ceccoli (i sui quadri sono incredibili), Tara Mcpherson e Takashi Murakami (di loro mi colpiscono le sculture, sono splendide) e inoltre… Ana Bagayan , Ray Caesar, Alex Gross, Miss Van.
Come sei approdata al genere di opere artistiche che realizzi adesso? Hai percorso anche altre strade?
Come ho detto prima, ho iniziato con opere assolutamente in linea con la street art, con linee molto marcate, colori forti e una pittura gestuale. Dal 2006 ho iniziato a conoscere gli illustratori americani dello stile lowbrow [usato spesso come sinonimo di Pop surrealism, è un movimento artistico nato alla fine degli anni Settanta nell’area di Los Angeles negli ambienti che ruotano attorno alle riviste di fumetti underground, alla musica punk e ad altre sottoculture californiane, n.d.a.] in primo luogo, e a partire da quel momento ho iniziato a rendermi conto davvero che la forma del mio stile plastico è molto più in linea con quella del Pop surrealism.
In questi giorni le tue opere sono esposte alla galleria Studio 21 di Salerno. Come stanno le tue sculture-bambole lì? Cosa pensano delle loro amichette italiane?
Sono molto contenta dell’opportunità che mi hanno dato a Studio21 per esporre. Ho trovato fantastico poter mostrare le mie opere in Italia e, certamente, anche poterlo fare insieme ad artisti così interessanti che lavorano con il mio stesso stile. Guardo con interesse agli italiani, credo che il vostro paese si stia convertendo in un forte polo attrattivo del Pop Surrealism in Europa. Sono nate tante gallerie specializzate in questo genere, molte più che in Spagna, e trovo che sia fondamentale per far conoscere questo stile artistico. Inolte è importante che si mostri al pubblico che coesistono altri linguaggi accanto a quelli più tradizionali.
A questo punto allora mi piacerebbe sapere la tua opinione circa i tuoi “colleghi” di Pupazzi Imbizzarriti. Cosa pensi di questi giovani italiani? Hai trovato delle differenze tra il tuo genere in Italia e nel tuo paese?
Le mie compagne di mostra mi sembrano tutte stupende, mi piacciono molto le illustrazioni di Babefit e Cinzia Bardelli e i toy di Alessandra Fusi e Valentina Zummo sono adorabili! La verità è che non posso paragonarle ad artisti spagnoli che usano questo linguaggio, perché – come ti ho detto – in Spagna è uno stile che sta arrivando ancora molto timidamente. Dei pochi che lavorano e che sono conosciuti, Sergio Mora è uno dei miei favoriti. In Italia, per quanto ho potuto constatare, il movimento è arrivato con più forza che da noi e stanno nascendo artisti estremamente interessanti. Nicoletta Ceccoli è una delle mie preferite!
I tuoi lavori hanno caratteristiche che ricordano l’infanzia, le favole, e sembrano molto innocenti e tenere. Però allo stesso tempo esprimono un black humor e contengono elementi violenti , sangue o denti aguzzi ad esempio. Trovi corretta questa visione? Da dove arriva?
Certamente, gioco sempre con questa idea. Mi muovo su quella flebile linea tra innocenza e crudeltà, mi piace pensare che tutto ha questa doppia possibilità di lettura e punti di vista diversi. Ci saranno persone che vedranno nei miei lavori soltanto la dolcezza e l’innocenza, ma ce ne saranno altre che avvertiranno più cose, c’è una componente oscura e violenta in tutto ciò che realizzo. Ciò obbedisce alla visione che nella vita non tutto è davvero così carino come appare a prima vista. Amo il fatto che si possano raccontare cose che non sono molto amabili con humor e delicatezza.
Quasi tutti i tuoi personaggi sono per un verso esseri umani e, per un altro, animali. Prendi ispirazione dalla natura? Come nasce queta visione della tua realtà artistica?
Vero, nella maggiorparte dei casi si tratta di ibridi di animali e persone. Mi piace tornare ad unire le persone con la natura, credo che sia importante non dimenticare che siamo parte di essa, anche se ci sentiamo sempre più distanti… non possiamo svincolarci dal nostro passato animale senza perdere umanità.
Nel tuo blog ho visto che realizzi pupazzi anche con ago e filo – il tuo gelato mi è davvero piaciuto – e che sai maneggiare diverse tecniche: quale preferisci?
Grazie mille! Ho iniziato lavorando con ago e filo perché era ciò che avevo più a portata di mano; potevo usare molti tessuti, perché mia madre in casa ha sempre cucito e aveva insegnato anche a me fin da piccola. Successivamente disegnai, collaborando con un amico, il mio primo modello rigido in 3d, che poi abbiamo realizzato in laboratorio e tutt’ora continuo a lavorare su questo modello, rendendolo unico in forme ogni volta diverse. MI piace realizzare pupazzi in entrambi i modi, però probabilmente ora trovo maggiori possibilità nelle sculture in resina.
Torniamo alla tuo rapporto con l’Italia: Pupazzi Imbizzarriti è la tua prima esperienza qui? Come ti sei messa in contatto con Studio 21?
Sì, è la mia prima esperienza in Italia. Rossana Calbi mi ha messo in contatto con Francesco ed Elena, i galleristi di Studio21 e mi hanno proposto di partecipare alla mostra. Devo ringraziarli per l’opportunità di esporre per la prima volta in Italia.
Visto che sei di Valencia, sono curiosa di sapere a che pun to è la vita artistica da quelle parti: ci sono opportunità? E nelle altre città spagnole?
La situazione è complicata, è un momento difficile per la chiusura di varie gallerie, un circuito artistico sempre più scarso e senza nuove proposte. Per ora non c’è nessuno spazio che accolga tra le proposte né Pop surrealism né Lowbrow. Anche nel resto delle città è così, anche se a Madrid e Barcellona si possono trovare alcune gallerie che espongono artisti come Rubenimichi e Sergio Mora.
Ultima domanda: cosa fai ora, stai preparandoti per altre esposizioni? Dove possiamo trovarti in futuro e dove vorresti arrivare?
Da un po’ di tempo sto cercando di lavorare con illustrazioni ad olio e sto sviluppando una nuova serie di sculture che hanno come tematica principale la natura. Proprio in questi giorni sto preparando nuove opere per la rassegna Art Madrid e una personale preso la galleria Set espai dárt.
La mia meta è poter arrivare ad esporre negli Stati Uniti e in Italia, che sono i paesi in cui c’è un interesse maggiore per il mio genere.
Rispetto a quest’ultima affermazione abbiamo pochi dubbi sulla riuscita di Sara, d’altronde costruire la sua realtà a partire dai sogni non è ciò che sta già facendo?
Francesca Paolini
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