Da Hollywood a Milano, passando per Broadway
MILANO- E venne il turno di Sister Act: è questo infatti il titolo sul quale il Teatro Nazionale di Milano punta quest’anno per bissare i successi “musicali” de La Bella e la Bestia e Mamma mia! Presentato a Broadway lo scorso 20 Aprile, il “musical divino” si è già guadagnato 5 nomination per i Tony Award, gli Oscar del Teatro.
A produrre questo luccicante spettacolo, tratto dall’omonimo film del 1992 con protagonista la vulcanica Whoopi Goldberg, è la Stage Entertainment che fin dal 1999, data della sua fondazione, si è posta un’ambiziosa missione: portare Broadway in Europa, traducendo una serie di musical di successo nelle varie lingue europee. Una missione che l’imprenditore olandese Joop Van den Ende è riuscito a portare a termine con la creazione della Stage Entertainment, fondata subito dopo aver venduto la Endemol, una delle più grandi società di produzione televisive al mondo. In realtà Van den Ende, con la fondazione della Stage, torna al suo primo amore, dato che aveva cominciato la sua carriera proprio in teatro, costruendo scenografie per i palcoscenici di Amsterdam. Anche questa sua nuova avventura imprenditoriale si rivelerà un successo: oggi, infatti, la Stage Entertainment è presente in 7 Paesi europei tra cui l’Italia, dove è sbarcata nel 2009. Qui, dopo aver scelto (e restaurato) come proprio palcoscenico lo storico Teatro Nazionale di Milano, ha debuttato portando in scena La Bella e la Bestia con la formula del long running show, che prevede che lo spettacolo resti in cartellone fino a quando ci sono spettatori. Formula adottata anche per i musical successivi: non a caso Sister Act, che ha debuttato il 27 ottobre, resterà in scena fino a fine maggio. Ma ad aumentare l’hype intorno a questo musical è stata anche la scelta furbetta di coinvolgere nella produzione la stessa Whoopi Goldberg, che è divenuta una vera e propria ambasciatrice dello spettacolo: non a caso era presente anche alla conferenza stampa di presentazione del musical a Milano.
Per quanto riguarda la trama è la stessa dell’omonimo film e vede come protagonista Deloris Van Cartier (Loretta Grace) una cantante di night club, che sogna di sfondare nel mondo della musica. Quando, suo malgrado, diventa la scomoda testimone di un omicidio commesso dal suo fidanzato-protettore Curtis (Felice Casciano) il suo amico poliziotto Eddie Southern (un simpatico Timothy Martin) decide di metterla sotto protezione nell’ultimo posto al mondo in cui chiunque penserebbe di cercarla: un convento. Qui, sotto le mentite spoglie di Suor Maria Claretta, Deloris faticherà non poco per adattarsi alle rigide regole di comportamento imposte dalla rigorosissima Madre Superiora (una bravissima Dora Romano), ma con il tempo finirà per conquistare tutti, trasformando uno stonato e triste coro di suore nel più straordinario fenomeno musicale della città, talmente straordinario da esser convocato per cantare in onore del Papa.
Dal punto di vista tecnico, la prima cosa che salta all’occhio, anzi all’orecchio è la colonna sonora, completamente diversa da quella del film e orientata verso la disco music degli anni ’70. La scelta però è stata obbligata, dato che la Touchstone non ha concesso i diritti sulle canzoni originali. Comunque poco male, dato che è stata l’occasione per rivedere all’opera il pluri-premiato Alan Menken, che ha confezionato una colonna sonora coinvolgente e perfettamente calzante alle divertenti vicende in scena. Infatti Sister Act più che un musical è una commedia musicale, che brilla, oltre che per certi costumi (curati da Lez Brotherston) e la fantastica scenografia (firmata da Klara Zieglerova), anche per le battute fulminanti che riuscirebbero a strappare un sorriso anche al più serio degli spettatori.
Convincente, nel complesso, anche la prova dal cast, emerso dopo una durissima selezione, durante la quale sono stati provinati, da una commissione internazionale composta anche da giurati provenienti dalla produzione di Broadway, oltre 2000 candidati. Andando nello specifico è da segnalare una certa, naturale differenza sul fronte della recitazione tra le due protagoniste principali: la giovane Loretta Grace e l’esperta Dora Romano; differenza dovuta anche al diverso background: principalmente musicale quello della prima, prevalentemente teatrale quello della seconda…e nelle parti recitate la differenza si nota eccome.
Altra pecca da segnalare è legata all’adattamento italiano a cura di Franco Travaglio che spesso si spinge troppo in là, introducendo in un contesto americano (le vicende sono ambientate nella San Francisco degli anni ’70, ndr), citazioni e modi di dire italiani che stonano non poco, limite che però riguarda notoriamente un po’ tutto il mondo dell’adattamento italiano, doppiaggio incluso.
Al netto di questo e di qualche inevitabile calo di pathos in uno spettacolo che dura più di due ore, Sister Act è sicuramente un musical che sa coinvolgere e divertire il pubblico, a tal punto da augurarsi che una chiesa e delle suore come quelle all’opera in scena possano incontrarsi alla prossima messa.
Christian Auricchio
Christian Auricchio, martelive, martemagazine, Milano, Report Live, Sister Act, Stage Entertainment, teatro, Teatro Nazionale