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Tetes de Bois: scapestrati in bicicletta

I Tetes De Bois a quasi un anno dalla pubblicazione del loro ultimo disco, Goodbike, dedicato alla bicicletta, e un tour che li ha portati in diverse città italiane, tornano su un palco molto particolare: l’energia elettrica necessaria allo spettacolo è fornita dal pubblico che pedala! Ce ne parla Andrea Satta prima del concerto di presentazione del Palco a Pedali che si è tenuto il 16 settembre a Roma.

Come nasce l’idea del palco a pedali?
Non si sa mai bene fino in fondo come nascono le idee, sono una fortuna! A volte ti vengono pedalando, a volte camminando, a volte svegliandoti di colpo, altre imbottigliato in mezzo al traffico sulla tangenziale. Pensare di pedalare e generare energia, vedere compiere questo sogno è veramente un colpo di fortuna! Adesso ci siamo, il Palco a Pedali è AndreaSatta300pronto, i ciclisti sono arrivati, la bicicletta è magica: ti consente di cambiare idea quando vuoi e la puoi lasciare dappertutto, si parcheggia bene, costa poco. La bicicletta racconta la storia dell’Italia, è stato uno strumento di narrazione per il cinema e per la canzone e poi in fondo riflette la storia dell’uomo perché la bicicletta ti lascia solo, ma ti trova il compagno che ti aiuta, la bicicletta è la solitudine, ma anche il viaggio di gruppo per cui tradurre tutto questo in un gesto collettivo che produce l’energia di un palco è bellissimo!

Anche il vostro ultimo disco, Goodbike, è dedicato alla bicicletta ed è pieno di figure storiche del ciclismo, come Casartelli, morto a soli 25 anni, e Alfonsina, prima donna a partecipare al Giro d’Italia: come sono stati scelti?
Il ciclismo, e la bicicletta ancora di più, è pieno di spunti da romanzo per cui la vita di Alfonsina è un romanzo, la vita di Casartelli è un romanzo tragico, come capita spesso però la bicicletta è anche legata alla parte più felice della  vita, ad esempio all’infanzia, all’amore; la bicicletta è la fuga verso il mare, la bicicletta è la vacanza! La bicicletta è quando un bambino toglie le rotelle, trova l’equilibrio e diventa grande, perché da quel momento lo puoi perdere dietro ai palazzi e ritrovarlo perché sa tornare a casa!

Quando si parla della bicicletta come mezzo di trasporto ecologico, spesso emergono anche alcune problematiche, come la scarsità di piste ciclabili: le città italiane sono a misura di bici?
Io credo che in Italia ci sia una volontà preordinata per rendere difficile l’uso della bicicletta. La bicicletta è più forte solo che poi la gente in bicicletta rischia di morirci. La ciclabile a me non piace, perché è un modo per confinarla fuori dagli spazi di libertà, però è anche un modo per salvare la pelle e per far crescere una passione popolare perché la bicicletta è passione popolare e deve restare tale. La bicicletta non può essere strumento degli illuminati ecologisti, di cui magari faccio parte anch’io, o di una borghesia dotta: la bicicletta deve rimanere il mezzo della gente semplice!

Nel corso di un’intervista a Romano Prodi hai raccontato che Alfredo Martini ti disse una volta che la bicicletta fa incontrare ingegneri e operai. E gli hai chiesto se è una visione romantica o la realtà. A tuo parere quale delle due?
Alfredo Martini
che è stato rivale di Coppi e Bartali, ct del ciclismo e che a novant’anni ha una lucidità che comprerei a satta2qualunque prezzo. Alfredo Martini è un poeta dei pedali. Io credo che quello che lui dice sia vero nonostante gli ingegneri e gli operai siano davvero tanto distanti, se per ingegneri intendiamo la classe dirigente perché invece conosco ingegneri che lavorano tantissimo, hanno una grande preparazione e guadagnano due soldi quindi non semplificherei.

Tetes De Bois è un modo per dire scapestrati in francese, ma rispetto agli esordi siete un po’ maturati?
Dai fatti di oggi direi di no! Siamo un po’ peggiorati (ride, N.d.R.)! Quindici anni fa non avrei mai avuto il coraggio di mettere in piedi una cosa del genere.

La musica francese vi ha molto influenzato, soprattutto Ferrè, chi sono i vostri punti di riferimento italiani?
No, abbiamo solo degli amori italiani non modelli, più di tutti De Andrè!

Nel 2007 siete saliti sul palco dell’Ariston con Paolo Rossi interpretando in “Italia si sta male”, una canzone scritta da Rino Gaetano. Vi riconoscete nello spirito del festival?
Certo che no! Intanto non mi piacciono le gare. Io credo che le gare tra artisti siano ridicole: come si fa a fare una gara tra artisti tutti diversi, con storie diverse, maceramenti interni diversi, sofferenze diverse? Trovo ridicola la gara! Si può dare un premio a un artista in base a una giuria che si riunisce per un lavoro, ma non perché in una sera in 4 minuti sei andato meglio o peggio di un altro, mi sembra assurdo!

Voi avete vinto più volte la Targa Tenco…
Sì, due volte come migliori interpreti (2002 e 2007, N.d.R.) e poi Goodbike è arrivato secondo come Miglior Disco ed è stata una grossa soddisfazione, perché essendo prodotto da una piccola casa editrice diciamo che è anche una prova di indipendenza dei giornalisti italiani perché in qualche modo hanno scelto senza che ci fossero convenienze particolari. A premiare i Tetes De Bois convenienze ce ne sono poche (ride, N.d.R.)!
Satta1

Nel maggio 2010 avete partecipato al MArteLive, come avete vissuto questa esperienza? Avete intenzione di tornare a trovarci?
Se ci chiamano torniamo volentieri! Il MArteLive è un’esperienza interessantissima, molto mode
rna,molto concreta, che risponde a un bisogno vero dei ragazzi, di incontrarsi, di esprimere, di tirar fuori quello che hanno. Poi a me piace molto l’idea di mischiare le arti, non trovare confini, steccati fra le espressioni. Ancora quando ci chiedono che musica fate trovo che gli steccati siano ancora vivi perché che ne so che musica fanno i Tetes De Bois? Uno ascolta e se vuole lo dice lui. Noi scriviamo la musica che ci viene! È un problema di scaffalatura, io i dischi li ho messi in ordine alfabetico quindi questo problema non ce l’ho!

I Tetes De Bois sono sicuramente un gruppo eclettico e impegnato, dove vi troveremo prossimamente?
Vediamo, se il concerto va bene stasera in un’altra piazza coi pedali, magari anche in giro per l’Europa a portare tutto Goodbikequesto ambaradan!

Avete avuto molto successo anche in Francia, c’è differenza tra il pubblico francese e quello italiano?
Lì abbiamo fatto parecchie cose. Diciamo che il pubblico italiano che conosciamo noi è un pubblico interstiziale, potremo dire che vive dimensioni da affioramento. Ci interessano le tangenziali, le periferie, gli scorci urbani, suburbani tutta una serie di percorsi a grappa, non nel senso dell’alcol, ma che agganciano. A noi piacciono gli spazi tra le strade, ciò che succede là in mezzo, sulla mappa c’è scritto che è finita, ma invece non è mai finita c’è sempre una strada bianca che continua e poi diventa asfaltata, questo divenire è il sale per scrivere. Il pubblico quando ama un artista si assomiglia: la differenza tra gli amori è impossibile da valutare!

Giuditta Danzi

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