Marv, l’Ultimo dei Pushkin, l’Uomo che (non) lottò con gli orsi
[L’ILLETTERATA]
Incredibile Mykle Hansen, scrittore e performer specializzato in narrativa surreale e satirica che porta alla ribalta italiana da Portland (Oregon) questo splendido romanzo politically uncorrect per i tipi di Meridiano Zero.
Ultima delle frontiere espressive più intransigenti che ci regalano da oltreoceano, la bizzarro fiction di Missione in Alaska, regala un’ambientazione tanto grottesca quanto assurdamente surrealistica e causticamente satirica.
Marv Pushkin, manager di successo della Wilson & Saunders, durante un viaggio- premio in Alaska con la sua Divisione Immagine, finisce per rimanere intrappolato sotto la sua adorata Range Rover nel tentativo di cambiare una ruota e di sfuggire ad un orso attratto dall’odore irresistibile dell’esca per orsi che Pushkin erroneamente si è versato addosso. Solo i piedi restano esposti alla natura feroce dell’Alaska, e l’orso affamato comincia a papparseli uno ad uno, mentre Marv sopravvive sotto il suo SUV grazie a dei micidiali cocktail di psicofarmaci, antidolorifici, birra, diet coke e salamini piccanti.
Il lungo monologo interiore, che è l’unica fonte della story, è assolutamente non convenzionale e ci dipinge a tinte forti, il tipo di Homo Sapiens che tutti vorremmo dare in pasto alle belve feroci: Marv Pushkin, pessimo e temibile dirigente, è un tipo pieno di sé, egoista, egocentrico, traditore, arrogante, assolutamente fuori controllo, e per giunta odia con tutto sé stesso la natura, convinto assertore di tutti quei benefici che derivano dal progresso, dallo sfruttamento delle risorse naturali e dalla plastificazione del mondo.
E sarà proprio la Natura, personificata nella fredda e desolata terra d’Alaska, ad insegnargli, a modo suo le buone maniere. La caccia all’orso che Marv intendeva sfruttare per sbarazzarsi della lagnosa e grassa moglie Edna, gli si ritorce contro. I suoi subordinati, compresa l’amante Marcia del Controllo Prodotti, lo lasciano macerare cinque giorni sotto il suo Range Rover, mentre il fetido Compare Orso gli sgranocchia beatamente le gambe. Ovviamente Marv non si perde d’animo: “io sono uno che vede sempre l’aspetto positivo delle cose, sono per il Pensiero Positivo, io. Un vincente!“, forse soprattutto grazie alle dosi massicce di anestetici e antidolorifici, aggiungiamo noi.
Pubblicato in America nel 2008 e spassosamente tradotto da Francesco Francis, Help! A Bear Is eating Me! (questo il titolo originale di Missione in Alaska) arriva in Italia solo in questo 2011 e prepotentemente si guadagna a pieno titolo la nomea di romanzo non convenzionale, adatto a tutti coloro che hanno ancora uno spiccato sense of black humour.
La satira che lo pervade dall’inizio alla fine si trasforma velocemente in uno sguardo feroce sul mondo contemporaneo, celata com’è nei monologhi interiori del protagonista, diventando così accusa diretta, che in qualche modo costringe il lettore a vedere bene da che parte pende l’ago della bilancia.
Il grottesco prende per i fondelli la realtà, e Hansen è scorretto quanto basta, cattivello anzicheno, ma nonostante tutto decisamente genialoide: sul finale, quel che resta di Pushkin è semplicemente un demente schizzato che vede orsi dappertutto, e la risata amara che ci lascia in bocca, l’unico antidoto valido al deteriorarsi della nostra società. Da leggere sicuramente, ma non sdraiati sulla pelle d’orso davanti al caminetto…
Mykle Hansen, Missione in Alaska, Meridiano Zero, pag. 156, € 13
Eva Kent (evakent.74@gmail.com)
Eva Kent, Illetterata, letteratura, martelive, martemagazine, Meridiano Zero, Missione in Alaska, Mykle Hansen