Aspettando Tara McPherson
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]
Vi è mai mancato un artista? Di certo vi sarà capitato di aprire la porta di casa e di voler vedere qualcosa di bello e non le solite tazze sporche della colazione. Spesso il quadro che vi si prospetta davanti non è dei più armoniosi e le bollette che si susseguono alle multe non pagate ricordano che, se non vogliamo ammirare l’ennesimo avviso della polizia municipale incorniciato dalle nostre lacrime, non ci resta che riuscire da casa, magari utilizzando i mezzi pubblici, e cercare arte in qualche galleria.
Solo che è un po’ di tempo che non trovo lei, la mia artista preferita: Tara McPherson. Sono trascorsi dei mesi dall’ultima volta che ho visto un suo minuscolo lavoro nel luogo dove per la prima volta mi trafisse il cuore. Credo che l’arte debba colpire, sconvolgere, appassionare come una passione estiva, e come un vero amore, deve rimanere fervente il desiderio di possesso. Così è stato da quando nel 2009, nella vecchia sede della Dorothy Circus Gallery, nel quartiere Pigneto di Roma, ho visto per la prima volta dal vivo i lavori di Tara McPherson. La tatuassima artista californiana faceva il tour europeo per presentare il catalogo Lost Constellations, e Alexandra Mazzanti, titolare della Dorothy Circus, aveva già coinvolto l’artista delle ragazze senza cuore nel 2008 in occasione della mostra Inside Nostalgia, in collaborazione con la Jonathan LeVine Gallery, spazio espositivo newyorkese e fino alla recente mostra Eau de parfum, conclusasi il 16 aprile scorso, la Mazzanti ha mantenuto un legame con la McPherson, di recente diventata anch’essa una gallerista.
Il 9 aprile di quest’anno è stato inaugurata la Cotton Candy Machine, una boutique dedicata all’arte, con gadgets e opere d’arte dei più importanti artisti della lowbrow art. La ‘Macchina dello zucchero filato’ diventa uno dei motivi da aggiungere alla lista dei perché la mia prossima meta sarà New York, e adesso so anche in quale zona soggiornare: Williamsburg, Brooklyn! Sarebbe stato perfetto andarci qualche giorno fa. Il 28 maggio scorso, Miss Van era ospite della Cotton Candy Machine. L’artista francese che vive a Barcellona ha presentato il catalogo Twinkles, edito dall’italianissima Drago arts & communication. L’arte si muove e l’Italia risponde a suo modo. Sia Miss Van che Tara McPherson erano state ‘catalogate’ dalla Drago in Pop Surrealism What a Wonderfool World, pubblicato in occasione dalla prima mostra italiana dedicata al pop surrealismo, ospite a Palazzo Collicola Arti visive di Spoleto (PG).
Illustratrice, pittrice, disegnatrice di toys, le sue illustrazioni sono diventate nel 2010 un cameo per la casa di moda PINKO (impossibile resistere alle mutandine di cachemire a vita bassa con la riproduzione di Isolated Metronomese) e adesso anche gallerista.
C’è chi si appassiona alla musica e compra la maglietta della band preferita e chi come me, invece, spasima di fronte Hey We All Die Sometimes. Forse perché le sue donne sono la metafora della sofferenza di un amore che ti strappa il cuore, fanciulle dalla carnagione bianchissima e le lacrime facili, forti della musica cattiva che ascoltano tutti i giorni e deboli di fronte a un lilium che diventa un pensiero o l’ennesimo amore non corrisposto.
Stuzzica l’dea del cercare consolazione nello zucchero filato rosa che la stessa Tara McPherson ha offerto ai suoi ospiti durante l’inaugurazione del suo spazio a Brooklyn, tutto sembrerebbe più facile o più semplicemente aspettare la prossima mostra della ragazza che toglie e trafigge i cuori che amano l’arte. Il prossimo appuntamento, dal 2 giugno al15 settembre, The Emergence of the Pop Imagist, presso la Scuola dei Mercanti a Venezia. Una sede rinascimentale accoglierà una collettiva con Gary Baseman, Esao Andrews, Ron English, Ray Caesar e tanti altri assieme alla “cara Tara”.
Magari la bolletta della luce può aspettare un po’, e si può pensare di organizzare un viaggio a Venezia, tanto che serve accendere la luce per vedere la parete bianca di casa?
Shiba
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