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CINEMA_ David Lynch in MArteCorto

The_Short_Films_of_David_Lynch_blog

The_Short_Films_of_David_Lynch_blogQuesto martedì abbiamo ben tre temi da dover affrontare: veniamo catapultati nel passato, in un Pier Paolo Pasolini ai tempi dei Ragazzi di Vita, ascoltiamo con interesse una leggenda particolare su un calabrone e ci ritroviamo di fronte ad una valigetta misteriosa ed ambigua, che chissà cosa mai conterrà al suo interno.

Semi finale per il MArteLive che giunge al suo penultimo martedì di festeggiamenti ed arte pura, questa volta con un altro evento speciale, interamente cinematografico.
The Short Films of David Lynch è un Dvd speciale che raccoglie i primi cortometraggi del famoso regista statunitense, creatore di eccezionali pellicole come The Elephant Man, Dune e Mullholland Drive, i cortometraggi, sei in tutto, partono dal 1966 ed escludono altre opere prime che sono state collocate in altre raccolte, come in The lime green set o nel Dvd della pellicola Inland Empire.
Organizzate in ordine cronologico, i cortometraggi vanno da Six Figures Getting Sick (Six Times) del 1966, The Alphabet del 1968, The Grandmother del 1970, The Amputee del 1974, The Cowboy and the Frenchman del 1988 realizzato per la televisione Francese come parte della serie The French as seen by…, fino al Premonitions Following an Evil Deed, del 1995 incluso nel film Lumière et compagnie in cui quaranta registi crearono dei cortometraggi attraverso l’originale cinématographe inventato dai Fratelli Lumiére, in occasione del centenario della nascita  della loro macchina da presa.
Lugubri ed inquietanti, tranne per The Cowboy and the Frenchman (prima effettiva commedia del regista), i cortometraggi di Lynch si alternano tra ovvie rimembranze d’infanzia ed un acceso legame con la pittura sperimentale. Ci sono immagini astratte di persone che si ammalano, incubi sull’alfabeto ripetuto all’infinito e nonne che crescono attraverso semi ben piantati: ci catapultiamo violentemente nell’immaginazione di un regista famoso per i suoi risvolti psicologici e surrealisti, che ci ha da sempre abituato a trame decisamente angosciose.
Le opere di Lynch, alcune molto brevi ed altre interminabili (The Grandmother dura all’incirca 34 minuti), conducono ad una esasperazione morale e allo stesso tempo ad una particolare riflessione, che ci distaccano abbondantemente dalla realtà circostante.
Eppure la storia di un regista così particolare nella sua essenza riemerge, sotto forma di lavori ancora acerbi e ben lontani dalla sua stessa grandezza finale: è bello poter dare un’occhiata indietro, no?

La leggenda del calabronela_leggenda_del_calabrone
Regia: Ermete Ricci
Si dice che il calabrone non potrebbe volare perchè la massa del suo corpo è superiore alla portata delle sue piccole ali, ma il calabrone questo non lo sa ed è per questo che continua a volare…”.
Commovente storia di un ragazzo di nome Andrea che, dopo un tragico incidente, si ritrova a dover rimanere su una sedia a rotelle per sempre.
Il corto di Ricci si basa sul legame tra Andrea e il fratello, nella leggenda del calabrone che fa da cornice finale ad una storia bella, incisiva e allo stesso tempo, contro ogni logica, leggera.
Perchè ci addentriamo con tanta angoscia, ma ne usciamo ancora più forti, liberi di poter volare soltanto desiderandolo, con la consapevolezza che la vita va avanti e basta solo voltare pagina, accettare, correre simbolicamente insieme a chi ci vuole veramente bene.

Pier_paoloPierpaolo…
Regia: Roberto Rocchetti
Curioso ed interessante documentario di Rocchetti, basato su un periodo di vita dello scrittore e poeta Pier Paolo Pasolini che, intorno agli anni ’50, andò ad abitare nel quartiere di Monteverde a Roma.
Fu lì che tra incontri  e “giocate di pallone”, iniziò a realizzare il libro “Ragazzi di vita” e proprio grazie all’opera di Rocchetti possiamo riscontrare luoghi e strade, dove Pasolini ambientò le vicende di un gruppo di ragazzi appartenenti al sottoproletariato romano.
Attraverso interviste ed immagini di quartieri, sprofondiamo così in un periodo storico molto lontano, tra stralci di ricordi e racconti a tratti vivaci, che ci incuriosiscono per tutta la visione, senza incappare in falle inutili e dispersive.

La ValigettaLa_valigetta
Regia: Sebastiano Melloni
Mio papà si chiama Filippo ed è più alto di me…”, il famosissimo tema sul proprio papà che tutti, chi più e chi meno, hanno dovuto scrivere da piccoli.
Il nostro protagonista di fatti, seduto sul solito banchetta di scuola, si arma di penna e comincia a scrivere tutto ciò che riguarda il proprio papà.
Di mezzo c’è anche la famosa valigetta, quella che incuriosisce sempre tanto ma che di regola dovrebbe conferire una certa importanza.
Il breve ma incisivo corto di Melloni, lega insieme ingenuità ed aspettative della vita, incentrato sull’articolo 4 della Costituzione Italiana, ovvero il diritto al lavoro.
In pochi istanti ci viene trasmessa la verità che ormai alberga in tutti noi, in una valigetta semplicemente vuota che, per ovvia fantasia, potrebbe contenere dentro tutto il mondo, ogni cosa che desideriamo.

Alessia Grasso

24 maggio, Alessia Grasso, cinema, David Lynch, Ermete Ricci, martelive 2011, martemagazine, Roberto Rocchetti, Sebastiano Melloni

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