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Forme di vita di nothombiana memoria

evakent
[L’ILLETTERATA]

evakentQuella mattina ricevetti una lettera diversa dal solito…”. Questo l’incipit del nuovo romanzo, Una forma di vita (per l’Italia tra le Edizioni Voland), di Amélie Nothomb, scrittrice belga, vissuta in Giappone al seguito di un padre diplomatico e naturalizzata francese.

Come una scatola a sorpresa anche questa volta la Nothomb gioca al rilancio e produce un’opera innovativa, provocatoria (come al suo solito) e assolutamente diversa dalle altre. In una mescolanza di elementi autobiografici e artifici letterari che arricchiscono il racconto, la trama si snoda nello sviluppo di un rapporto epistolare quantomai bislacco: un soldato di seconda classe dell’esercito americano comincia a raccontare alla Nothomb protagonista del racconto la sua vita di stanza a Baghdad durante la guerra di “liberazione” dell’Iraq dall’egemonia di Saddam Hussein. “All’inizio pensai ad uno scherzo. Ammesso che questo Melvin Mapple esistesse davvero, aveva forse il diritto di scrivermi, e cose del genere?”. Comincia così un dialogo a distanza sul rapporto con il cibo, ma anche sulla Amlie-Nothomb-Una-forma-di-vitasolitudine e l’assurdità della guerra.
A spasso nella vita della Nothomb ordinaria scopriamo la sua mania di scrivere a mano, senza usare le moderne tecnologie, e la ritroviamo alle prese, ogni mattina, con la posta dei suoi lettori, e con lo stravagante scambio epistolare con il soldato Mapple (taglia XXXXL) ed i suo commilitoni obesi.
La Nothomb, da sempre, risponde personalmente alle lettere dei suoi lettori e, per sua stessa ammissione, mantiene una corrispondenza con quasi 2.000 fan, ma cosa succederebbe se uno di questi attraversasse quel confine invisibile, non detto, inespresso, tra la realtà e la fantasia?
Da un articolo di giornale in cui si riferiva dell’aumento dei casi di obesità tra i soldati americani di stanza in Iraq, l’autrice si è immaginata una corrispondenza con uno di loro, dando vita al suo istinto di romanziera.

Dal nouveau al postmodernismo, l’arte entra a pieno titolo nella scrittura furastica e dissacrante dell’autrice belga ed il risultato è una passeggiata tra discorsi sociali e politici impegnati, raccontati però con maestria, eleganza e semplicità, nella loro scorrevolezza e difficoltà di comprensione. Ed è così che si mescolano discorsi sulla guerra e la sua inutilità, sull’incapacità umana di concepire la ricerca della libertà e della democrazia come pretesto valido per accettare la violenza, sulla psicologia e i suoi gap interrotti che generano reazioni incontrollabili ed impreviste. Il cibo e il dolore, la vita e la sua negazione, la solitudine e la ricerca dell’altro non come diverso da sé, ma come compagno di dialoghi animati da una penna sapiente.
Tutto si fonde nell’incontrollabile desiderio di scoprire cosa cela questa volta il finale, come sempre a sorpresa, dell’eclettica autrice che dal 1992 (anno di pubblicazione in Francia di Igiene dell’assassino) pubblica un libro all’anno, forse per scelta, di sicuro per necessità di comunicare il proprio inesauribile mondo interiore.
A spasso tra problemi comuni, che spaziano facilmente nei problemi di un’intera società alle prese con una modernità scomoda, complicata e difficile da gestire, la Nothomb ci mostra ancora una volta come, fare letteratura, non è questione per tutti. E nel frattempo sostiene che “i regali più belli sono fatti dalle parole”. Forse per questo la Nothomb personaggio cerca disperatamente Melvin Mapple, quando questi scompare nel nulla. E forse per questo la Nothomb scrittrice, ancora una volta ci lascia col fiato sospeso fino all’ultima parola, lasciandoci un finale degno di tal nome, che non dice niente eppure fa intuire tutto: “se scrivi ogni giorno della tua vita come un’indemoniata è perché hai bisogno di un’uscita d’emergenza. Essere uno scrittore per te significa cercare disperatamente la porta d’uscita”, una porta dalla quale il lettore ha un disperato bisogno di entrare…

Amélie Nothomb, Una forma di vita, Voland, pag. 116, € 14

Eva Kent

Amelie Nothomb, Eva Kent, letteratura, martelive, martemagazine, Rubrica L'illetterata, Una forma di vita, Voland

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