Non demolite la Disneyland dei graffiti!
NEW YORK- “Se ci demoliranno , sarà come se l’amministrazione di New York decidesse di chiudere il Moma, o un museo storico come quello del Guggenheim”. Sul sito web del gruppo di artisti 5 Pointz i commenti di solidarietà arrivano da tutto il mondo: la notizia che la “mecca dei graffiti” potrebbe lasciare il posto a una palazzina residenziale sta mettendo sul piede di guerra gli artisti delle bombolette della Grande Mela.
Con il proprietario dell’edificio è rottura totale. “Da settimane non abbiamo più contatti. Questa è l’America: tutti sono amanti dell’arte, ma alla fine quello che conta è il profitto”. Quando incontriamo Marie, una delle volontarie del gruppo, francese, ma a New York da numerosi anni, è un sabato mattina di inizio aprile. Alle 9 l’ex fabbrica del Queens, che dal 2001 viene chiamata con lo stesso nome dei fondatori, 5 Pointz, in onore dei cinque quartieri della città, è già popolata di writers che hanno avuto l’autorizzazione a lasciare la loro impronta in uno degli spazi dell’edificio. Non si arrendono. “Dipingere qui è come entrare nella storia. In queste pareti si sono espressi alcuni dei più grandi artisti”, mi spiega Michael, un giovane di 32 anni della Florida.
5 Pointz è come un’isola colorata al centro di un polo industriale nel cuore del Queens, a mezz’ora da Manhattan. Il quartiere si chiama Long Island City, i turisti che si vedono in giro sono lì solo per ammirare metri e metri di graffiti. “E’ un museo a cielo aperto, questa esperienza non puo’ finire”, ribadisce Jonathan Cohen, conociuto nell’ambiente come Meres, l’ideatore di questo laboratorio creativo.
Jerry Wolkoff, il proprietario del sito, non si fa più vivo da quelle parti, ma fa sapere di non voler abbandonare i ragazzi. “Quando mi proposero di rendere l’edificio il punto di ritrovo degli artisti diedi subito la mia benedizione. Credo che siano bravissimi. Il progetto– spiega- prevede la costruzione di palazzine residenziali, ma ci sarà spazio anche per laboratori artistici e i ragazzi potranno continuare a disegnare in alcune pareti pensate appositamente per loro”.
Ma ormai il momento idilliaco e di collaborazione tra Wolkoff e il gruppo è terminato. I volontari che da dieci anni lavorano a questa “impresa” hanno organizzato una petizione per sensibilizzare l’opinione pubblica, l’amministrazione comunale e chiedere l’aiuto dei cittadini. “5 Pointz è un luogo sicuro dove esprimere se stessi. Non rifiutiamo le richieste di nessuno. Qui disegnano legalmente i maghi della bomboletta e i ragazzini che non hanno esperienza”, racconta Marie, mentre organizza gli spazi e gli artisti e accoglie alcuni ragazzi arrivati da Chicago per girare un video musicale. “I giovani amano questo stile. Senza luoghi simili, ritorneranno nuovamente a fare i loro pezzi in giro per la città, rischiando ogni volta l’arresto”.
Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, non si è ancora espresso in merito. “La querelle quando si parla di graffiti è sempre la stessa: arte o vandalismo? Le istituzioni è difficile che ci diano una mano, nonostante crei tantissimo turismo e rappresenti un valore aggiunto per la città”, ci dice un altro volontario.
Ogni anno vengono prodotti più di mille “pezzi”. Gli artisti arrivano da tutto il mondo, ognuno può esprimersi liberamente. La qualità dei murales determina la sua durata. “Un dipinto può durare un giorno, un mese, due anni. Poi vengono sostituiti, ma tutti devono rispettare le opere precedenti e cercare di fare il loro meglio per onorare quello spazio”.
I ragazzi di 5Pointz sono sicuri di poter vincere la loro battaglia contro la logica del profitto. L’obiettivo è quello di creare un movimento e costringere il signor Wolkoff a non demolire la “disneyland degli amanti dei graffiti”.
Donatella Mulvoni
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