Il discorso del Re, regia di T. Hooper
CINEMA- Siamo nella Londra degli anni 30, a ridosso del secondo conflitto mondiale. Venuto a mancare Re Giorgio V (Michael Gambon), la nazione si trova in una fase di stallo e lo spettro della Germania nazista alle calcagne. In questo quadro la radio gioca un ruolo fondamentale.
La monarchia britannica, da sempre volutamente distinta e appartata nel palazzo, entra adesso nelle case dei sudditi attraverso la voce del monarca, ed è qui che la figura di Bertie, allora Duca di York (Colin Firth) irrompe sulla scena, ma deve prima risolvere il suo più grande problema: la balbuzie.
Con i suoi fantasmi interiori, rappresentati dall’ingombrante figura paterna, il complesso d’inferiorità nei confronti del fratello Re Eduardo VIII (Guy Pearce), e soprattutto una scarsissima autostima, Bertie intraprende un cammino lungo e tortuoso per rimpossessarsi della sua voce. La moglie di Bertie, Elisabetta (Helena Bonham Carter), futura Regina Madre, segue la malattia del compagno da anni, e vista l’imminente necessità del marito di esporsi a discorsi in pubblico, si mette in prima linea alla ricerca di un dottore. Attraverso una pagina di annunci a buon mercato trova il logopedista australiano Lionel Logue (Geoffrey Rush), che con i suoi metodi poco ortodossi inizia a curare il futuro Re con delle sedute a dir poco strambe, sopratutto considerando l’epoca.
L’abdicazione al trono da parte di Re Eduardo VIII, a causa di un’infatuazione per l’affascinante, e divorziata, borghese statunitense Wally Simpson, porterà Bertie a prendere in mano le redini del Regno. Mentre tutti lo vedono come poco adatto a governare, ma solo per il suo carattere solitario e l’ormai decennale balbuzie, la moglie e il logopedista Lionel invece credono profondamente in lui e lo spronano a continuare in questa battaglia personale, standogli sempre a fianco, anche a costo di scontri verbali. Alla fine, come nella migliore delle fiabe, l’ormai Re Giorgio VI, riuscirà in un’eccellente discorso radiofonico, che porterà la nazione a credere e lottare unita nell’imminente guerra contro il nazismo.
L’eccellente pellicola di Tom Hooper ha vinto il premio del pubblico al Toronto International Film Festival, 5 British Independent Film Awards 2010, 7 nominations ai Golden Globe 2011 (di cui solo una vinta, quella a Colin Firth) è ora in lizza agli Oscar con ben 12 candidature: miglior film, miglio regia, miglior attore, miglior attore non protagonista, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior fotografia, miglior montaggio, migliori scenografie, migliori costumi, miglior colonna sonora originale, migliori effetti sonori.
Raffinato ed elegante, Il Discorso del Re è un film storico che, una volta tanto, invece di acclamare una figura invincibile, un mito, rievoca un personaggio rimasto nell’ombra, pieno di insicurezze, una persona “normale” che riesce alla fine a governare, a dispetto di chi non lo credeva possibile, oltre ad una delle più grandi potenze mondiali, anche se stesso e le sue paure.
Laura Fioravanti
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