Si ri-comincia da Nobraino e Nouvelle Vague
C’erano una volta i Nobraino. Un bel giorno, era il lontano 2008, si esibirono al MArteLive e ne uscirono come rivelazione dell’anno. Due anni dopo, nella prima delle tre serate della finalissima nazionale del decennale di MArteLive, i quattro fanciulli dall’alto del palco “big” decisero di fare il caos. Ma ad un certo punto arrivarono i Nouvelle Vague a riportare l’ordine…
Sarebbe più semplice e certamente più tranquillizzante parlare di quello che i Nobraino non hanno fatto. Certo, ci sarebbe un Alpheus anche troppo strabordante per testimoniare al globo le eclettiche prodezze di Kruger e compagni. Dunque lo faccio, però non comincerò da quando è sceso dal palco per andarsene a gironzolare tra sala e dietro le quinte – i maligni suppongono in cerca di birra – continuando tranquillamente a cantare, e nemmeno di quando ha preso un tavolo e se l’è trascinato da solo, in mezzo alla ressa, per andare in mezzo al pubblico ad importunare l’acrobata che volteggiava tra le due lenzuola attaccate al soffitto cantandole una seducente “Ballerina straordinaria” col fiato (quasi) sul collo… e gli occhi altrove.
No, non comincerò nemmeno dall’inizio, cioè da quando saliti sul palco Kruger, Bastox, Nestor, Vox e Barbatosta hanno cominciato da “Grand Hotel” per poi sventolarci tutto il loro repertorio, da “Giro del mondo senza di te”, “Partì per l’America”, passando per “Titti di più” a “In ogni caserma”. Comincio a raccontarvi di quando è cominciata la metamorfosi, di quando cioè Kruger ha infilato i guanti neri di pelle, in bilico tra un lord d’altri tempi e un killer pronto al delitto silenzioso. Nonostante propenda più per la seconda ipotesi, l’incertezza della pena non si nega a nessuno, e quindi da perfetto uomo d’elite si arma di elegante bastone per passeggiare tra i suoi pezzi, per accennare un mezzo swing e per darsi un tono in quelle posizioni che fanno impazzire i fotografi. Ora che il bastone assomigli ad un martello è un dettaglio, ma aveva il pregio di essere multifunzione: per scandire il tempo, da sbattere con violenza sul palco in un impeto di rock d’altri tempi, per simulare l’assassinio del trombettista, da far volare sulle teste del pubblico nelle prime file… Un palco-scenico, quello dei Nobraino, incontenibile. Pieno di scatole dai misteriosi contenuti, di ombrelloni che possono spuntare e infilarsi ovunque, di cappelli e occhiali stravaganti, di vestiti disparati, ma, come in fondo ci hanno abituati, e che rendono quasi normali note, rappresentazioni e testi.
Un palco che sta stretto a Kruger, che sparisce lasciando una bravissima ballerina a contorcersi su una sedia e ad incantare tutti, che ci canta un’“In Piena Gioventù” che ci arriva da chissà dove…
Tutti cantano, loro perseverano nella follia e tutti li assecondano, spesso a bocca aperta ma psicologicamente preparati. Un Cutugno che si è fatto un acido con Hendrix e imita Gaber incazzato: è “L’Italiano” dei Nobraino, sarcastica e cupa, una versione che calza alla perfezione il loro mood tipico. Rimane poco ancora, giusto il tempo di andare a pogare su “La ballata dell’amore cieco” di De Andrè e scatenare il delirio.
Un ottimo antipasto prima di assaporare i Nouvelle Vague, ospiti di respiro internazionale dell’edizione MArteLive 2010. Un’anestesia parziale della rabbia che 20 anni fa si rinchiudeva nei pezzi dei Sex Pistols, dei Buzzcocks o dei Clash e che in qualche modo riesce ad esprimere l’anima addormentata di oggi. Così la band Made in France ci rende irriconoscibili pezzi punk, rock e new wave. Ancora più emblematica è il duo di vocalist, che ci propongono per la serata Marc Collin e Olivier Libaux – i padri fondatori del gruppo – i due fantastici lati di una medaglia: da un lato la dolcezza disarmante e l’apparente, ingenua, ironia di Melanie Pain che stravolge il cuore dei punkettari, dall’altra una scatenatissima Nadeah che sul palco non riesce proprio a stare ferma e che irrompe tra le corde sottili di Melanie con l’energia che la caratterizza, arrivando addirittura ad una vorticosa e infiammata “Too drunk to Fuck” con annesso crowd surfing selvaggio. Il pubblico non si lascia scappare nemmeno una canzone, basta che le cantanti facciano un attimo di pausa per sentire tutto l’Alpheus che continua a cantare le canzoni, con la precisione svizzera dei loro album, e che il più delle volte sovrasta addirittura le voci.
La bossa nova dal tocco francese che terrà compagnia per più di un’ora e che modellerà con semplicità l’Alpheus a suo piacimento. Lo trasforma ora in una grande stanza dalle luci soffuse in cui ascoltare musica da camera, ora in un ombelico del mondo in cui mescolare tribale, sfumature del samba d’origine e liberi sfoghi. Si muove proponendoci tutti i pezzi più famosi da “Ever Fallen in Love” a “God Save the Queen”, “Heart of Glasses” e “Metal” con una simpatica robot dance di Nadeah. “Dancing with Myself”, “Just Can’t Get Enough”, solo per dirne alcuni. “Love Will Tear Us Apart” chiuderà ma, guardandoci intorno, ci resterà la sensazione di aver assistito ad uno spettacolo totale. In pieno stile MArteLive, direi…
Emiliana Pistillo
Emiliana Pistillo, martelive, martelive 2010, martemagazine, musica, nobraino, Nouvelle Vague, settembre 2010