Bud Spencer Blues Explosion: Normali Marziani
BSBE si formano a Roma nel gennaio 2007 con il nome Bud Spencer Blues Explosion e dopo due mesi esce il loro primo EP autoprodotto Happy. La gavetta inizia dai locali della Capitale e si espande subito al resto d’Italia grazie anche a un ottimo seguito sul web attraverso MySpace e YouTube. Finalisti all’Heineken Jammin’ Contest 2007, si esibiscono sul grande palco dell’Heineken Jammin’ Festival di Mestre, vincendo il primo premio come Miglior Band che prevede la partecipazione all’Open’er Festival in Polonia.
Il 2008 inizia con le registrazioni del primo disco prodotto dalla Yorpikus, Bud Spencer Blues Explosion prima distribuito on line e ora distribuito da Audioglobe. Rispetto a quella per il Web, questa versione dell’album contiene anche le due tracce live del Concerto del Primo Maggio.
L’attività live si fa sempre più intensa con un tour nell’inverno 2008 di oltre 40 date in tutta Italia fino ad arrivare al Primo Maggio 2009 che vede l’esibizione dei BSBE sul palco di piazza San Giovanni per lo storico “Concertone”, grazie al concorso Primo Maggio tutto l’anno, in occasione del quale si aggiudicano anche il premio S.I.A.E.
Insomma, vulcanici, sorprendenti, vivaci e coinvolgenti, ospiti di spicco della recente manifestazione Normali Marziani al Parco Schuster di Roma, li abbiamo incontrati e abbiamo scambiato due chiacchiere musicali con loro, sentiamo…
Attraverso quale percorso personale, professionale e artistico siete diventati i BSBE?
Fondamentalmente entrambi abbiamo avuto una crescita musicale culturalmente diversa, anche se con tanti punti in comune. BSBE è un progetto in continua evoluzione, da concerto a concerto scopriamo sempre più cose l’uno dell’altro, soprattutto durante i momenti di improvvisazione.
La scelta di fare “musica americana con testi in italiano” è coraggiosa. Quali sono le ragioni che vi hanno spinto versoquesta decisione?
Pier Paolo Capovilla ad esempio sostiene che in questo modo tutti possono capire i testi delle canzoni.
Capovilla ha perfettamente ragione, come al solito! Le nostre canzoni forse sono meno impegnate di quelle del Teatro, ma è comunque molto importante per noi cercare di comunicare con il pubblico a 360°. Poi ci sono altri due motivi: non conosciamo bene l’inglese e in italiano è più facile che la gente impari i testi, così da farci emozionare quando ce li cantano sotto il palco.Comunque non è una questione di coraggio. Quando decidi di fare musica tua sei consapevole di essere esposto tanto a lodi quanto a critiche. Non devi aver paura di niente e di nessuno, ma devi solo essere sicuro della tua arte.
Durante un vostro live uno degli aspetti che colpisce chi vi ascolta e vi osserva è la complicità che c’è tra voi. Basta un accenno per scatenare un delirio omogeneo di suoni. Quanto conta per voi questo tipo di rapporto e che importanza date all’improvvisazione?
So che può sembrare scontato, ma noi durante il live ci divertiamo davvero un sacco. Tante volte si dice “che bello sarebbe vedere un gruppo in sala mentre compone i suoi pezzi”. Questo è praticamente quello che facciamo sul palco da sempre. Quello che ci piace delle improvvisazioni è di lasciarci andare a seconda del tipo di pubblico che ci troviamo davanti… questo ha naturalmente i suoi rischi…
Com’è nata la collaborazione con Bertallot e Saturnino?
Alessio ha ricevuto il nostro disco dal nostro management l’estate scorsa, come tutte le radio d’Italia. Gli è piaciuto particolarmente e ci ha invitato per un live set a B-Side, la trasmissione che conduce su Radio Deejay. Tramite lui poi abbiamo conosciuto Saturnino, e con entrambi abbiamo condiviso lo scorso inverno il palco dell’Auditorium di Roma. Loro sono dei grandi artisti e delle bellissime persone, e sinceramente siamo davvero molto contenti di averli conosciuti.
Quali sono i vostri rapporti con gli altri artisti? Avete mai sfiorato la possibilità di collaborare con qualche importante musicista internazionale?
Per noi è molto importante collaborare, soprattutto con chi ha a che fare con generi lontani dal nostro. In questo modo è più facile imparare nuovi linguaggi e sperimentare incroci di sonorità.
Ci sono tantissimi artisti con cui ci piacerebbe collaborare, sia italiani che internazionali. Magari per il prossimo disco…
Nel 2008 un tour negli USA. Che riscontro avete avuto dall’esigente pubblico americano?
Il pubblico americano è esigente perchè è un grande conoscitore di musica. Lì sono in tanti ad andare a vedere i concerti, e nei locali è facilissimo vedere un punk accanto a un business man, magari ad un concerto…noise! Noi ci siamo trovati benissimo. Tornado alla domanda dei testi in italiano, lì per esempio se avessimo cantato in inglese avremmo fatto una figuraccia! Speriamo di riuscire a organizzare presto un altro po’ di date, questa volta magari nella west coast.
Qual è, secondo voi, il più interessante progetto italiano degli ultimi dieci anni?
Domandona! Bò… forse proprio il Teatro…
E tra gli emergenti?
Domandonissima! Ce ne sono così tanti di interessanti. E poi, ultimamente, riusciamo ad andare solo ai nostri concerti…
Salutiamo i BSBE, certi che il loro successo e la loro musica potranno accompagnarci verso nuovi lidi e sempre nuove trasformazioni, con la loro intensa attività live.
Paola D’Angelo
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