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ADDICT. & REWIND PUBBLICANO IL LORO PRIMO EP

“Wish I could call you mine”, è il primo EP che vede insieme i due produttori Addict. e Rewind per Stage One. Accompagnate dalla componente comune dell’ukulele, l’EP distribuito da Stage Zone e The Orchard “narra” dell’esperienza di un amore estivo mai scoccato.

Il 5 novembre è uscito sulle principali piattaforme streaming il vostro EP “Wish I
could call you mine”. Come nasce questo lavoro?

Il progetto è nato perché volevamo racchiudere in un unico EP alcune canzoni che sentivamo essere collegate, sia per quanto riguarda la produzione, sia per quanto riguarda i testi. L’EP presenta una componente che si ripete in tutte e quattro le tracce: l’ukulele. Lo stesso ha dato delle sfumature sognanti, estive e malinconiche al progetto, che “racconta” di un amore appunto estivo, mai scoccato, della sensazione di non essere abbastanza per qualcuno, della tristezza e la voglia di sfuggire ad essa andando via, lasciandosi tutto alle spalle come raccontiamo in “Tokyo”.

Addict. e Rewind: due producer che hanno deciso di lavorare insieme. Qual è stato
il processo creativo che vi ha portato a realizzare questo nuovo progetto?

Rewind: Per me far musica è sempre stato un modo per distinguermi: ad esempio, quando iniziai a suonare il pianoforte alle scuole medie, ero l’unico ragazzo; non so perché tutti pensassero fosse uno strumento da donne, ma non mi importava. Mi piacevano le vibes date dal suono, dai tasti, dalle corde. Mi divertiva suonarlo, come mi divertiva soprattutto essere diverso, il “ragazzo che suona il pianoforte”. In un paesino di poche persone al sud, purtroppo, i pregiudizi esistono ancora. Dopo qualche anno ho iniziato con l’approccio da autodidatta (lo sono ancora) con i vari programmini di produzione musicale, producendo per amici e colleghi come “Idem”, “La Zeta” ed altri rapper/artisti nella mia zona, ma dopo un po’ ho sentito il bisogno di non voler essere più “il produttore di..” ma una figura artistica a sé stante. Volevo essere il direttore artistico di me stesso, volevo poter far musica senza dovermi preoccupare di cosa stessi facendo. Così un anno fa ho intrapreso il progetto artistico “Rewind”.
Addict: Ho sempre amato la musica, fin da quando ero ragazzino, mi bastava mettere le cuffiette e il mondo si fermava. Mi sono avvicinato a questo mondo prima come dj, mi divertivo a mixare i brani che ascoltavo. Infatti ho passato tutto il liceo a suonare insieme a un mio amico in molti locali a Milano come i Magazzini Generali, l’Hollywood, il Limelight e a verie feste private. Nel frattempo ho sempre prodotto da autodidatta fino ad arrivare all’università, quando invece ho approfondito gli studi musicali e durante quel percorso, nel 2019, ho deciso di aprire il mio progetto artistico personale “Addict.” per dare un senso alle mie produzioni e iniziare a pubblicare canzoni per essere ascoltato da un pubblico.

Dopo l’enorme successo di produzioni lo-fi/pop, il vostro nuovo EP cambia
direzione verso un panorama pop delicato e raffinato. Cosa avete voluto mantenere
dello stile dei lavori precedenti e cosa avete deciso di voler cambiare?

La decisione è nata per una questione di profonda esigenza artistica. Noi, come persone e come artisti siamo molto diversi. Questo si riflette anche nelle nostre produzioni, nella nostra arte. Non ci piace rimanere appollaiati su uno stile musicale, ma amiamo fondere stili, creare nuove sonorità che possano sempre darci l’input per gettarci in nuove sfide, nuovi suoni, nuovi colori. La lo-fi ormai era diventato il nostro genere di punta, abbiamo accumulato complessivamente più di 30 milioni di streaming ma volevamo di più; eravamo molto sicuri del nostro stile e questo ci ha portato proprio a doverlo cambiare. È come quando sai giocare così bene ad un gioco che dopo un po’ finisce per annoiarti. Devi cambiare gioco, devi aumentare il livello di difficoltà. Pensiamo che questo sia alla base dell’arte e della musica.

Una delle quattro tracce dell’EP “Have you ever been in love?” è stata inserita nella
playlist Lo-fi Indie su Spotify e selezionata da The bootleg boy. Cosa significa per voi
e la vostra carriera?

Diciamo che ormai siamo abituati ad essere inseriti nelle Editorials, è stato un grande aiuto agli inizi. Bootleg invece ci ha dato la spinta che ci serviva per legarci alla community, per approcciare agli artisti. Siamo come una grande famiglia. È servito molto.

“Wish I could call you mine” ha una struttura narrativa precisa, esprimendo le fasi
di un amore estivo non corrisposto. Avendo probabilmente vissuto anche voi
quest’esperienza, quale canzone/fase pensate vi rappresenti di più?

Rewind: per me assolutamente nella fase “summertime”, essendo fidanzato ormai da quasi otto anni, vivendo quest’amore con serenità e genuinità quasi fosse un amore estivo.
Addict.: sono agli inizi di una relazione, quindi assolutamente fase “summertime” anche io!

A poco più di un mese di vita del vostro EP, il 28 gennaio è uscito un nuovo
singolo intitolato “Moviestar”. Sarà l’inizio di un nuovo progetto?

Moviestar – prodotta da Rewind in collaborazione con la star di Tiktok Diego R
(@diegorierad) cantata, mixata e masterizzata da Addict. e distribuita da Stage
One e The Orchard – parla di un amore complicato e di come spesso sia difficile
andare avanti quando si percepisce che l’altra persona non prova più le stesse
sensazioni. Questo, inevitabilmente, porterà l’amore (ormai tormentato) a
spegnersi.
È SOLO L’INIZIO DI UN PERCORSO PIÙ AMPIO, PIENO DI SFIDE. Si affaccia anche ai social, alle collab internazionali e alla musica indie-pop.

 

ASCOLTA “Wish I Could Call You Mine” su tutti gli store digitali

Artwork: Andree Kiara Macchia

ADDICT.
REWIND

Addict., ep, Intervista, musica, Rewind

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