Teatro Trastevere: #LGBTQPride2021 “Romeo e Giulietta: per un mondo libero” di William Shakespeare 17-18 GIUGNO
Il 17 e 18 giugno al Teatro Trastevere di Roma sbarca Romeo e Giulietta: per un mondo libero di William Shakespeare per il mese dell’LGBTQ Pride per la regia di Gemma Costa e Miranda Angeli con Giulia Sanna, Michele Diroidi, Anna Cianca, Ira Fonten, Mikhail Silvestro Sustersic, Gilda Rinaldi Bertanza, Caterina Rossi, Andrea Amato, Cecilia Michettoni e Nunzia Fabrizi.
IL PROGETTO
Di Fronte all’ennesima esigenza di annullare anche quest’anno la manifestazione del Roma Pride, per evidenti motivi legati alla pandemia, gli organizzatori ufficiali hanno pensato di trasformare questa mancata occasione in qualcosa di differente, ma altrettanto unica e dedita al miglioramento civile e sociale, come accade tutti gli anni dal 1994, nella città di Roma.
“…Con un accordo unanime, ispirato dalla stessa comunanza di lotte che negli anni 80 ha visto vicini minatori gallesi e attivist* LGBT* londinesi, il Coordinamento ha scelto di organizzare un Pride con, per e nei Teatri…” Cit.
Il Teatro Trastevere, spesso in prima linea per l’uguaglianza e le pari opportunità, a favore di una politica di inclusione sociale e interculturale, ha accolto attivamente l’appello ospitando la Compagnia diretta da Gemma Costa e Miranda Angeli, con un progetto appositamente strutturato, contribuendo in qualche modo a costruire una società aperta, solidale, vera e sincera: una Società LIBERA, “di e per” Tutti.
LO SPETTACOLO
Romeo e Giulietta: per un mondo libero è uno spettacolo nato ormai quasi un anno fa, nell’autunno del 2020, dalla necessità di creare una messa in scena innovativa e in grado di rispecchiare le tematiche care al nostro tempo e alla nostra generazione, ma attraverso un testo immortale e capace di arrivare sempre dritto al cuore: la tragedia più famosa di Shakespeare, dove l’amore di due giovani si scontra con il pregiudizio delle rispettive famiglie e della società che li circonda.
Amore e pregiudizio sono le parole chiave della tragedia: da un lato la passione bruciante e senza veli che va oltre qualsiasi limite dei due giovanissimi amanti, dall’altro un odio talmente antico da non avere più una valida ragione, ma ancora abbastanza forte da creare distruzione. E questi cardini ci sembrano essere oggi più come mai i due grandi motori che animano la nostra società: da un lato il bisogno sempre più profondo di amare e essere liberamente, dall’altro il pregiudizio crescente nei confronti della diversità.
“Abbiamo così deciso che il cast di questa versione di “Romeo e Giulietta” sarebbe stato spoglio di qualsiasi pregiudizio e totalmente blind. Negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone viene chiamata color blind casting quella modalità di provini in cui per assegnare i ruoli non si tiene conto dell’etnia degli interpreti. Così per esempio abbiamo visto un Bottom nero e un Lisandro asiatico nel Sogno di una notte di mezza estate del National Theatre del 2018 o un Macbeth ispanico allo Shakespeare Festival di New York nel 2019. Noi abbiamo deciso di riprendere questo modello, aggiungendo un ulteriore step per avere un cast color e gender blind, cioè che non tenesse conto né dell’etnia né del genere dei nostri interpreti.” Cit.
Il risultato è stato quello di un cast di professionisti e professioniste incredibilmente variegato, dove tutti gli interpreti si sono messi alla prova per ricoprire i panni di personaggi scolpiti nell’immaginario collettivo sotto una luce diversa, pur restando fedeli al testo originale.
È insieme e grazie al nostro cast che abbiamo dato vita, nell’arco di questi mesi, a un’atmosfera dalle tinte Anni 80, che richiama la cultura e l’estetica drag di quel tempo anche in onore del periodo in cui abbiamo deciso di mettere in scena lo spettacolo – il mese dell’LGBTQ Pride; in questa Verona underground ma scintillante Montecchi e Capuleti si affrontano, Romeo e Giulietta si innamorano e nella cornice dell’iconico dramma iconico di Shakespeare ogni personaggio ha un aspetto e un’identità nuova, ma conserva quella natura profonda che tutti conosciamo. In fondo “se una rosa non si chiamasse rosa, avrebbe comunque lo stesso dolce profumo…”
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