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Andrea Fornari – Un milione di piccole cose è il nuovo album in italiano

Andrea Fornari è un cantautore polistrumentista che ha creato la sua identità artistica tra l’Italia e il Lussemburgo. Sin dal suo esordio nel 2016, ha prediletto l’inglese per esprimersi con la sua musica, ottenendo riconoscimenti in Italia e all’estero. Un milione di piccole cose è il primo album in italiano di Andrea Fornari, prodotto, mixato e masterizzato da Maurizio Chiaro e disponibile su tutte le piattaforme streaming per Ghost Records.

Qual è stato il tuo primo passo verso la musica e qual è stato il primo artista che hai scelto come riferimento artistico?
La passione per la musica è nata quando ero molto piccolo, in casa non mancavano gli strumenti musicali e la mia famiglia ha sempre avuto molta passione per questa forma d’arte; mio fratello maggiore cominciò a studiare chitarra a un certo punto e io come ogni fratello più piccolo, nel tentativo di emularlo, ho cominciato a suonare i primi accordi. La decisione di voler entrare in maniera attiva nel mondo della musica l’ho presa invece molto più avanti, ho passato molti anni a studiare musica, a migliorarmi sugli strumenti. La necessità di iniziare a scrivere canzoni è arrivata intorno ai 20 anni credo, tardissimo se consideriamo ciò che accade oggi.

Non saprei identificare con facilità un’artista di riferimento, ho sempre cercato di ascoltare musica molto varia in modo tale da essere contaminato da diversi stili. Adoro artisti come Bon Iver, Hozier, i The Lumineers, Ben Howard, James Blake, Fink, Ben Harper.. ma anche Van Morrison, i the Beatles, Hendrix, Joe Cocker.. Ho sempre cercato di ascoltare parecchi generi musicali, avere influenze diverse è
molto importante per me, in musica la contaminazione è fondamentale. Gli artisti italiani che ho ascoltato di più sono senza dubbio Battisti, De Gregori, Carmen Consoli, Franco Battiato..

Per 4 anni hai vissuto nella città di Lussemburgo. Nel funzionamento del settore artistico e culturale c’è qualcosa che noi possiamo imparare da loro o che loro possono imparare da noi?
Parlando di musica (ciò che ho toccato con mano) sicuramente sostengono e supportano in maniera più efficace gli artisti emergenti, con iniziative concrete. La musica è un qualcosa di prezioso ma sovente ho l’impressione che venga trattata con un po’ di superficialità.
In Lussemburgo ho percepito attenzione nel coltivare i talenti emergenti, fare in modo che essi abbiano gli strumenti per lavorare nelle migliori condizioni. Fare un disco non è una cosa semplice, occorre molto lavoro, strumenti, i giusti spazi, credo che loro abbiano abbastanza chiaro questo concetto. Forse tutto ciò, questo meccanismo di supporto e accompagnamento, avviene anche per le dimensioni molto contenute del paese; da noi sarebbe ovviamente più complesso, da noi tende ad essere tutto molto complesso in diversi ambiti in effetti. Potremmo sicuramente imparare a “semplificare”.

“Un milione di piccole cose” è il tuo nuovo album. Come nasce e come si è evoluto?
È il mio primo disco in italiano. Un milione di piccole cose contiene parti di me; tutte le canzoni del disco cercano di raccontare delle storie attraverso immagini e sensazioni. Il disco è una danza leggera nello spazio, nel mio universo: ho cercato di scavare nella terra delle sensazioni vicine e lontane, avvolto dal silenzio di questo periodo. I brani del disco sono stati prodotti da Maurizio Chiaro, due canzoni dell’album sono state invece co-prodotte con Waxlife, Simone Lanza, producer di Varese che collabora da svariati anni con la mia etichetta e con il quale avevo già lavorato in passato al re-
mix del mio brano “102”. Ho registrato il disco interamente in casa, l’inizio delle registrazioni è avvenuto poco prima dell’inizio della pandemia. Credo che ci sia una forte identità nel suono di queste canzoni e spero che arrivino in maniera diretta e sincera agli ascoltatori.

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foto di Mauro Talamonti

Tu stesso hai detto di aver provato a raccontare la fragilità e la forza che coesistono in ognuno di noi. Qual è la tua forza e quale la tua fragilità?
Le due cose potrebbero anche coincidere 🙂

Qual è il brano dell’album che più ti rappresenta e perché?
Credo che tutti i brani del disco mi rappresentino, in tutte le canzoni cerco di parlare all’ascoltatore ma anche un po’ a me stesso in realtà; la musica a volte ha la capacità di portare chi la scrive o la ascolta in posti lontani, posti che magari non hai molta voglia di raggiungere o visitare, a volte ti insegna delle cose di te stesso e degli altri.

C’è un artista con cui ti piacerebbe avviare una collaborazione?
Certo, anche inarrivabili? Se posso fantasticare e sognare ti direi Carmen Consoli 🙂

Cosa dobbiamo aspettarci nel tuo futuro percorso artistico?
Continuerò a fare musica senza smettere di amare ciò che faccio, senza perdere l’entusiasmo, quell’entusiasmo un po’ fanciullesco che sarebbe un peccato perdere con il tempo.

 

ASCOLTA “UN MILIONE DI PICCOLE COSE”

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Artwork: Mauro Menin

        

 

andrea fornari

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