Missey, “Prima parte del celeste” è il suo EP d’esordio
“Prima parte del celeste” è l’EP d’esordio di Missey, giovane artista pugliese trapiantata a Milano che si sta facendo strada nel panorama musicale a suon di contemporary R&B e soul. In occasione dell’uscita del suo primo EP dal titolo “Prima parte del celeste”, Missey ci ha raccontato il suo percorso artistico e il suo progetto musicale.
Chi è Missey? Da dove arriva e dove vuole arrivare?
Arrivo da Foggia, in Puglia, in un posto che mi aiutato in una maniera pazzesca a reggermi sulle mie gambe e farmi le ossa. È stato qualcosa di faticoso ma funzionale, e voglio che continui ad essere così in tutti i posti e città in cui spero arrivi la mia musica, perché non ho una meta in testa, ma so di voler spingermi ovunque le mie gambe, la mia voce e le mie idee possano accompagnarmi.
Musicalmente quale icona ti ha guidata? Quale cantante ti ha fatto pensare per la prima volta “da grande voglio fare questo mestiere?”
Una delle mie ispirazioni più grandi da adolescente è stata Lady Gaga. Non avevo mai visto un essere capace di trasformarsi in tutti quei modi sul palco, senza timore e seguendo solo la sua personale visione artistica, incurante del resto. Aveva una voglia di esprimere la sua vera natura, bella o brutta, pacata o esagerata, super d’avanguardia e vicina al mondo bdsm, davvero incredibile, e questo mi ha letteralmente fatto impazzire. Non avevo mai visto qualcuno così su di un palco e io volevo assolutamente essere e sentirmi così, sembrare in un proprio habitat.
Ogni artista ha un suo percorso professionale. Nel tuo caso quali sono stati i momenti di svolta da un punto di vista artistico?
Sento questo percorso pieno di momenti di svolta, che identifico nei momenti imperfetti, in tutte quelle volte in cui dopo un live tornavo a casa giù di morale, ma con la razionalità del giorno dopo comprendevo quali fossero stati i miei errori. I punti di svolta sono il nervosismo che dura un giorno intero a causa di un pezzo che non va troppo bene; è un punto di svolta un difetto che non riesco ancora a convertire in abilità, ma anche sentire di essere più su di un gradino per ogni piccola esperienza nuova.
La tua storia inizia e si evolve a Foggia fino al 2018, quando decidi di trasferirti a Milano. Cosa hai “rubato” professionalmente da queste due realtà molto diverse tra loro?
Credo di aver rubato a Foggia la tenacia e la serietà in quello che faccio: sono stati i foggiani i giudici più severi che mi sono mai ritrovata davanti durante concerti ed esibizioni, e questo ha fatto sì che imparassi a sbagliare sempre meno, che tirassi fuori sicurezza e limassi imperfezioni vocali. A Milano invece, appreso il metodo e messi alla prova progetti e precisione vocale, sto rubando al contrario un po’ di libertà, una libertà che oggi rende me giudice più severo nei confronti dei miei lavori, ma questo mi da anche la possibilità di conferire maggiore carattere e personalità a ‘Missey’, riflettendoci dentro la mia persona.
Uno dei frutti di questo trasferimento è stato “Oslo”, singolo uscito a maggio del 2019. Quale stato d’animo hai sentito la necessità di esprimere con questo singolo?
Una voglia irrefrenabile di scappare e tagliare i ponti con un passato che sentivo intrecciato attorno come lacci di scarpe, stretti. Però di pari passo non è un pezzo in cui soffro, è un pezzo successivo ad una sofferenza, quindi riflessivo: sono immagini che mi passano davanti agli occhi, che ricordo ad alta voce, consapevole però di essere andata oltre, di aver vinto su questi ricordi.
Poi sono arrivati “Non ti preoccupare”, “Luci prima”, BRENSO e il 21 febbraio hai pubblicato “Mancava il tempo”. Cosa significa per te questo singolo?
“Mancava il tempo” è un pezzo che dedicherei a tutte le persone che ad un certo punto della loro vita hanno deciso di mettere in stand by i loro sogni e smesso di seguire la propria indole, perché avevano altro da fare, perché avevano da fare per altri, perché altri avevano detto loro come andava impiegato il tempo. Io stessa credo di esser stata spesso in equilibrio tra ciò che volevo fare e ciò che si aspettavano da me gli altri; li ho seguiti, il più delle volte, sicura che assecondare gli altri fosse un giusto salvagente contro i malesseri, la solitudine e le responsabilità. Non poteva esserlo, la me allo specchio non si riconosceva più e per questo ero piena di rancore, avevo permesso a tutti di dirmi che mancava il tempo per coltivarmi, ed ero finita col perdere un po’ me stessa. In quel momento ho scritto questo brano, in quel momento ho deciso che questa rabbia doveva pur servirmi a qualcosa.
In questi due anni a Milano hai partecipato anche a diversi festival per artisti emergenti. Che percezione hai del panorama musicale italiano attuale?
In questi due anni ho visto la musica e il panorama musicale italiano ancora più bello! Ho conosciuto tantissime persone diverse che portano avanti progetti dei quali ignoravo addirittura l’esistenza. In generale sento che il panorama musicale in questo momento sia vivo e rassicurante nel prendersi dei rischi, è d’effetto nelle innovazioni che sperimenta, e motivato, super motivato nella progettualità futura.
“Prima del celeste” è il tuo primo EP, come nasce questo progetto?
“Prima parte del celeste” è un progetto a cui ho lavorato per un anno e all’interno del quale ho raccontato passaggi e lati differenti di me, da quando mi sono trasferita. È la cosa che più sento di aver creato come mia, pur avendo lavorato insieme a moltissimi producer come Lvnar, Iamseife, SHUNE, B.W.B., Laden Patiens e Omake; ho adorato scriverlo e ancora prima immaginarlo.
Ascolta “Prima parte del celeste”