Il pop è una cosa seria: Fast Animals and Slow Kids
Il pop è una cosa seria.
Per questo quando una band che di pop ne ha sempre fatto poco, come le cosiddette band alternative e indipendenti italiane, all’improvviso sintetizza i propri suoni e abbandona le chitarre porta a una divisione di schieramenti.
Nonostante le polemiche, però, Animali Notturni, il nuovo disco dei Fast Animals and Slow Kids, non è un brutto disco. È un disco diverso da quelli a cui siamo stati abituati, è vero; dai contenuti più pop, nel senso di più generalisti; una batteria più metallica che a volte stona con il contesto; la voce di Aimone meno arrabbiata, meno disperata; un basso che perde qualche colpo.
Ma non è un brutto disco. Nel panorama musicale italiano che predilige un piattume elettrificato e quasi per nulla cantato, i FASK disattendendo le promesse di caciara e pugni nei denti, ma portano sul piatto una sonorità che forse non si rispecchia a pieno nei fan, che pensano di essere punk perché pogano ai concerti.
Insomma, diventano mainstream; non pop, perché il pop è una cosa seria e per farlo bene devi essere qualcun altro.
Per esempio Liberato, che il giorno dell’uscita di Animali Notturni lancia su youtube un bellissimo mini film girato da Francesco Lettieri: citazioni cinematografiche di un certo livello, una strizzata d’occhio agli anni 90 nelle melodie, e alla più grande forma di canzone popolare italiana di sempre, il neomelodico napoletano. Aggiungiamoci il mistero che avvolge la sua persona – o le sue persone – e troviamo un prodotto perfetto: creato per essere pop, per catturare l’attenzione di chiunque, dal pischello che ascolta trap, al partenopeo nostalgico, agli snob che fingono di ascoltare solo rock e punk, e poi conoscono tutta la discografia delle Spice Girls a memoria. È iconico.
Per questo Animali Notturni rimane un disco piacevole, non un’atrocità: se lo guardi con occhi punk – che poi punk i Fast Animals and Slow Kids non sono mai stati neanche nell’atteggiamento – né se lo guardi con occhi pop. Ma, allo stesso tempo, non è nessuno dei due. Quindi questo forse gli si può rimproverare, un non essere né carne né pesce; non essere abbastanza facile all’ascolto di un nuovo pubblico, ma l’esserlo troppo per chi li segue da sempre. I Fast Animals perdono le loro magliette nere e la loro rabbia (post)adolescenziale e regalano al mondo un disco di cui forse non sentivamo al cento per cento il bisogno: un disco da cui forse in futuro potranno tornare indietro, ma che comunque porta con sé l’amarezza della banalità. L’assenza di chitarre non pesa quanto l’assenza di contenuti degni di nota. L’appiattimento dei testi della musica italiana, insomma, colpisce anche loro. Perché diciamocelo, il problema non è la trap, non è Liberato e non è Tommaso Paradiso, ma è il non sapere di cosa parlare quando non parliamo d’amore. E se finita l’adolescenza pensiamo di non avere più niente da dire se non quanto siamo innamorati, se pensiamo di non avere più motivi per essere arrabbiati e tristi o ragioni per protestare, vuol dire che hanno vinto Loro.
Insomma, Animali Notturni rimane un disco sopra la media. Ma quando la media è così bassa c’è davvero da essere felici di doversi accontentare?
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