VI Edizione del teatro delle esposizioni “PRENDRE LE TEMPS”.
A VILLA MEDICI LA SESTA EDIZIONE DEL TEATRO DELLE ESPOSIZIONI “PRENDRE LE TEMPS”.
Anche quest’anno l’Accademia di Francia – Villa Medici accoglie la sesta edizione del Teatro delle Esposizioni, la manifestazione multidisciplinare inaugurata giovedì 27 febbraio 2015. Le opere esposte nelle Grandes Galeries di Villa Medici permettono al pubblico di poter entrare in contatto con il sistema delle accademie internazionali creando una rete di interazione artistica e che, proprio per questo, rappresenta un patrimonio culturale di eccellenza per la città capitolina.
L’esposizione è un laboratorio multiforme che raccoglie le opere e i progetti degli artisti e dei ricercatori – pensionnaires -, che sono stati in residenza presso la prestigiosa Accademia di Francia, un modo semplice e diretto per mostrare lo stato del proprio lavoro ed entrare in contatto con le creazioni di altri artisti con cui, per 12 o 18 mesi, hanno condiviso la vita e la loro arte. La mostra è curata per il secondo anno consecutivo da Claudio Libero Pisano e la tematica portante della sesta edizione è legata al tempo, o meglio a Prendre le temps, – tratta dalla concezione del tempo definita dal filosofo Giorgio Agamben – e come spiega lo stesso Pisano “Il titolo della mostra si riferisce alla necessità di riappropriarsi della ricchezza di un tempo, allontanandosi dai percorsi prestabiliti, tornare all’essenza delle cose per sollecitare la possibilità di fermarsi, di proseguire con passo lento. Prendere tempo è restituire responsabilità e valore alle cose. […] Un’opera non è solo quello che si vede, ma il risultato di un percorso complesso, di allontanamenti e ricomposizioni. Un’opera è il tempo necessario al suo realizzarsi.
La mostra sottolinea il valore, senza prezzo, di quel momento aureo che è la possibilità di produrre pensiero che guarda all’arte, senza l’ansia di fornire prodotti. Opere che hanno il bagaglio pieno del processo che le ha maturate e realizzate. È la differenza tra guardare e vedere”. Il ruolo centrale dei pensionnaires dell’Accademia è quello di mettere in contatto realtà, ricerche visuali e concettuali diverse tra loro, in un variegato universo artistico la cui finalità è la promozione della creatività e la ricerca in ambito artistico. Le opere esposte sono quelle di artisti come Ondřej Adàmek, musicista, combina architetture strumentali e una ritmica possente, i suoi diversi soggiorni in Africa e in Giappone hanno contribuito a costruire un linguaggio musicale ed estetico fortemente contaminato da etnie ataviche; Francesca Alberti sonda la nozione di scarabocchio nel corso dei secoli, attraverso lo studio e l’indagine della tradizione figurativa rinascimentale.
Il fotografo Raphaël Dallaporta ed il compositore Raffaele Grimaldi hanno ideato un’istallazione in ricordo del filosofo e musicologo tedesco Athanasius Kircher vissuto a Roma durante il XVII secolo. La coppia di architetti Stéphanie Fabre ed Éric Gillet si interrogano sullo spazio urbano generando una riflessione che è basata sull’analisi dei rapporti tra individui, istituzioni e territorio cercando di approfondire la stretta convivenza che una città come Roma possiede con la sua imponente realtà storica; Su-Mei Tse che presenta a villa Medici la sua riflessione sulle percezioni visuali e sulle nuove forme di prospettive ottiche; Philippe Vasset, ripercorrendo la tradizionale agiografia cristiana, cerca di trascrivere vite di santi, narrazioni di individui contemporanei che perseguono con volontà e fede la loro personale vocazione; Mitra Farahani, regista ed artista di origini iraniane, mette in scena una scrittura per un nuovo film documentario ispirato al sacrificio di Isacco.
Restauratrice genovese, Eleonora Gioventù, racconta il suo lavoro attraverso un video e un’installazione che affronta le tematiche del biorestauro; Assan Smati, i suoi disegni narrano di parate circensi ed animali esotici, Sebastian Rivas, invece, consegue il suo lavoro espressivo proponendo una visione sperimentale sui concetti di autenticità e manipolazione. Hu Wei presenta il suo cortometraggio intitolato La Lampe au beurre de yak dove analizza le implicazioni sociali e politiche afferenti alla Cina; Josephine Halvorson, descrive superfici ed oggetti che hanno subito processi industriali e segni della natura, laddove l’artista riesce a donare una sua personale visione alla percezione delle cose che la circondano. Charles Mazé & Coline Sunier sono due studenti di design e grafica, la loro ricerca ha dato vita a una pubblicazione molto interessante dove sono state catalogate più di 1500 iscrizioni trovate sui muri di Roma, riallacciandosi con estrema efficacia alle cosiddette pasquinate nate nel XVI secolo sotto il dominio del pontificato; Pierre Nouvel è un videasta che riflette sulle interazioni tra spazio scenico ed immagine, ha presentato al pubblico un lavoro che descrive la sua permanenza a villa Medici, registrando il suo ricordo attraverso la memoria dell’Accademia di Francia. L’ultimo lavoro esposto nel progetto curato da Claudio Libero Pisano è il frutto di una collaborazione che vede protagonisti, Stéphanie Fabre, Éric Gillet e Gaëlle Obiégly, artisti dalle differenti provenienze espressive ma che hanno dato luce a una narrazione frutto di uno spazio solo evocato.
La mostra viene accompagnata da una serie di appuntamenti organizzati tutti i giovedì sera. fino al 12 aprile 2015.
Accademia di Francia a Roma
Villa Medici
Viale Trinità dei Monti, 1