Il torto del soldato: la fine di una foglia d’autunno che si arrende
[ILLETTERATA]
Un’altra pagina di poesia è stata scritta. Erri De Luca ne è il felice autore. Noi non possiamo che leggere e apprezzare, ricordando che l’arte della scrittura è tutt’altro dalle diatribe mediatiche delle grandi case editrici che si contendono il Premio Strega.
La poesia è quella che nasce dalle parole solitarie di un autore un po’ fuori le righe. La storia, una come tante che, eppure, fa il verso alla Storia con la S maiuscola, quella del dolore che ancora non abbiamo dimenticato di una guerra che ha falcidiato l’Europa ed il mondo intero.
Un vecchio criminale di guerra che vive con sua figlia, divisa tra la repulsione e il dovere di accudire un uomo ormai vecchio e zeppo di fissazioni. Lui è convinto di avere per unico torto la sconfitta. Lei di avere come unico amore l’ignoranza dei capi d’accusa, perché il torto di suo padre non è riducibile ad un buio momento di storia.
Insieme vanno ad un appuntamento del Destino, forse dettato dalla Kabbala ebraica di cui lui si è fatto studioso, per comprendere le circostanze della sconfitta: parola fine che diventa vendetta.
Uno sconosciuto (lo stesso De Luca che si fa protagonista), ignaro, che diventa una pedina nelle mani del Destino per vendicare tante morti dolorose con una sola.
Un libro a due voci, che si contendono il finale. Un libro forte eppure contratto, ricco di significato, simbolico nei limiti di ciò che un simbolo può stare a significare.
Si legge tutto d’un fiato perché dapprima non se ne comprende la strada, e quando la si comprende il verso è quello degli occhi che leggono estasiati un pezzo di vita vera, perché come dice De Luca “spetta agli scrittori restituire il nome delle cose”…
Erri De Luca, Il torto del soldato, Feltrinelli, pag. 88, € 11
Eva Kent (evakent.74@gmail.com)
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