Musica in bianco e nero: Dola J Chaplin
Dola J Chaplin ha da poco dato alle stampe il suo disco d’esordio, To The Tremendous Road, scritto in un anno e mezzo di viaggio tra gli Stati Uniti e l’Inghilterra, dove ha vissuto anche facendo busking. Di cose da raccontare ne ha tante, troppe per essere contenute in un solo disco, come dimostra questa lunga chiacchierata durante un incontro nel quartiere di San Lorenzo a Roma.
Cosa ha in sé To The Tremendous Road del viaggio durante il quale è nato?
Tutte le storie che ho vissuto nel mio percorso, dalla partenza all’incontro con la mia attuale compagna, agli errori fatti da me o dalle persone che mi sono vicine. Non parla solo delle mie esperienze, ma anche di quelle di altri che per vicinanza ho sentito come mie. Ad esempio “Summer Days”, che però non sta nel disco perché è una delle ultime che ho scritto, è la storia di una coppia, entrambi drogati, in cui lei usava lui e il suo amore per procurarsi la droga fino a quando lui non è riuscito ad uscirne, anche se lei per un po’ ha provato a trascinarlo di nuovo nel tunnel. Spero di inserirla nel prossimo disco.
Quindi il prossimo disco avrà un sound simile a questo?
Si, ma credo che sarà molto più cupo. Questo primo disco parla molto del mio viaggio, della distanza dalle persone care, di una storia finita e di una iniziata, se dovessi dargli una stagione lo paragonerei alla primavera. Nel prossimo vorrei parlare anche delle cose meno belle relative al viaggio, come appunto la droga o la perdita di un amico, realizzare una specie di diario.
So che ci sono canzoni che hai scritto prima del viaggio negli Stati Uniti…
Si, “Frost”, che parla di un mio amico che si è lasciato con la ragazza e non la vedeva da qualche tempo. Un giorno si trovava in un bar depresso e alcolizzato a togliere con l’unghia il ghiaccio dal vetro quando l’ha vista passare!
Cosa ti lega a Chaplin?
Il muto! Se ascolti dei canti gregoriani o musica medievale, non importa se capisci oppure no le parole, l’importante è che ti senti coinvolto. Il nome d’arte è come una maschera e solo quando riesci a calarti bene nella parte riesci a comunicare anche senza le parole, e chi l’ha fatto meglio di Chaplin? The Gold Rush ti fa ridere, ti fa piangere, ti fa innamorare di Chaplin e della sua vita tragicomica e reale. Come lui anche io mi impegno sempre a fare qualcosa di vero, che vada diritto al cuore.
Hai presentato il disco sul palco del Circolo degli Artisti, che non è poco importante a Roma, cosa hai provato?
Molto bello! È stata una bellissima esperienza e spero di poterla ripetere, magari con una band, anche se al momento è impegnativo, sia da un punto di vista economico che per la mancanza di tempo visto che sono sempre in giro.
Tra l’altro quella stessa serata era organizzata dalla Casa Di Pulcinella, una ONLUS che si dedica ai disabili, è stato un caso?
Una persona interna al Circolo degli Artisti lavora anche con questi ragazzi. Mi hanno chiesto di suonare a sostegno dell’associazione e ho accettato molto volentieri.
“Nothing To Say” è la traccia che hai scelto per associarvi il video, ma è anche omonima a una canzone di Slash, casualità o riferimento voluto?
È stato un caso! “Niente da dire” è comune anche in italiano, non ho copiato un titolone! (ride, ndr)
Il pezzo a cui ti senti più legato?
“To The Tremendous Road” perché il testo è metà mio e metà di Arianna, la mia attuale compagna e viene da alcune lettere che ci scambiammo. In realtà non riuscivo a scrivere la seconda strofa e quando ricevetti l’email di Arianna pensai che era perfetta!
Sul palco senti la mancanza di una band?
No, però devo ammettere che è più divertente quando hai due o tre pazzi che suonano con te!
Come hai imparato a suonare la chitarra?
Non mi ricordo bene. Credo sia stato alle medie, quando non andavo bene a musica! (ride, ndr) Il professore mi ha proposto delle lezioni private durante le quali iniziai a studiare gli accordi e comprai la chitarra, ma non furono molto fruttuose così decisi di studiare con un altro maestro. E poi ho conosciuto Neil Young che mi ha rovinato la vita! (ride, ndr)
Quindi Neil Young, punk e poi sei tornato a suoni più soft…
Ultimamente sto ascoltando metal a manetta! Tipo i Cannibal Corpse, ma anche gli Slayer e i Motörhead.
“What I Care”, il tuo singolo radiofonico è entrato a far parte della compilation Libera Veramente Vol.3, accanto a nomi come i Quintorigo e Dellera, cosa ci dici a riguardo?
Che posso dire? Bello davvero!
La compilation è in download gratuito, tu cosa pensi del mercato discografico attuale?
Io li compro i dischi, non ho mai scaricato niente, ma davvero non tanto per dire. L’unica volta che ho scaricato qualche cosa è stato in Inghilterra, volevo vedere Daunbailò, con Roberto Benigni e Tom Waits, ma non ci ho capito niente! Dopo due giorni che scaricava e non finiva ho comprato il dvd e ho deciso che non fa per me! (ride, ndr) Ultimamente ho riscoperto anche il vinile.
Internet è più un aiuto o più un danno per l’artista?
È molto funzionale! Magari senza internet neanche avrei fatto il disco! Non sono nella posizione per dire che è deleterio, anche perché non ho un interesse economico in gioco. Uso tantissimo lo streaming per decidere se comprare oppure no un disco. Posso solo dire che la Rete è un ottimo mezzo per farti conoscere. Ad esempio ai tempi in cui ero in un gruppo punk, avevamo il classico demo su cassetta, ma come facevi a mandarlo in giro?
Un bel talent show?
Sicuramente delle belle cose possono venire anche da là, ad esempio a me piace Rebecca Ferguson e credo sia stata lanciata da X Factor UK. Io, però, non appartengo a quel mondo!
Meglio il MArteLive!
Certo! Un festival come il MArteLive, fatto in maniera genuina, può sicuramente aiutare a farsi conoscere perché oggi i gruppi sono davvero tanti. Oggi puoi fare un disco con un iPhone! La tecnologia ha reso più facile fare un disco, poi questo ha lati positivi e negativi.
Ora a cosa ti dedicherai?
Alla promozione del disco! Spero di avere un bel po’ di date.
Le reazioni del pubblico?
Positive! A Chieti ho suonato con Angelo Tracanna e mi sono divertito molto e mi è sembrato che anche il pubblico sia stato molto soddisfatto. Spero di poter continuare così!
Giuditta Danzi
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