The Avengers, regia di J. Whedon
Se c’è una cosa che i nerd farebbero bene a dimenticare, sono le due chiavi di lettura con cui abitualmente hanno visto un qualsiasi film dedicato ai supereroi: l’occhio di chi legge fumetti da anni, e l’occhio di chi vuole semplicemente valutare la pellicola per ciò che è. Una dicotomia che col tempo ha perso quasi completamente il suo valore.
Da un lato avevamo la questione della fedeltà integerrima alla trama originale, dall’altro l’interesse a percepire il medium cinematografico al di sopra dell’antecedente fumettistico. Il nerd dotato di un minimo di senso critico e scevro da forme di fanatismo antisociale, cercava sempre di far conciliare i due elementi, prima di esprimere il suo giudizio sul film. Ma, come si diceva prima, quello non era che il passato.
Il primo pregio di The Avengers e di tutto il Marvel Cinematic Universe (ovvero il contesto narrativo in cui si basano i film di Iron Man, Capitan America, Thor e Hulk) è proprio quello di aver ricreato una continuity che spiazzasse la pignoleria del fumettaro più esigente, e che al tempo stesso fornisse un nuovo esperimento cinematografico che si allontanasse dall’estenuante moda delle trilogie. Chiunque può vedere Thor prima di Iron Man, o Incredible Hulk prima di Captain America, il tutto senza farsi soffocare da quegli obblighi narrativi che ci impedicono di vedere Le Due Torri prima de La Compagnia dell’Anello.
The Avengers è un film che visto a sé non risente particolarmente del peso dei precedenti. Certo, l’apice lo si ottiene solo con una visione di insieme, ma trattandosi di un film Disney è facile capire chi sono i buoni e chi i cattivi. Ed escludendo coloro che hanno vissuto in una grotta negli ultimi 15 anni, grazie all’avvento di internet, della parabola e all’esplosione dei videogiochi da console tutti conoscono le storie dei protagonisti molto meglio di chi non leggeva fumetti tre lustri fa.
Da un lato abbiamo Loki, dio nordico delle malefatte ben interpretato da Tom Hiddleston, che si allea con l’esercito alieno dei chitauri per invadere la terra. Dall’altro abbiamo Nick Fury (un piratesco Samuel L. Jackson), che in difesa del pianeta raduna i quattro supereroi di cui sopra, insieme a Scarlett Johansonn (già Vedova Nera in Iron Man 2) con un taglio di capelli imbarazzante e Hawkeye (l’ottimo Jeremy Renner, protagonista di Hurt Locker).
Il resto della trama non è che una mega azzuffata tra personalità, dove Hulk e Iron Man ne escono come vincitori morali. In questo senso, il primo tempo del film non è il massimo del divertimento: le sue centellinate scene di azione sono una boccata d’aria fresca in uno snervante eccesso discorsivo, il tutto prima dello slugfest finale. Il personaggio di Robert Downey Jr non è che la versione riaggiornata di Peter Venkman dei Ghostbuster (e ci piace è proprio per questo), mentre i due Chris Evans e Hemsworth ricalcano perfettamente la pomposa noiosità dei loro corrispettivi fumettistici. Splendida la trasformazione di Hulk (cinque minuti di thrilling che fanno decollare definitivamente il film), e altrettanto bella è Cobie Smulders, che riesce a spiccare nonostante il ruolo minore di Maria Hill.
Ciò che più diverte nella trama è proprio la scelta dei cattivi: il popolo dei Chitauri. Nati fumettisticamente nell’universo Ultimate (una linea parallela alla classica Marvel, in cui i supereroi sono rimodernizzati all’epoca attuale, e da cui vengono molti degli elementi cui The Avengers si è ispirato), come update degli Skrull, i chitauri non sono un’invenzione della Casa delle Idee, ma sono ben noti nella sottocultura complottistica occidentale con il nome alternativo di Rettiliani. Una razza aliena mutaforma e simile ai classici Visitors, infiltrata da anni ai vertici della nostra società e accanita bevitrice di sangue umano, a capo di ogni massoneria e che da tempo ha preso il posto della Regina Elisabetta o di George W. Bush. Il tutto secondo le opinioni di eminenti personalità del calibro di David Icke e quant’altri. Insomma, una scelta perfetta per un film di eroi a cui è toccato di salvare il mondo proprio nel 2012.
Piacevole la sorpresa negli after credits.
Giampiero Amodeo
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