Nicolò Carnesi orgogliosamente pop
Nicolò Carnesi ha da poco pubblicato il suo disco d’esordio, Gli Eroi Non Escono Il Sabato, un sano pop di cui va orgoglioso come spiega lui stesso in questa intervista rilasciata negli studi Rai poco prima della sua partecipazione al programma l’Ottovolante di Radio2.
Come ti sei avvicinato alla musica?
È cominciato tutto in modo spontaneo, a tre anni già suonavo la batteria. I miei genitori mi regalarono una batteria giocattolo ma ho continuato a suonare le pentole fino a quando non mi sono appassionato agli strumenti armonici, dal pianoforte alla chitarra e da lì è nato l’amore per la scrittura perchè il fatto che mi piacesse leggere, vedere film e raccontare storie mi ha portato ad unire musica e parole e da lì ho cominciato a scrivere canzoni.
Qual è la prima cosa in assoluto che hai scritto?
Un pezzo al pianoforte in inglese perchè avevo paura di far capire il significato delle parole. Poi per fortuna questa cosa l’ho superata.
E ricordi cosa diceva per aver così paura che gli altri capissero il testo?
Quella era una fobia mia! Ero un ragazzo di quindici anni con le paure tipiche legate a quell’età, però, anche se non ricordo in particolare quella prima stesura, da lì ho iniziato a scriverne altri fino a quando mi sono chiesto “Ma perche non farmi capire?” e ho deciso di scrivere in italiano.
E quindi arriviamo a Gli Eroi Non Escono Il Sabato…
Esatto! Tutto questo ha portato a questo disco anche se già a quei tempi iniziai a suonare con vari gruppi, poi ho iniziato a scrivere le canzoni di questo disco che è stato notato, è stato prodotto e ora siamo qui!
Perché proprio questo titolo?
Si addice molto ai personaggi delle canzoni che sono tutti un po’ antieroi e perché vedo un atto di eroismo anche in una cosa semplice e se vogliamo un po’ stupida come non uscire il sabato. Poi il sabato è semplicemente una metafora per rappresentare il giorno principale in cui si manifesta l’usanza condivisa socialmente di uscire. Comunque non va preso troppo sul serio perché ha anche una verve un po’ ironica!
Come nascono i personaggi delle tue canzoni?
Da quello che vedo intorno, anche una persona che mi passa accanto o un fatto personale che scrivo e metto in musica.
Preferisci scrivere la musica o i testi?
Nasce contemporaneamente la cosa, spesso balza in testa un’idea e poi viene naturale metterla in musica con la mia chitarra.
C’è una canzone nel disco a cui sei più legato?
C’è un pezzo che mi piace molto com’è venuto per quello che riesce a comunicare musicalmente, ed è “Penelope Spara!” però in generale sono affezionato a tutti i pezzi perché comunque li ho scritti io e ho scelto di inserirli.
Un po’ come i figli, no?
Effettivamente un poco si!
Ascoltandoti sembra che tu abbia bene in mente sia il panorama cantautorale italiano che quello internazionale. Chi sono i tuoi punti di riferimento musicali?
Dalla new wave anni ’80 al pop rock anni ’90 o contemporaneo. Mi piacciono molto i Radiohead se devo citarne uno contemporaneo.
Quindi quale sarebbe il duetto dei tuoi sogni?
Nick Cave penso!
L’ultima traccia del disco “Mr Robinson” non può che far affiorare alla mente la “Mrs Robinson” di Simon and Garfunkel, c’è un legame tra i due pezzi?
È un po’ voluta la cosa perché ho immaginato il marito di Mrs Robinson però è solo un gioco di parole perché poi parla di tutt’altro, non c’è un legame né musicale né di testo, solo il titolo le unisce.
Quindi ti piacciono Simon and Garfunkel?
Si, mi piace anche Il Laureato di cui è colonna sonora quella canzone.
Nel disco è presente anche una collaborazione con Brunori Sas, com’è nata?
È nata in un festival a Enna in Sicilia, dove suonavamo entrambi. Mi è venuta l’idea di chiedergli di cantare in questo pezzo perché mi piace pensarlo come un me tra dieci anni: un po’ invecchiato, con la voce un po’ rovinata dal fumo e siccome si parla di un viaggio che non ha né un inizio né una fine può essere dislocato temporalmente.
Spesso si ha quasi timore nel dire a un’artista che è pop,a tuo parere da cosa dipende?
Per me va bene! Il mio disco è pop e non è una cosa di cui mi vergogno perché a me piace la musica pop. Io credo che dipenda dal fatto che questo genere si associa alle cose brutte in campo musicale e quindi si dice” No per carità io non faccio pop”. In realtà la maggior parte dei grandi dischi nella storia della musica, anche quelli che vengono classificati come rock, hanno una matrice pop fortissima. Quindi non c’è nulla di cui vergognarsi, anzi ce ne fossero di più di cose buone pop!
L’etichetta musica indipendente in Italia racchiude un universo artistico quanto mai variegato, secondo te ha sufficiente spazio sulla scena italiana?
No, ma se lo sta creando, in fondo chi oggi giorno ha abbastanza spazio?
Beh pensiamo a X-Factor…
Quella è un’altra storia: quella è televisione. Secondo me non è la realtà italiana musicale, è semplicemente show, immagini che spacciano per musica.
Ma un ragazzo della tua età perché dovrebbe seguire la tradizionale gavetta?
Perché è più divertente. Io personalmente mi sto divertendo a suonare nei locali, che ci sia molta o poca gente, cioè è quello che sta alla base della vita di un musicista. Se vai in televisione una volta a preoccuparti dell’immagine, a prestare più attenzione ai gesti che alla musica si perde tutto. Meglio stare in giro, fare un po’ di sacrifici e divertirsi perché poi l’importate è farlo con uno spirito leggero e poi quello che viene ti prendi. Probabilmente tutto quello che sto facendo io girando l’Italia in furgone l’ottieni con 3 minuti da Maria De Filippi ma non me ne frega niente!
Potremo dire che chi va a X-Factor e simili ama più apparire che la musica in sé?
Certo! È quello che spinge a partecipare a quei programmi: voler diventare famoso, farsi conoscere in quella maniera. Ed è anche una strada facile dal momento che siamo nell’epoca della velocità. L’avevano capito bene i futuristi all’inizio del ‘900: cerchiamo di raggiungere tutto il più velocemente possibile e di questi tempi la cosa che arriva prima è l’immagine, grazie a un mezzo veloce come la televisione, e quindi molti cercano quella via.
E internet come si posiziona rispetto a tutto questo?
Internet la vedo come una cosa positiva perché da spazio a tutti, non mette limiti a nessuno, ed emerge solo chi piace. Fin’ora c’è assoluta libertà e speriamo che questa cosa si mantenga. Al momento è la modalità di espressione più libera e utile.
Però fa anche un po’ paura…
Come ogni cosa nuova. In realtà si tratta solo di accettare anche i lati negativi di questa tecnologia però bisogna evolversi, le cose cambiano e bisogna accettare il fatto che ora ti puoi scaricare un disco da internet. Io credo che poi se ti piace te lo compri, almeno io faccio così! Ma comunque ti dà la possibilità di scegliere.
E di conoscere nuovi artisti!
Si, devo ammettere che ho conosciuto tanta musica grazie a internet anche perché, avendo 24 anni, sono cresciuto con la rete: ce l’avevo già a 10 anni! Quindi per me è stato naturale usare questo mezzo per conoscere nuovi artisti.
Poi compri l’album…
Si, se a me piace compro il disco, o semi è piaciuto il concerto sono ancora più invogliato a comprare il disco perché mi resta un ricordo materiale di quello che ho visto e delle sensazioni che ho provato. Sta un po’alle persone utilizzare bene questo mezzo.
Un po’ come tutto..
Si, infatti! Spesso si tende a dare la colpa a qualcosa o qualcuno, allora i dischi non si vendono è colpa di internet. No! È anche colpa di come viene trattata la musica, di quello che si spaccia nei grossi network e nelle televisioni. È facile accanirsi e dire che internet è la causa per cui le case discografiche stanno fallendo. Sicuramente ha una buona percentuale di colpa ma non è solo quello. Dovrebbero chiedersi cos’altro c’è dietro e non accanirsi contro una forma di comunicazione, perché è questo che è internet.
Secondo te c’è una cura?
Probabilmente iniziare a valorizzarne l’uso, cosa che un po’ sta succedendo: molti pubblicano dischi su internet e le cose funzionano anche bene. Per farti un esempio i Radiohead hanno messo il disco gratis su internet poi se volevi lo compravi, come ho fatto io, dopo averlo ascoltato. Questa è la conferma che basta imparare ad usare il mezzo.
Sanremo non è finito da molto, l’hai visto?
Solo una puntata perché poi siamo partiti e ho solo sentito qualche canzone in radio.
Cosa pensi del festival e cosa ti ha colpito?
Mi ha colpito quanto fosse brutto! E tra l’altro lo sto dicendo negli studi Rai, ora mi uccidono! (Ride, ndr) Comunque per quel poco che ho visto è stata una delle cose più brutte che mi potesse capitare di vedere.
Ma Sanremo in sé o l’edizione di quest’anno?
Devo dire che nelle passate edizioni ogni tanto usciva fuori la canzone che un po’ mi piaceva, quest’anno proprio niente, mi sembrava un programma comico, ma in negativo: l’ho trovato grottesco e le canzoni orribili. Anche i Marlene Kuntz, che hanno fatto dei grandissimi dischi e nel loro piccolo hanno fatto un po’ di storia della musica rock negli ultimi anni, sono andati lì con un pezzo terribile che non era nelle loro corde. Io non mi spiego come sia possibile, non riesco a capirlo. Tornando al discorso di prima poi si lamentano che non vendono dischi: ma se non fai buona musica è normale!
Il tuo disco sta andando bene?
Si, almeno da quello che vedo ai concerti la gente recepisce bene quello io e la band vogliamo dire e fin’ora ci stiamo divertendo.
Come mai hai scelto “Il Colpo” come singolo?
Mi piaceva il riff, il ritornello. Ci vedevo anche un sunto di quello che poi raccontava il disco.
Ti sei divertito a girare il video?
Si, anche perché i registi, Manuela Di Pisa e Igor Scalisi, sono dei miei amici e quindi è stato divertente girarlo, fare tutte le scene di stop motion frame by frame. È stato anche un po’ stancante perché muovere gli oggetti ogni secondo e scattare la foto non era facile, però è stato divertente.
L’idea è stata tua o dei registi?
Loro mi hanno chiesto” Ti fidi di noi?” e io mi sono fidato: l’idea è tutta loro!
Ti sei trovato spesso ad aprire concerti di Dente con cui ci sono dichiarazioni di stima reciproca, a quando una collaborazione in note?
Non lo so! Magari nel prossimo disco o qualcosa durante i live, vedremo! Per ora mi dedico ai concerti: abbiamo un bel po’ di date da qui a fine maggio ma anche in estate. Non sto pensando neanche a un secondo disco, anche se scrivo delle canzoni quando capita. In questo momento la cosa più importante per me è suonare dal vivo le canzoni de Gli Eroi Non Escono Il Sabato.
Giuditta Danzi
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