Taranproject: verace tarantella calabra
I Taranproject sono sette musicisti calabresi che, guidati da Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea, hanno scelto la musica popolare della loro regione per riportarla agli antichi splendori. Ma lasciamo che sia lo stesso Cavallaro, tra un impegno promozionale e l’altro nel suo breve soggiorno romano, a spiegarci qualcosa in più sul progetto e sull’ultimo disco, Hjuri Di Hjumari.
Come nascono le canzoni dei Taranproject?
Alcune nascono da dei testi della tradizione musicale che noi rimusichiamo in chiave più moderna, mentre altre canzoni nascono cercando di raccontare delle storie e delle tematiche attuali che viviamo in Calabria.
Cos’è cambiato rispetto a Sona Battenti?
Sona Battenti è un primo disco che io ho fatto da solo senza la band ed è stato prodotto da Taranta Power con la direzione di Eugenio Bennato dopo anni di ricerca sul territorio mentre Hjuri Di Hjumari è stato un disco autoprodotto da noi quando ormai il progetto Taranproject era più integrato con gli altri musicisti ed è un disco che ci vede con la nostra casa discografica, la CNI, con Massimo Bonelli e Paolo Dossena impegnati nella sua massima diffusione a livello nazionale e credo che questa sia un’opportunità importante per il gruppo.
Il disco si intitola Hjuri Di Hjumari, in italiano “Fiori di Fiumare”, a cosa si riferisce?
È un modo per parlare della natura,dei luoghi della Calabria, della Ionica, della Locride prendendo come spunto queste fiumare che partono dalla alture calabre e che sfociano nel mar Ionio senza tralasciare altri fatti che succedono in questi territori.
La title track in origine aveva un altro titolo “Sapuri Di Pajsi”, come mai questo cambiamento? È cambiato anche l’arrangiamento?
Si,però “Hjur Di Hjumari” ci è sembrato che fosse più adatto al messaggio che volevamo dare, più rappresentativo per il brano che doveva dare il titolo all’album. L’arrangiamento in linea di massima è rimasto uguale almeno nelle linee fondamentali.
C’è una canzone di questo disco a cui ti senti più legato?
Sono tutte canzoni che nascono dal cuore però quella a cui sono più legato è “Passa Lu Mari” perché lo sento più vicino alla situazione attuale della mia terra, il fatto che parla di emigrazione,di musica, di intreccio di culture me la rende molto cara.
Quando ti sei avvicinato alla musica popolare e quando hai iniziato a suonarla?
Ho vissuto la mia infanzia con la musica popolare: mio nonno era un suonatore di zampogna e mia mamma conosce tanti brani e tante melodie della cultura popolare della Locride. Io ho iniziato a suonare altri generi di musica però poi ho capito che dovevo spendere le mie energie in favore della Locride e della mia terra.
E come ti sei avvicinato alla lira calabrese?
La lira calabrese era per me uno strumento sconosciuto di cui non sapevo neanche l’esistenza ma poi ne ho sentito il suono e me ne sono innamorato così ho dovuto subito procurarmene una e iniziare a suonarla.
Oggi si hanno un po’ di difficoltà a trovare musicisti che sono capaci di suonare questi strumenti tradizionali o si trovano con facilità?
Diciamo che è più facile oggi che qualche decennio fa perché adesso molti giovani si avvicinano a questi strumenti anche grazie ai seminari e alle scuole di musica popolare che ci sono in Calabria anche in prossimità di diversi festival che promuovono questo genere di musica e danno la possibilità di conoscere e approfondire alcuni strumenti come la lira calabrese, la chitarra battente, la zampogna ma anche la danza della tarantella.
Credi che oggi venga riconosciuta l’importanza della musica popolare quale patrimonio culturale non solo di un territorio ma anche dell’intera società?
In questi tempi la musica popolare sta vivendo veramente una stagione importante in cui credo che le venga riconosciuto questo ruolo di musica non di serie B, ma alla pari con altri generi.
Com’è nata l’unione artistica con Cosimo Papandrea?
Ci siamo incontrati sulle piazze della Calabria e abbiamo poi pensato di fare insieme questo percorso come Taranproject ed è stato anche un modo per arricchirci delle esperienze che ognuno di noi aveva e condividerle con gli altri del gruppo.
Siete molto seguiti anche al nord e all’estero, credi che vi sia differenza nel modo di vivere e percepire le vostre canzoni? Senti differenze ai concerti?
Sicuramente al sud è sentito di più questo mondo ma anche nelle esperienze che abbiamo avuto all’estero o fuori dalla Calabria c’è un certo interesse e una certa attenzione verso quello che sta succedendo intorno al nostro progetto.
Ma riescono a capire minimamente i testi?
E vabbè! (ride, ndr) Sicuramente delle difficoltà al di fuori della Calabria si incontrano però come ben sai la musica ha un suo linguaggio che va al di là del testo e credo che il messaggio arrivi in ogni caso anche se non si capiscono alla perfezione i testi.
Sul vostro sito ho visto che avete partecipato a molti festival sia in Italia che all’estero, ce n’è uno che ti ha particolarmente emozionato?
Non perché sono di casa ma il festival a cui sono più legato è il Caulonia Tarantella Festival giunto ormai alla tredicesima edizione in un continuo crescendo in modo parallelo ai Taranproject.
Nel 2011 si è festeggiato il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, il piemontese è ancora il vero lupo che dobbiamo cacciare?
L’unità d’Italia è una questione seria e importante ed è vero che ancora ci son lupi da cacciare perché l’Italia è sempre divisa in due: la vera unione ancora non è avvenuta almeno per quanto riguarda alcuni aspetti sociali ed economici come il lavoro ma esistono anche delle aree dove non solo non circola bene il fattore economico a anche le idee non arrivano.
Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro dai TaranProject?
A parte una serie di concerti che si stanno concretizzando nel calendario ci sono tutta una serie di attività promozionali in funzione di questo disco: credo che questo sarà un anno importante per i Taranproject.
Tornerà la voce di Eugenio Bennato nel vostro prossimo disco?
Collaborare con Bennato è sempre ben accetto perché lui è un precursore di questa musica e resterà sempre un grande maestro per noi però noi percorriamo la nostra strada e se poi capita l’incontro con Bennato è sempre gradito.
Giuditta Danzi
calabria, Giuditta Danzi, Intervista, martelive, martemagazine, musica, Taranproject, tarantella