Nella città del medico architetto
[TRIP: NOTE DI VIAGGIO]
Vienna è la città imperiale per eccellenza in cui la scenografia urbana mette in risalto i concetti di grandezza, imponenza e austerità traducendoli geometricamente in linee rette.
Durante gli anni ’20 si sviluppò l’edilizia sociale per offrire case alle masse di operai che si spostarono nella capitale austriaca inseguendo la catena di montaggio. Parallelopipedi regolari e massicci sfruttavano al meglio lo spazio, andando a creare grandi agglomerati abitativi che diventavano una città nella città. Un paradiso di rette che si intersecano in piani regolari, forme nette e pulite che sanciscono il trionfo dell’uomo sulla natura, in cui un giorno un uomo ebbe il coraggio di affermare “La linea retta è senza Dio!”. Questa sorta di eretico è Friedensreich Hundertwasser, pittore, architetto e libero pensatore nato a Vienna nel 1928. Concedetemi la licenza: un vero frikkettone. Scomparso nell’anno 2000, si autodefinì medico dell’architettura e fu in grado di concepire manifesti come Il diritto della finestra, il dovere dell’albero (1972), Che tutto sia ricoperto di vegetazione (1980), L’albero inquilino (1981). Pioniere della bioarchitettura e di concetti che oggi vengono considerati le soluzioni del futuro, Hundertwasser ha rivoluzionato l’aspetto urbano di alcuni scorci viennesi con edifici che sembrano usciti dalla mente di un bambino.
Colori e linee curve sono gli strumenti principali del suo lavoro, in pieno contrasto con il razionalismo che giudicava triste e criminale, perché uccideva la libera espressione e la natura circostante. Perché abbattere alberi per creare abitazioni? Che l’albero venga lasciato libero di crescere e magari infilare un ramo nella finestra: ecco l’albero inquilino. La natura era per lui la quinta pelle dell’uomo, perciò disfarsene sarebbe stato inconcepibile quanto innaturale. Prima di essa venivano l’epidermide, i vestiti, la casa e il contesto sociale. La quinta pelle, il contesto globale, la natura e l’umanità si estendono all’infinito. Celebri i suoi discorsi sul nudo in cui protestava contro l’architettura rettilinea, declamando discorsi completamente svestito, invitando i politici a fare lo stesso. Alla Triennale di Milano del 1973 il suo intervento fu quello di piantare tre alberelli sui davanzali di un raffinato edificio di via Manzoni, fermando il traffico durante l’azione notturna.
Il trentennio ’70-’90 lo vede intento a progettare edifici i cui tetti erano convertiti in verdi prati ondulati, sorretti da facciate di piastrelle policrome dotate di finestre diverse l’una dall’altra, dalle quali gli abitanti avevano il diritto di sporgere un braccio e personalizzare lo spazio tutt’intorno. Una delle creazioni più fantasmagoriche è Il Rogner Bad Blumau, un centro termale nell’Estiria austriaca. I tetti degli edifici che compongono il complesso nascono da terra per sopraelevarsi in una sorta di rampa ricoperta di vegentazione. Le mura sono realizzate in mattoni presi dalle vecchie case coloniche del luogo, oppure dipinte in grandi riquadri irregolari con colori diversi che si alternano al bianco. Questo è il tratto distintivo che si ritrova anche negli edifici cittadini come la Hundertwasser Haus, nella quale ben si nota che, per il suo creatore, una casa più che di mura è fatta di finestre. Anche nella Kunst Haus – edificio abitativo nato dalla riconversione di un fabbrica di mobili – la filosofia del medico- architetto è evidente: curare la società dalla depressione causata da edifici monotoni e grigi senza possibilità di soluzioni creative e separati dal mondo naturale. Persino l’inceneritore di rifiuti nel quartiere Spittelau è stato trasformato in un gioiello di architettura: la torre termina con un comignolo degno di una casa di fata e il colore imperversa su tutti i lati, definiti dalle onnipresenti linee curve che accennano come dei larghi sorrisi.
Così Vienna, dietro l’aspetto regale ed elegante, nasconde un lato di sé fanciullesco e ludico, che prova la potenza delle leggi della fantasia anche all’interno del solido mondo del mattone.
Francesca Paolini
Francesca Paolini, martelive, martemagazine, Rubrica trip: note di viaggio, viaggi, Vienna