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Midnight in Paris, regia di W. Allen

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imagesIl trend è oramai chiaro da dopo Scoop: Woody Allen fa un film bello e un’altro meno. Così, dopo aver visto la scorsa stagione l’offensivo (per chi lo guardava) Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, siamo entrati in sala convinti di vedere, con Midnight in Paris, un film degno del miglior Woody.

Diciamo che le impressioni sono buone a metà: sicuramente un film carino, piacevole, simpatico ma nulla di più, il caro Allen può fare sicuramente di meglio.
Il regista decide di continuare il suo tour europeo dopo Londra con Parigi, aspettando la prossima opera, già conclusa e in uscita per l’anno solare, girata a Roma. Il regista ha scritto il film da solo e si è immerso completamente nelle atmosfere parigine più classiche e conosciute al pubblico, che lui tanto ama. Lo ha fatto ricomponendo la simpatica coppia di Due single a nozze con Owen Wilson e Rachel McAdams, anche se questa volta la loro storia d’amore non avrà il lieto fine del sopracitato film. Poco male, non è centrale nello sviluppo dell’opera, che in realtà non si sviluppa mai, rimanendo aggrappata alla passione di Gil (Wilson) per Parigi ed al suo amore per gli anni ’20. Sceneggiatore  hollywoodiano di grande successo, Gil vuole però provare a sfondare come scrittore di romanzi, e crede che sia proprio la capitale francese il luogo che gli darà la giusta ispirazione, approfittando di un viaggio con la sua fidanzata Inez (McAdams) e famiglia prima del loro matrimonio già fissato. Qui arriva l’unica primizia del film, attorno alla quale effettivamente la pellicola  gira: quando si fa mezzanotte, Gil si ritrova magicamente trasportato nella Parigi degli anni ’20, ed ha la fortuna di poter parlare e scherzare con personaggi del calibro di Picasso, Fitzgerald, Hemingway, ma anche di innamorarsi di una ragazza dell’epoca. Di questi viaggi temporali non potrà fare a meno, ma gli faranno anche capire che vale la pena vivere ogni presente, senza rimpiangere un passato mai vissuto, ritenendo che sia per forza di cose migliore dell’oggi. Da questa consapevolezza Gil è pronto a cominciare, apprezzandola, una nuova vita nel 2010.

Il film, come detto, probabilmente non è nulla di particolare, ma è molto intrigante l’idea di vivere la notte in un’epoca sempre sognata, conoscendone i protagonisti più ammirati. Un’avventura che sicuramente ognuno di noi vorrebbe provare con la propria epoca preferita, magari pensando sia necessariamente migliore del presente.
Un elemento dell’opera che salta agli occhi, lasciando in verità un po’ interdetti, è la recitazione di Owen Wilson, non per sue mancanze, ma per la volontà di Allen di vederlo esattamente come lui. Così in Wilson vediamo balbuzie, insicurezze, gesticolare incessante con le mani, esitazioni. Magari era un film che ad Allen sarebbe piaciuto vivere anche da protagonista, ma purtroppo non aveva l’età per farlo. Forse, almeno lui, sarebbe voluto nascere qualche anno dopo, piuttosto che in epoche precedenti.

Alan Di Forte

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