The Dark Side Of The Skiantos
Gli Skiantos sono un gruppo rock demenziale bolognese che ha poco bisogno di presentazioni, visto che sono in attività fin dagli anni Settanta e hanno inciso quattordici dischi più alcune raccolte, singoli ed EP. Con il loro cantante, Roberto Freak Antoni, abbiamo parlato di alcuni dei loro lavori, di un aspetto poco conosciuto di Luigi Tenco e dell’Italia di oggi e di ieri.
Il titolo del vostro ultimo lavoro “PHOGNA – The Dark Side Of The Skiantos” è un chiaro riferimento ai Pink Floyd, come mai questa scelta?
Perché sono uno dei nostri tanti miti dell’adolescenza, fanno parte del nostro bagaglio culturale, sono uno dei nostri punti di riferimento anche se noi non facciamo un genere che seppur lontanamente possa paragonarsi alla psichedelia dei Pink Floyd, non si può negare che in qualche modo i Pink Floyd abbiano influenzato anche noi con la loro visione della musica. Ciò è avvenuto nonostante gli Skiantos siano più sul rockettaro spinto, sul rock heavy e meno sulla psichedelia ma non si può negare che i Pink Floyd siano stati uno dei gruppi fondamentali perla nostra formazione.
In questo EP si nota anche un cambiamento nel linguaggio che usate, le canzoni sono più intimiste e il sound le segue…
Si perchè gli Skiantos da sempre fanno, e non possono far altro che riproporre nelle canzoni stati d’animo che appartengono loro e che fanno parte del momento esistenziale che stanno vivendo. Forse è anche ora di smetterla di pensare agli Skiantos caciaroni, rumorosi, solo rockettari e incapaci di introspezione, componente che invece hanno quindi perché non dare voce anche a questo altro aspetto dell’atteggiamento artistico, dell’arte. È un momento particolare forse di maggior raccoglimento, di maggiore riflessione degli Skiantos più maturi, forse più consapevoli. Forse il fatto di crescere o di invecchiare a seconda dei punti di vista e dei modi di dire porta di positivo che si diventa più riflessivi e l’introspezione quando non sconfina nella masturbazione mentale è un processo anche di autoapprendimento molto forte, dove per autoapprendimento intendo apprendere in automobile ovviamente (ride, ndr).
L’unico pezzo non inedito è una canzone di Luigi Tenco, “Uno di questi giorni ti sposerò”, perché questo autore e questo brano?
Questa è una fissa che mi è spuntata in testa da parecchio,ci piacerebbe raccogliere in un progetto futuro canzoni di Luigi Tenco nel suo aspettò più ironico e direi che la comicità di Luigi Tenco è una comicità molto ironica, molto sarcastica molto rivolta al sociale, al mondo circostante e alle ipocrisie della società contemporanea. Luigi Tenco è molto attuale e ci piaceva in qualche modo scoprire un cantautore per antonomasia come Luigi Tenco nei suoi aspetti più insoliti, meno frequentati. Si dice che Luigi Tenco, a partire dal suo aspetto, non fosse un allegrone, non fosse incline alla risata me, come ogni essere umano, è naturale pensare che anche lui abbia avuto i suoi momenti di ilarità. Ci piacerebbe cogliere questo aspetto meno frequentato di Luigi Tenco. Ci sono canzoni come “Un Giorno Di Questi Ti Sposerò”, che gli Skiantos hanno rifatto in questo EP, che sono la prova di quanto sto dicendo ma anche “Una Brava Ragazza” è una canzone femminista ante litteram per il nostro Paese che è sempre un po’ in ritardo rispetto al mondo anglosassone che detta le regole in questi nostri secoli. L’Italia un po’ retrograda ha avuto in Luigi Tenco un precursore della lotta politica femminista perché in “Una Brava Ragazza” fa un po’ il verso a tutti gli stereotipi maschili che definiscono la ragazza ideale e termina la canzone dicendo se tu fossi una brava ragazza mi saresti diventata così noiosa che non ti avrei nemmeno considerata! Io ho aggiunto nel finale “Le brave ragazze vanno in Paradiso, le cattive dappertutto” che mi sembra uno slogan contemporaneo adattissimo a quella canzone. Poi ce ne sono altre,come “Cara Maestra”, in cui si rivolge prima alla maestra dicendole che gli ha insegnato cose che poi la vita ha smentito, e poi al buon curato che dice che la chiesa è la casa dei poveri, ma gli chiede come può un povero sentirsi a casa sua se è rivestita di marmi preziosi, di quadri pregiati, di tappeti costosissimi.
Quindi il prossimo lavoro sarà su Luigi Tenco?
No,questa è una mia idea personale e siccome era piaciuta anche agli Skiantos l’idea dimettere un brano di Luigi Tenco insolito lo abbiamo messo come cammeo,come canzone guest star ma gli Skiantos faranno canzoni inedite, originali scritte ex novo per il prossimo disco. Quella di approfondire il lato sarcastico della produzione di Luigi Tenco è una mia idea personale ma per gli Skiantos è stato un episodio, non so se torneranno su Luigi Tenco.
State già lavorando sul prossimo album?
Come al solito essendo grafomani abbiamo sempre molta roba depositata nei cassetti e non so cosa ne faremo esattamente perchè abbiamo capito benissimo oramai da tempo che fare un disco non serve a nulla se non c’è un po’ di promozione: senza una spinta promozionale il disco te lo tieni in un cassetto perché non se ne accorge nessuno, non ha visibilità. Mi piacerebbe fare un disco una volta che si è trovato anche un modo per promuoverlo, ma senza avere l’esigenza di grandi numeri semplicemente ci piacerebbe che i nostri dischi avessero un po’più di visibilità. Il problema è che gli Skiantos ormai da troppi anni hanno l’immagine di quelli ingestibili e quindi non hanno supporti da manager e organizzazioni parabancarie che sostengono il progetto in certi casi come fanno per taluni artisti che presentano progetti e ottengono sostegno economico. Noi non abbiamo appoggi di sorta e quindi ogni volta ci chiediamo se vale la pena lavorare tanto su un disco per poi farlo ascoltare a pochissime persone. La cosa più importante non è fare il disco perché abbiamo sempre tanto materiale nuovo e inedito, il problema è che bisognerebbe avere la certezza che una volta fatto il disco questo possa avere un minimo di promozione altrimenti ha una vita brevissima ed è praticamente sprecato. Il problema per noi non è mai stato fare un disco, il problema per noi è che possa essere ascoltato, materiale ce n’è!
Di tutta la lunga storia musicale degli Skiantos, c’è un pezzo a cui ti senti particolarmente legato?
Ci sono diverse canzoni, una di queste è “Sono Un Ribelle Mamma” poi “Sbagliando Nota” dall’album Troppo Rischio Per Un Uomo Solo, che fu anche una delle ipotesi di nome che formulammo quando a metà anni ’70 nacque il progetto. All’inizio pensammo a “Il troppo rischio per un uomo solo” quindi un gruppo di gente che si presenta in una formazione collettiva perché ci sarebbe troppo rischio a presentarsi da soli, troppo rischio per un cantante, per un solista presentarsi da solo per cui ecco spiegato perché siamo in gruppo. Tornando alle mie canzoni preferite, “Sono Buono”è un’altra canzone nata da una mia personale intuizione che ho difeso fino alla morte perchè è una canzone strana. In origine doveva essere solo voce, batteria e percussioni, poi pian piano si èvoluto aggiustare la parte musicale rendendola più consona alla forma canzone per cui si sono aggiunti gli altri strumenti però in filigrana si riesce ancora a capire che l’intenzione era sperimentale, fare una canzone con solo voce batteria e percussioni. Poi semi metto qui a pensare ne saltano fuori ancora altre!
Beh è lunga la discografia degli Skiantos!
Noi diciamo sempre che quantitativamente, ma bada a non fraintendere solo dal punto di vista quantitativo, abbiamo fatto più canzoni dei Beatles! Naturalmente non mi permetto di paragonarmi neppure lontanamente ai Beatles: è solo una questione di quantità!I Beatles sono da sempre i nostri miti assoluti insieme ai Rolling Stones, ovviamente!
In Storyville su Radio3 hai definito il periodo del movimento studentesco degli anni ’70 come anni di pongo, oggi in che anni siamo?
Siamo negli anni dell’angolo ottuso! Gli anni di pongo sono in contrapposizione agli anni di piombo, gli storici revisionisti sostengono che gli anni della contestazione studentesca del 1977 siano stati gli anni del terrorismo,della P38 e basta, ma non è vero! Una minoranza parlava di violenza assoluta e di sconvolgere le istituzioni a mano armata. La stragrande maggioranza dei contestatori del ’77, i cosiddetti “indiani metropolitani”, i freak o freakkettoni che dir si voglia, era per la rivoluzione culturale, perla fantasia al potere, volevano che la creatività prendesse il potere, era un’utopia dichiarata, un modo per dire che interessava di più l’arte e la creatività dei grigiori del lavoro imposto al quale ci si deve rassegnare per sopravvivenza. Ad esempio “No al lavoro in poste solo per sopravvivenza, si a un lavoro che ti permette di esprimere la tua personalità”. Insomma era un rispettare le inclinazioni artistiche di ciascuno e rivendicare una democrazia assoluta, non più la supremazia del potere che schiaccia i cittadini ma una libertà generale per tutti tant’è che il movimento del ’77 sostenne il femminismo che ebbe la sua apoteosi proprio in quel periodo. Il femminismo fu la grande rivelazione per il nostro Paese che è il fanalino di coda anche nelle contestazioni. Era un modo per rivendicare la libertà dei più sfruttati, del soggetto più debole più costretto a coercizione, la donna in questo caso. Metaforicamente ci si sentiva tutte donne, ci si raccoglieva intorno alle donne sperando che loro stesse dessero l’indicazione per un futuro migliore, poi purtroppo la storia ci ha consegnato un futuro non proprio travolgente quindi anche il femminismo non è stata questa panacea che si pensava, questa soluzione che poteva essere purtroppo,però noi ci abbiamo creduto!
Il 9 ottobre avete partecipato al Deme’n’fest, festival dedicato alla musica demenziale, com’è stata questa esperienza?
Non è la prima volta che partecipiamo a un festival demenziale. Abbiamo partecipato a tante edizioni di Sanscemo a Torino e siamo stati in altri festival demenziali dove c’erano altri gruppi che come noi avevano scelto la poetica dell’ironia, del sarcasmo e della comicità in musica.
Perché in Italia risulta così difficile la satira e l’ironia viene spesso fraintesa?
Perché l’Italia è un paese a basso livello culturale, è un paese dove si ha difficoltà persino a capire le metafore, parlo di un livello medio, che è talmente basso da risultare a volte sconfortante. L’Italia è un paese molto poco sveglio dal punto di vista culturale, clamorosamente terzo mondo. In Italia vanno in classifica i Gigi D’Alessio la cui proposta artista è sentita e risentita, è quanto di più prevedibile si possa pensare, oppure vanno in classifica i cantantucoli che partecipano trasmissione quali Amici e X-Factor.
Però nel 2010 hai vinto il Premio Tenco per “per aver introdotto nella canzone italiana il concetto di “demenzialità”…
Si, perchè quanto detto non vuole dire che non ci siano delle isole di salvezza. Non so se sia da riferirsi a me che sono una persona normale che prova a fare delle cose con i suoi mezzi modesti, ma il fatto che la nostra ironia sia stata tanto fraintesa, mi porta a dire che siamo un paese sottosviluppato culturalmente. Noi Skiantos abbiamo vissuto mille fraintendimenti, siamo sempre stati giudicati ingestibili, e, se per un periodo è stato così, per il resto non abbiamo avuto di andare avanti di dimostrare che avevamo cose da dire, proposte interessanti o comunque molto convinte da parte nostra. Ci sono delle isole felici un po’meno prevedibili e banali dove ci si incontra con gente di nicchia e ci si riconosce, credo che il Premio Tenco sia una di queste isole. Ma parlo soprattutto per la sofferenza reale vissuta sulla nostra pelle di Skiantos con mille fraintendimenti proprio perché c’erano dei preconcetti culturali nei nostri confronti pesanti e discriminanti per cui mi difendo dicendo siamo un paese da terzo mondo. Poi però ci sono nicchie particolari come appunto il Premio Tenco.
Quindi non credi che si possa considerare un segnale di apertura nei confronti della musica demenziale?
No, non credo proprio sinceramente! Non a livello popolare, non a livello generale, è e sarà sempre una musica di nicchia perchè l’ironia in musica è sempre una faccenda particolare, praticata pochissimo in Italia, forse solo Enzo Jannacci e un pochino Rino Gaetano hanno fatto dei tentativi ma poca gente è riuscita veramente ad esprimersi in atteggiamenti comici nella musica. La gente alla fine quando deve scegliere un disco nei negozi va a comprarsi i cantautori, la musica cosiddetta”seria”.non oserebbe mai comprare un disco demenziale perché è un disco poco serio e la poca serietà è vissuta alla lettera come scarso livello di intelligenza. Io credo sia il contrario ma viviamo in un paese di stereotipi e che fraintende regolarmente le metafore il che è tutto dire. “Più stupide di così si muore” diceva Petrolini!
C’è un gruppo che ha raccolto la vostra eredità?
Mi verrebbe da dire Elio e Le Storie Tese, in maniera più furba e più avveduta di noi perchè loro hanno capito cheti devi riparare dietro a formalismi ineccepibili ovvero tutta la storia del suonare bene ma suonare bene è una delle componenti, non può essere la cifra più importante. Suonare bene deve servire per esprimere concetti interessanti mentre nel caso di Elio e Le Storie Tese è un po’ fine a sé stesso a mio parere. Poi ci sono altri gruppi, musicisti come Carena che hanno sviluppato discorsi ironici in musica interessanti ma anche altri. Nono sono tanti perché è molto difficile in Italia fare comicità con la musica. Farne una professione vera è durissima, più dura che essere un cantautore tradizionale tipico. Non rende molto fare musica demenziale in Italia!
Giuditta Danzi
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