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Super Caparezza!!!

Foto di Giacomo Citro
Foto di Giacomo Citro

ROMA- Sabato 10 Settembre, Auditorium Parco della Musica, sala Santa Cecilia. No, non è un concerto di musica classica, né un grande nome del jazz o della musica così detta “colta”, ad avere l’onore di debuttare su quel palco quella sera.

Ma è un grande debutto, quantomeno inusuale e curioso, perché ad attraversare il parquet di uno dei templi della musica classica romana è un cantautore italiano, per di più rapper, dalle forti influenze rockeggianti e sicuramente dal pubblico molto giovane.
L’atmosfera, all’entrata dell’Auditorium,  è divertente e inconsueta. Orde di ragazzini impazienti che indossano la maglia del cantante, accompagnati da genitori. E poi una percentuale di ventenni e trentenni non indifferente. Il sito già da capa1qualche giorno annunciava il sold out, perché a chiudere la tre giorni di Festival dedicato alla Puglia, Puglia Suona Bene, organizzato in collaborazione con Puglia Sounds (sì sempre lei!!!), è un pugliese doc, un Molfettese per essere precisi, che dalla provincia di Bari è partito da un bel po’ di anni ormai alla conquista dell’Olimpo musicale italiano con coraggio, ironia e fermezza e tanto tanto successo. Ovviamente stiamo parlando del grandissimo Michele Salvemini, meglio conosciuto come Caparezza.
E così mentre nella cavea, su di un palco sovrastato da luminarie in chiaro stile festa patronale pugliese,  suonavano i Nidi D’Arac, gli spettatori della Santa Cecilia venivano dirottati da un’altra entrata verso la sala già occupata da un giovanissimo cantautore di Bisceglie, Antonello Papagni che con i K.I.D. ha aperto il concerto del suo corregionale più noto.

Il clima della sala, seppur condizionata, era caldissimo ed elettrico, un clima da palazzetto dello sport. A cercare di raffreddarlo ancora, è  stata la neve finta con cui lo spettacolo è iniziato. Sul palco sotto la nevicata artificiale, introdotti da canti natalizi, due renne e un babbo natale dalle facce bizzarre e enormi, e un bimbo, che altri non è che Diego Perrone, seconda voce e cori dei live di Caparezza, che richiede con una letterina enorme un regalo. Un inizio in perfetto stile Caparezza, ironico, tagliente e divertente, che ci fa capire come nel corso della serata avremmo assistito più che ad un semplice concerto, ad un vero e proprio spettacolo con suggestioni di ogni tipo, visive, sonore e olfattive. Il regalo non tarda ad arrivare ed è così che da dentro una cassa enorme portata al centro del palco esce il beniamino del pubblico, un saltellante Caparezza che incomincia il suo live con un pezzo del disco precedente, “Ilaria Condizionata”. L’ acustica stranamente si prestava benissimo ad un concerto di questo tipo, le poltrone no. E’ così che già dal secondo brano che ha dato il nome all’album e al tour 2011, Sono il tuo sogno eretico, le comodissime poltrone dell’Auditorium sono state rimpiazzate da un più scomodo, ma sicuramente più consono, ammasso in piedi di gente IMGP6075urlante. Caparezza e la sua band incominciano col  trasformismo, aiutati da una scenografia, da costumi e da video eccellenti. Maschere da boia, fiamme infernali che escono dai monitor, scheletri, un dito medio gigante per annunciare il suo pezzo “Il dito medio di Galileo”, ghigliottine, bolle di sapone, maschere di ogni tipo etc.

E’ così che Caparezza ha portato avanti il suo show per più di due ore, tra momenti che strappavano un sorriso sincero e momenti che strappavano un sorriso ironico e amaro. Perché i suoi testi sono crudi e a volte anche violenti, perché parlano senza ipocrisia e manierismi della parte più nefanda del nostro paese, delle falde della nostra cultura, del falso benessere in cui viviamo, delle menzogne dello star system di cui lui stesso fa parte. E quindi dal nuovo album, “Chi se ne frega della musica”, “La marchetta di popolinno”, “Legalize the Premier”, e poi il momento più toccante con “Non sono stato voi”, e il primo singolo “Goodbye Malinconia”. E ancora grandi classici come “Tutto ciò che c’è” e “Vieni a ballare in Puglia”, e tanti altri ancora che è inutile elencare.
Parlare nei dettagli di uno spettacolo così intenso e bello è veramente molto difficile, ma sicuramente alla fine del capa8concerto è sorta spontaneamente una domanda: dietro le facce così sorridenti e sudate dei ragazzini, dei giovani, e dei loro genitori (che con mia grande sorpresa si sono rivelati più fan dei loro figli), il senso vero di quello che voleva comunicare il rapper pugliese si è instillato nelle loro menti?
Speriamo vivamente di si, perché la nostra cultura ha bisogno di gente capace di ascoltare e di criticare in modo onesto e personale, e negli occhi di quei ragazzini speriamo che rimanga acceso quel fuoco che abbiamo visto quella sera, grazie anche a Caparezza che non ha paura di essere accettato e bipartisan, che non ha paura di essere fuori dal tunnel, ma che fa sentire sempre e comunque la sua voce. Uno spettacolo da vedere e godere e in ultimo anche e soprattutto da pensare!

Valeria Loprieno
Foto di Giacomo Citro

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