Paolo Rossi, un giullare dei nostri tempi
Attore in teatro, cinema e televisione, nonché cantautore con alle spalle due partecipazioni al Festival di Sanremo e la collaborazione ai lavori di diversi artisti, tra cui Francesco De Gregori, Paolo Rossi è uno degli artisti più amati nel nostro Paese. Da sempre impegnato sul fronte politico, l’abbiamo intervistato dopo un’esilarante esibizione insieme ai Tetes De Bois al Teatro Valle occupato.
Cos’ha significato per Lei essere al Teatro Valle?
In questo momento, come in tutti i momenti di crisi, accadono delle situazioni anche abbastanza nuove grazie alle quali ti riconcili col tuo mestiere, col mestiere del teatro e comprendi la responsabilità che hai in questo momento.
Durante lo spettacolo al Valle ha coinvolto qualcuno dei partecipanti al laboratorio di improvvisazione che ha tenuto negli ultimi giorni in teatro, ma non è la prima volta che coinvolge il pubblico nei suoi spettacoli, che differenze ci sono col teatro tradizionale?
Anche quando abbiamo un copione fisso tendiamo a non ripeterlo mai e, anche se ridiciamo le stesse parole e rifacciamo gli stessi gesti, c’è differenza tra come dici un testo e come lo interpreti. Ogni sera è diversa e ogni sera è diverso il pubblico e nel teatro popolare reciti con il pubblico, non puoi far finta che non ci sia. Anche quando lavoriamo con le telecamere secondo me dobbiamo pensare di recitare con il mezzo e non per noi stessi.
Che rapporto ha col suo pubblico?
Ci vediamo spesso alle nove di sera e poi ci salutiamo alle undici e mezza – mezzanotte! (ride, N.d.R.)
Ha qualcuno affezionato che la segue ovunque?
C’è chi si affeziona in modo particolare allo spettacolo, all’artista e diventa col tempo una sorta di coscienza critica, perché può fare confronti e raffronti con gli spettacoli precedenti dell’artista.
Nel 1978 ha preso parte a Histoire du Soldat con la regia di Dario Fo, come ricorda questa esperienza?
È stato il mio primo lavoro! Ero un bambino e per la prima volta mi diedero una paga per una cosa che mi divertiva! Detto questo, che non fu un’emozione trascurabile perché capire qual è la tua strada è già tanto, ebbi la fortuna di incontrare un grande maestro, ma dopo devo dire che ne ho incontrati una sfilza perché ho lavorato anche con Giorgio Strehler, Carlo Cecchi, Giorgio Gaber e poi Jannacci, Emir Kusturica… insomma sono stato abbastanza fortunato!
Nel docufilm del 2009 Il Piccolo di Maurizio Zaccaro affermò che si dovrebbe tornare a vendere i biglietti per il teatro in edicola come gratta e vinci. Oggi,nonostante l’aumento del flusso di spettatori a teatro, si risente comunque della crisi, resta valida la sua proposta o ne ha di nuove?
Prima di tutto bisogna intervenire con senso di responsabilità verso chi fa questo mestiere e bisogna rivedere un po’ tutto. Queste situazioni, come il Valle, dove il 30 ci sarà anche un’assemblea, sperando di non ripetere gli errori delle assemblee degli anni ’70, sono ottime occasioni se si tirano fuori idee nuove, alternative originali che abbiano a che fare più con un’espressività lontana dagli schemi precostituiti così da far venire fuori qualche idea perché è di idee che c’è bisogno.
Eppure nonostante la crisi l’affluenza a teatro non è così bassa, anzi…
No,no! Il problema ce l’ha di più il calcio! Solo che il calcio ha Sky noi no (ride, N.d.R.)! Dovremo darci da fare anche noi con Sky!
L’improvvisazione spesso è stata usata dagli artisti teatrali anche per sfuggire alla censura preventiva dei testi, crede che oggi per portare alla ribalta alcuni temi esclusi dall’informazione main-stream ci vorrebbe che l’improvvisazione si espandesse al di fuori del teatro?
L’improvvisazione è una tecnica teatrale, ma non solo, molto italiana e secondo me può essere applicata ovunque, però attenzione perché l’improvvisazione non è solo estemporaneità, è anche ascolto, è anche disciplina, è anche allenamento, è anche sforzo di trovare idee quantomeno originali.
E nel giornalismo questo lo fanno?
Alcuni giornalisti sì altri no. Ma questo vale anche per gli attori!
Cosa suggerirebbe a un giovane che volesse iniziare adesso a fare teatro?
Gli darei una pacca sulla spalla e basta (ride, N.d.R.). Non suggerirei niente!
Teatro, cinema e musica: dove la troveremo prossimamente, oltre che al Teatro Marinoni di Venezia?
Con Mistero Buffo nell’umile versione pop tornerò a Roma in autunno!
Giuditta Danzi
Foto di Alessandro Sgritta
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