Misfits: In Questo Mondo Di Disadattati
ROMA- Lo storico Piper Club per una notte abbandona lustrini, disco music e ricordi beat, per vestirsi di Horror Punk. E’ il 16 settembre, sul palco i Misfits, sotto il palco tre generazioni di disadattati.
La band del New Jersey, classe ’77, capitanata da diversi anni ormai da Jerry Only (voce e basso) con ROBO (batteria) e DezCadena (chitarra) non delude le aspettative di tutti gli orfani di GleenDanzing storico leader della band, e racchiude sotto la sua ala dark/punk/ heavy/metal/rock /hardcore un pubblico alla stregua di un rave party primi anni ’90.
Lo show spazia tra pezzi storici (“Halloween”, “I turned in to a Martian”, “AstoZombiesgiusto” per citare le più celbri), alcune cover dei Black Flag (gruppo in cui Cadena militava), fino a qualche pezzo più recente: brani gradevoli, ma con uno smalto meno lucido rispetto ai primi, che anticipano l’uscita del loro nuovo lavoro The Davil’s Rain.
In realtà l’acustica del Piper Club (diciamolo uno dei posti peggiori in cui ospitare una band che fa così tanto rumore) non permette di godere della parte musicale, ma ROBO è sempre un portento a quella batteria e gioca con la doppia cassa con maestria e con una sana dose di imperfezione, che rende il punk perfetto.
Jerry è conciato per le feste. Una pettinatura che non lascia spazio alla fantasia, un look spaziale che esibisce con disinvoltura, peccato sia troppo impegnato a schivare l’assalto dei fan (che per fortuna o sfortuna a questo giro non ha cacciato con delicati calci a sud dell’osso sacro).
Dopo solo 10 minuti dall’inizio del live infatti, il palco con i tre zombie impegnati ai loro strumenti con tanto di teschio sulla paletta del basso, diventa un circo, nell’accezione peggiore del suo termine. Tutto il pubblico, giovani, adulti, donne, uomini, ragazze e ragazzi, fa a gara per salire sul palco e concedersi 15 secondi di gloria. Divertente il primo quarto d’ora, dopo un po’ assolutamente irritante.
Lo spettacolo a mezz’ora dall’inizio non era più incentrato sulla musica, o su chi era sul palco, o sulla storia che questa band, seppur con tanta ironia, ha scritto. Era un avvicendarsi di gente totalmente fuori controllo, fuori asse e fuori senno, che presa dalla goliardia totale faceva cose fuori dal comune senso del pudore.
Qualcuno si è fatto anche male, qualcun altro troppo ubriaco per rendersi conto delle sue azioni, e come un moto perpetuo giù dal palco c’era un pogo devastante. Insomma il termine disadattati tornava ciclicamente, forse per non dimenticare dove si era.
DezCadena, con i suoi lunghi capelli corvini e la faccia (volutamente) da morto, cerca di difendersi con la sua chitarra stridula e adorabilmente trash, ma la ritmica la fa da padrona e inevitabilmente ci perdiamo un pezzetto del gothictrio che in ogni modo si difende.
La carica dei tre è indiscutibile, questi hanno più di 60 anni eppure vanno ad alcool meglio di qualunque 20 enne in circolazione. Suonano come ossessi, forse davvero come morti viventi e Jerry Only indossa un sorriso smagliante per quasi due ore, forse si è davvero trasformato in un marziano. Nessun accenno di stanchezza, nessun fiatone, nessun momento di pausa, nessuno spazio alle parole. Solo musica: suonata, cantata, ironizzata, ballata.
Un concerto-evento, per l’unica data italiana della band che ha costruito le basi per l’heavy, che ha ispirato i Metallica che hanno riproposto e portato alla celebrità capolavori dei Misfits quali “Die Die My Darling” e “Last Caress”.
Insomma sembrava un qualcosa tra un concerto e un corto di Tim Burton, tra un film horror e un sobborgo americano.
Sicuramente sorprende vedere un tredicenne accanto ad un cinquantenne e tutti e due accomunati da una maglietta con tanto di teschio, oppure una signorina ben vestita e un tizio con una cresta raggiante col giallo paglierino intonare i cori all’unisono.
E pensare che il loro nome “The Misfits” deriva da un film del ’61 con due icone del cinema classico americano Marilyn Monroe e Clarke Gable, sembra quasi beffardo.
Tra spaccio di sigarette, birra calda, odore di cannabis e urla concitate sembra di essere nella Trenton anni ’80. Una grottesca gita fuori porta nel cuore della Capitale che solo una band del calibro dei Misfits avrebbe potuto regalarci.
Ornella Stagno
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