Dudu Manhenga: Stella d’Africa scalda il cuore
La prima touneè italiana della cantante Dudu Manhenga & Color Blu si è fermata a Montevarchi (AR), ospite di ValdarnoJazz e ha tracciato un’emozione indelebile. Alla formazione fondata nel 2001 da Dudu insieme al marito e batterista Blessing Muparutsa (Nicholas Nare, tastiere, Enock Piroro, basso) si è unito Max De Aloe (armonica cromatica), colui che ha sostenuto questo progetto.
Gli artisti hanno offerto al pubblico la grande possibilità di riscoprire il senso della musica. Semplicemente un’armonia profonda risultante dall’intrecciarsi di tanti colori, dal jazz alla tradizione africana. Soprattutto lei: Dudu Manhenga, voce del rinascimento africano, la cantate dello Zimbabwe, da più parti indicata come erede di Miriam Makeba, anche per il suo forte impegno sociale, tale da essere nominata dal ministro della istruzione, sport arte e cultura al Consiglio Nazionale per le Arti.
Alcune domande per conoscere meglio i protagonisti di questa avventura: Dudu Manhenga e Max De Aloe.
Dudu ciò che impressiona della vostra performance, oltre la bravura e la capacità, è l’energia, in particolare la tua. Da dove nasce tutta questa forza?
L’energia, in primo luogo, deriva dal fatto che è un dono di Dio. Agire dove mi trovo significa essere . Sono molto appassionata di quello che faccio e amo il mio lavoro veramante molto. Anche dal pubblico ricevo energia, qualsiasi atmosfera trasmetta, la prendo e lavoro con essa .. ed è sempre un’avventura. I musicisti con cui lavoro sono grandi e mi danno forza.
Sei impegnata fortemente per la difesa e l’affermazione dei diritti dell’uomo, in particolare, delle donne. Come senti il tuo Paese, in questo momento?
Nel mio Paese si è parlato molto di questi argomenti e così negli ultimi cinque anni ci sono stati alcuni cambiamenti, ma lil dialogo ha bisogno di essere supportato da azioni specifiche e soprattutto dalla pianificazione delle risorse. Parlare non è sufficiente, c’è bisogno d’interventi sul territorio per supportate delibere e implementazioni.
Che cosa significa essere una musicista nello Zimbabwe? Quali le difficoltà e le probabilità da quando hai iniziato a suonare?
E’ dura, ma il Signore ci ha dato la grazia. Siamo in grado di sostenere la famiglia. Purtroppo l’economia mondiale sta affrontando una crisi che taglia per prima entertainment e cultura. So che è stato così per l’Italia, e ciò vale anche per lo Zimbabwe che avuto ancora maggiori difficoltà economiche.
Nella tua musica si sentono i colori di tante musiche, è una naturale evoluzione della tua formazione umana e artistica, o nasce da una volontà precisa di ricerca?
Un equilibrio di entrambi. Sono molto attenta nel preservare la musica Ndebele, mia lingua madre, che mi ha fatto conoscere; sono decisa a mantenerne il suono.Il resto è solo come la mia anima comunica e come mi batte il cuore.
Immaginando uno scambio di doni tra il popolo italiano e il tuo popolo, quali potrebbero essere i doni.
Io non so se posso parlare per il popolo dello Zimbabwe nel suo complesso, ma sono sicura che le persone comuni come me, sarebbero felici di ricevere un’istruzione gratuita e assistenza medica per tutta la vita per tutta la mia famiglia.
L’Italia è come la avevi immaginata?
Avevo sentito parlare di quanto è bella, credo che gli italiani che mi avevano raccontato fossero molto modesti. E’ estremamente sorprendente la quantità di storia che ha, ancor più sorprendente è la quantità di beni conservati fino ad ora: impressionante!
Il sogno più grande di Dudu?
Crescere i miei figli affinchè siano indipendenti e pronti ad affrontare il mondo, in grado di contribuire al miglioramento mondiale.
Il tuo desiderio speciale per il vostro Paese, e per i popoli di tutto il mondo?
Il mondo ha bisogno di liberarsi dalla schiavitù mentale: troppe teorie ci stanno girando attorno. Sono sicura che Gesù è la risposta per il mondo di oggi. Tante cose vanno male, perché le persone non temono e onorano il Creatore e la Sua creazione. Tante ingiustizie sono causate da questo, abbiamo bisogno di correggere il modo di pensare delle persone.
Vuoi aggiungere altro su di te?
Mi sto preparando a essere un Ministro della parola di Dio, presto sarò un pastore cantante .. questa è un’altra avventura della mia vita. Il resto per me è normale.
Max De Aloe, nella sua vita artistica ha dato luogo a varie collaborazioni. Qual è l’elemento che la spinge a portare avanti un progetto con un artista invece che con un altro?
Penso che sia una miscela di varie cose. Prima di tutto sono una persone curiosa e mi piacciono sempre i progetti che possono solleticare un po’ la scoperta e il viaggio che si deve percorre per realizzarli. Poi sicuramentemi piace lasciarmi affascinare dall’estro e dal talento di artisti che spesso ho avuto la fortuna d’incontrare. Infine la collaborazione con artisti più bravi di me mi stimola e nello stesso tempo m’insegna sempre molto. Ho sempre cercato, fin da ragazzino, di suonare e confrontarmi con musicisti e artisti più talentuosi e capaci di me. E non per sfida, ma per imparare e per godere del loro talento. E’ un privilegio raro godere del talento di grandi musicisti e potere condividere sul palco o in sala di registrazione delle esperienze con loro.
Ci racconta com’è avvenuto l’incontro con Dudu Manhenga e Color Blu?
Lo scorso ottobre ho avuto l’occasione di fare un tour musicale in Mozambico, Sud Africa e Zimbabwe. Ogni sera oltre al concerto della nostra formazione italiana si esibivano anche artisti africani con cui spesso si
suonava insieme. Ad Harare, in Zimbabwe ho conosciuto Dudu e il suo gruppo ed è nato un feeling istantaneo. Senza neanche accorgermene mi sono ritrovato sul palco a suonare con loro. Così, grazie anche all’aiuto del grande Paolo Pettini che lavora per l’ambasciata italiana in Zimbabwe, è nata l’idea di un tour con Dudu e il suo gruppo e me in Italia. Il contrabbassista Gianmarco Scaglia (co-direttore artistico di Valdarno Jazz N.d.R.) con me in Africa, ha messo a disposizione subito la sua ospitalità al Valdarno Jazz Festival e così è nato tutto.
Nel vostro concerto si sente una fresca fluidità musicale: l’emergere di una musica naturale, originaria, creata dall’energia e dal ritmo. Qual’è l’alchimia che crea ciò?
In questi concerti in tour per l’Italia abbiamo suonato i brani del repertorio di Dudu. Musica con pochi accordi, ma con una grande carica ritmica, arrangiamenti intelligenti e l’energia e il carisma di Dudu che è una cantante strepitosa a cui auguro un futuro radioso. Io mi sono limitato a suonare cose semplici, lasciandomi trasportare dal feeling e sicuramente qualche cosa che c’è nella pancia e nel cuore di ogni musicista. Tornando a Dudu Manhenga penso che lei sia una vera regina del palcoscenico. Sa cantare bene, sa fare spettacolo, ha carisma, grande determinazione e volontà, storie affascinanti da raccontare, brani accattivanti e un bel gruppo che la sostiene. Inoltre é trasversale ai generi e alle tipologie di pubblico. Funziona nello stesso modo sia in un concerto gratuito in una piazza d’estate, sia su un palco di un prestigioso festival jazz. Lei sa cos’è fare spettacolo e sa che se davanti a sè ha un pubblico che le sta dando fiducia nell’ascoltarla e quel pubblico va ricambiato con grande impegno e dedizione.
Maria Luisa Bruschetini
Dudu Manhenga, Intervista, Maria Luisa Bruschetini, martelive, martemagazine, musica