Tra Taranta e Police accade Steward Copeland
ROMA- Tutti lo conoscono come uno dei più grandi batteristi della storia rock-pop mondiale. Viene direttamente da una delle band che nell’arco di 7 anni, dal 1977 al 1984, ha fatto la storia della musica. Una band che ci ha lasciato in eredità un repertorio indimenticabile, pezzi tra i più noti del grande rock mondiale, perle di straordinaria bellezza.
Una band dal leader carismatico e dall’energia inesauribile, che ha lasciato in giro per il mondo una grandissima quantità di fan fedeli, attenti e ripagati in parte dalla inaspettata reunion del 2007. Sto parlando dei The Police, capitanati dal grande Sting.
È da lì che parte il viaggio del nostro protagonista, dalla sua fortunata carriera di batterista della band formatasi per sua iniziativa.
L’avevo lasciato nel 2003 che concertava e sconcertava migliaia di persone accorse alla Festa della Taranta in Puglia, precisamente a Melpignano, in quello che poi sarebbe diventato uno degli eventi immancabili dell’estate italiana. Ed era un binomio perlomeno bizzarro, un binomio che però già denotava allora quanto Stewart Copeland fosse eclettico, curioso, innovativo e geniale.
Lo abbiamo ritrovato lo scorso 24 Giugno, con tutta la sua folle energia, nell’ambito del Festival della Casa del Jazz. Ed è proprio dopo la sua esperienza con la Notte della Taranta, che Copeland ha avuto la voglia e lo stimolo di scrivere la sua autobiografia Strange Things Happen, uscita in Italia per la casa editrice Minimun Fax, occasione che ha spinto il batterista a riunire un po’ di amici, colleghi, fan musicisti e portarli in giro per il mondo in quello che è stato denominato Strange Things Happen Tour.
La serata, aperta per onor di cronaca, dal non troppo esaltante gruppo di Jordan Copeland, figlio di Stewart, gli Hot Head Show, è iniziata come una chiacchierata tra amici, capitanata dal giornalista Gino Castaldo, che ha riunito sulle poltroncine del palco l’immancabile tastierista e amico di Copeland, Vittorio Cosma, il primo che lo ha portato in Italia e che ha avuto l’onore di suonare con lui in vari progetti, il traduttore del libro e lo scrittore star della serata che ha intrattenuto il pubblico con le sue battute ironiche e taglienti e i suoi video sui back stage dei Police.
Dopo una mezz’ora di chiacchiere e di introduzione al libro, finalmente sul palco è salita la band atipica assemblata da Copeland per l’occasione: Armand Sabel Lecco al basso, bassista di Paul Simon e di tanti altri grandi, Cesare Petricich chitarrista dei Negrita, Giovanni Imparato alle percussioni, Alberto Tafuri al piano e alle voci un susseguirsi di cantautori nostrani tra i più apprezzati: John De Leo, Max Gazzè e Niccolò Fabi.
Una serata allegra e varia, che se non avesse avuto dietro il nome di Copeland, non avrebbe riscosso tanto successo. Il parco della Casa Del Jazz era pieno di nostalgici dei Police, non sicuramente delusi dalle qualità tecniche e musicali del batterista, quanto dalla durata esigua del concerto. Tra tutti, il momento più intenso è stato quello con Niccolò Fabi, che ha sfoderato una voce inusuale, e ha cantato con una passione da fan al limite dell’imitazione del grande Sting.
Contenti dell’interessamento di Copeland per il nostro paese, aspettiamo che ripassi con un progetto musicale più completo e elaborato.
Valeria Loprieno
Foto di Francesco Desmaele (www.desmaele.com)
Casa del Jazz, martelive, martemagazine, musica, Report Live, roma, Steward Copeland, SZteward Copeland, Valeria Loprieno