Cazzo ne sapete voi del Rock’n’Roll
[L’ILLETTERATA]
E ci sarebbe da chiederselo a volte, quando si ascolta certa musica quantomeno opinabile. Rock’n’Roll come sistema di vita, come influsso vitale, come esperimento ben riuscito della società del ‘900, alla ricerca di un’espressione, di un’alternativa, di uno sfogo.
Sarà per queste riflessioni che quando mi è capitato tra le mani il cofanetto degli Amelie Tritesse non ho saputo resistere alla tentazione ed ho cominciato a leggere avidamente, e ad ascoltare altrettanto avidamente.
Cazzo ne sapete voi del Rock and Roll, edito dalla NdA Press, è il tributo che gli Amelie Tritesse danno alla musica e alla concezione moderna del rock, a quello stile di pensiero che influenza ogni singolo momento della giornata.
Un read’n’rock senza pausa, dove i 10 racconti brevi di Manuel Graziani, recitati dallo stesso Graziani vengono accompagnati e avvolti da un tappeto sonoro e illustrati da Fabrizio Pluc Di Nicola con immagini dirette, toccanti, esplicative, molto on the road.
Né mondi fantastici, né donnine col nasino all’insù, Amelie Tritesse è un progetto nato nella provincia della provincia, fatto di parole e suoni, voci e strumenti, letture e canzoni: un read’n’rocking in presa diretta, in
un ciclico gioco di sottrazione che si posa sulle canzoni sgualcite di Paolo Marini (voce cantante, chitarre & basso), i suoni elettronici di Giustino Di Gregorio (suoni, piano e arrangiamenti) e il battere sensibile di Stefano Di Gregorio (batteria, percussioni friendly & basso), per poi entrare in tackle scivolato sulle
caviglie delle storie di Manuel Graziani (voce narrante, batteria e basso).
Un progetto ambizioso e completo, che investe i sensi e il cervello, imbevendolo di informazioni, sensazioni, storie di oggi e di sempre, Cazzo ne sapete voi del rock and roll, più che un progetto musicale diventa a pieno titolo un mix armonico e articolato di letteratura e musica, che in piena tendenza del futuro si sposa bene con gli audiolibri in commercio.
Già in copertina la donna che ci guarda lo fa con lo sguardo profondo e irridente di chi la sa lunga, aprendoci ad un cofanetto di racconti, canzoni, illustrazioni, storie di ordinaria vita di provincia e ambientazioni sonore tra garage-rock e folktronica, come fosse un cofanetto che cela un piccolo tesoro. E il tesoro sono quegli scorci di quotidianità che, grazie ai chiaro-scuri dell’ironia, descrivono la parte più intima della provincia italiana e della vita di ognuno: amici, amori, vita famigliare, tutto contribuisce a costruire la storia, quella personale, quella sociale, quella ordinaria.
Storie, piccoli cammei che tengono inchiodati all’ascolto, raccontate con l’ausilio della voce narrante, ma anche con la melodia musicale, a volte scarna, a volte più organica, o anche solo con la ritmica cangiante delle linee di basso, che sfocia così in un rock intimo, però dai ritmi ipnotici e dalle interessanti costruzioni elettroniche, mai banali.
Tutto lascia pensare che carne al fuoco ce n’è: un gruppo da scoprire, un libro da scoltare e musica da leggere, cosa si può desiderare di più?
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