Buonanotte Punpun!
[STRIP-TEASE: FUMETTI MESSI A NUDO]
Quello di Punpun è un mondo strano. Un mondo bizzaro quasi quanto il nostro. Un mondo iperreale, filtrato attraverso gli occhi di un bambino di 12 anni, che poi forse non è nemmeno del tutto un bambino. Punpun ci appare infatti come un uccellino stilizzato, con indosso una vestaglia a caduta larga che gli garantisce un perfetto look da fantasmino.
Titti col sedere di Casper, potremmo dire. E inoltre, forse a causa di un’inversa concatenazione genetica, in virtù della quale i figli possono tramandare i propri tratti somatici ai loro rispettivi genitori, anche i parenti di Punpun sono degli abnormi volatili bidimensionali. Una peculiarità fisica che vale tanto per il padre, disoccupato alcolista con il vizietto della violenza domestica, quanto per la madre, maniaca depressiva con una riscoperta passione per il suicidio, così per lo zio, disoccupato cronico che alterna la sensibilità filosofica al puro e semplice fancazzismo in età avanzata. Ed è proprio grazie al fratello di sua madre, ateo convinto, che Punpun ha scoperto un modo più rapido delle preghiere per poter parlare direttamente con Dio (un simpatico e sorridente occhialuto con i capelli da pazzo), soprattutto nei momenti più critici e tristi. “Trilla, gira e oplà!” è la formula magica che gli permette di rivolgersi al suo creatore, sempre foriero di saggi consigli, ma mai adattabili al contesto in atto.
Tuttavia il resto del mondo non ha affatto l’aspetto di un cartoon dal tratto disimpegnato. Punpun si muove in una realtà a tre dimensioni (anche quattro, se consideriamo quanto precocemente può evolvere un preadolescente nell’arco di pochi mesi): il terribile mondo dei bambini, nient’affatto edulcorato e spesso duro quanto quello degli adulti. E al contrario, sono proprio gli adulti ad essere infantili ed enfatici, vittime dei loro stessi comportamenti estremi e bizzarri, e quindi irrimediabilmente pericolosi. Tra avvocati molleggiati, adepte di culti new age, professori nevrastenici e vicepresidi pronti a far tana ai propri superiori, non c’è davvero da far affidamento sui grandi.
E spesso non c’è da fidarsi nemmeno dei propri amici, inadatti a comprendere i drammi dell’amor cortese e capaci soltanto di dar la caccia a film e riviste “puorno”. La vita di Punpun è così scandagliata in lunghe giornate, a cavallo tra i problemi familiari, le scorribande con gli amici, e la bellissima Aiko, bambina della quale è segretamente (ma neanche poi tanto, visto che si dichiara quasi da subito) innamorato. E sarà soprattutto il suo amore per Aiko, oltre a un conseguente susseguirsi di sensazioni e turbamenti sessuali, a sancire il suo lento passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
Con Buonanotte, Punpun, Inio Asano riprende così uno dei suoi concept più riusciti dai tempi de Il Campo Dell’Arcobaleno: l’analisi adulta e totalmente rispettosa del mondo dei bambini. Un’idea che si accompagna perfettamente con le nevrosi tipiche dei Peanuts di Schultz, anch’essi calati in un contesto sociale difficile e con regole proprie, ma meritevole di essere descritto in tutta la sua complessità. Tanto nei Peanuts quanto in Punpun, i ragazzini non sono semplicemente dei piccoli adulti, nè rappresentano la caricatura di ciò che siamo noi. Anzi, è proprio la loro inaspettata maturità a ricordarci che nemmeno noi a undici anni eravamo poi così sprovveduti e ingenui. Asano sconfigge così il muro di imbarazzo legato alla nostalgia preadolescenziale, e ci illustra una società under 14 drammatica tanto quanto la nostra, che crede nel futuro ancor meno di noi (la piccola Aiko non fa altro che parlare di esodi umanitari da un pianeta morente) e che cerca costantemente di scrollarsi dalle spalle il peso della propria innocenza maledetta.
La narrativa di Asano è inaspettata e surrealista (o persino viscerrealista, per dirla alla Roberto Bolaño), con un senso della sequenza che travalica i classici stilemi del manga, fino a sviluppare un equilibrio grafico fatto di splash pages all’americana e dinamismo nipponico. Oltre a una delicatezza nell’esporre i fatti degna de “Il favoloso mondo di Amelie”, solo con un pizzico di realismo (viscerale?) in più.
Edito da Panini Comics e giunto ormai al suo secondo tankobon, “Buonanotte Punpun” è un seinen consigliato a chi ha perso da tempo l’entusiasmo per l’intrattenimento tipico del manga adolescenziale, preferendo invece il minimalismo delle vicende umane e una narrazione semplice ma mai noiosa.
Giampiero Amodeo
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