Luminal_ Io non credo
Fare un percorso rivoluzionario sventolando la mediocrità di questa società e le sue sconfitte, tra frammentazione del paese e quella dell’individuo: ecco come festeggiano i 150 anni d’Italia i Luminal, unendo rivoluzione, poesia, morte ed esistenza in un’invettiva sociale, Io Non Credo.
Si tratta di un indie rock dai ritmi leggermente più smorzati rispetto al primo lavoro discografico, più melodico e orecchiabile e che rimane comunque legato a doppio filo con il cantautorato con cui si erano presentati nel 2009. Se poi aggiungiamo i picchi new wave e post punk in cui si ritrovano a dimenarsi le due voci dei Luminal, anima e conflitto di quel discorso che caratterizza immutabilmente il loro sound. Dunque un lavoro più intenso Io non credo, in cui a raggiungere i picchi di massima convinzione è sicuramente la voce di Carlo Martinelli che ci ricorda la carica ossessiva, fatta di energia ed ipnosi di Giovanni Lindo Ferretti. Una dicotomia vocale questa, in cui spetta ad Alessandra Perna il ruolo di graffiante istigatrice, che dà più colore ad un lavoro così ben strutturato da un punto di vista propriamente tecnico e che si annoda su tematiche che fanno a pezzi l’essenza umana per poi fonderla e lasciarla lì deformata.
Sono proprio le tematiche, infatti, a cambiare rispetto al disco di esordio del 2009 (Canzoni di Tattica e Disciplina), una sorta di riflessione sull’anniversario che ha investito l’Italia nel 2011, in cui rimane però a dare una particolare cifra stilistica l’aggressività dei testi, il modo di vedere e suonare stati d’animo con uno spirito insurrezionale, amaro, aggressivo e tagliente.
Un esplosione di rock che gronda emozioni dalla prima traccia, “Signore E Signori Dell’Accusa”, un’affascinante rincorsa, rivoluzione e conflitto personale tra un’Io e un Sé incandescenti. Un rock urlato, poi, che ci accompagna alla title track, “Io non credo”, vorticosa rassegna delle ampie potenzialità strumentali della band, passando per “Non è ancora finita, babyblue” – tra le migliori dell’album – splendida, trascinante e intensamente teatrale: un calderone in cui risplendono le ritmiche trascinanti di Alessandro Catalano e Alessandro Pieravanti, e una voce da togliere il fiato in una ricognizione sull’inscindibile legame che tiene insieme dolore e desiderio.
Da segnalare, ancora, le atmosfere scure e delicate di “Il giorno sulle colline”, quelle struggenti de “L’ultima notte” e la poesia di “Niente di speciale” che si avvale, inoltre, degli archi Nicola Manzan (Bologna Violenta). Ottima la conclusione di “Tutti gridano è finita”, arricchita – come in “Si può vivere” – dal tocco di piano di Andrea “Fish” Pesce (tra i fondatori del collettivo Angelo Mai e di Bluemotion), capace di lasciare in bocca un sapore dolce, instabile, e una voglia nascosta di rimettere il cd daccapo.
TRACKLIST
1. Signore E Signori Dell’Accusa
2. Io Non Credo
3. Si Può Vivere
4. Non E’ Ancora Finita, Babyblue
5. IL Giorno Sulla Collina
6. Niente Di Speciale
7. Alle Gegen Alle
8. L’Ultima Notte
9. Tutti Gridano E’ Finita
Emiliana Pistillo
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