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Giorgio Canali spinto dall’onda e poi il ritorno

Foto di Antonio Coppola
Foto di Antonio Coppola

 

Sto per incontrare una delle colonne portanti del punk italiano, come selezionare le domande da fargli?

Questi i dilemmi che mi hanno assalito negli istanti che hanno preceduto il mio incontro con Giorgio Canali, una di quelle persone che stimo, non solo per quello che hanno rappresentato e rappresentano tutt’oggi per la scena musicale italiana, ma anche per la fortuna che hanno avuto nel poter vivere un periodo così intenso e produttivo.


Nel momento in cui è arrivato all’Alpheus (poco prima del soundcheck per il concerto del secondo appuntamento del MArteLive 2011), tutti i timori si sono dissolti. Lui: con il suo sguardo lucido, ha voglia di raccontarsi, ripercorrere insieme la storia della musica e scoprire con soddisfazione quella di oggi.

Questa sera vi esibirete al MArteLive e avete deciso di celebrare una band che ha GiorgioCanalis2.10-05all’attivo solo tre anni di attività. Infatti i Joy Division hanno cessato di fatto di esistere insieme al loro cantante Ian Curtis, morto suicida nel 1980. Cos’hanno rappresentato per quell’epoca?
Tre anni già. Ma quali anni? Quello era il periodo in cui io ero adolescente. Io nasco musicalmente nel periodo in cui si afferma il punk e la new wave, e dire Joy Division per me equivale alla musica che ho ascoltato molto e che mi ha influenzato tantissimo. Scoprire che si poteva fare musica con quattro note messe insieme male ed evocare atmosfere così lugubri, cosa che non era mai stata fatta prima e crescere a pane e new wave ti segna. Ci sono gruppi che nonostante io abbia cambiato genere ancora ascolto, tra cui appunto i Joy Division, i Tuxedomoon e i Talking Heads del primo periodo. Fanno parte del mio mondo e del mio modo di sentire la musica ed emozionarmi.

C’è un fine didattico in questa vostra iniziativa?
GiorgioCanalis4.10-05Guarda in realtà questa è una cosa che nasce sotto la spinta delle Istituzioni: lo scorso anno, è stato infatti il 30° anniversario della scomparsa di Ian Curtis, e un po’ ovunque ci sono state delle celebrazioni. L’Ater – Associazione Teatrale Emilia Romagna – ha organizzato un’intera settimana dedicata ai Joy Division e noi ci siamo inseriti all’interno della manifestazione.

L’Emilia Romagna è da sempre un terreno fertile e produttivo…
Sì. Adesso si sta cercando di fare fuori tutto ciò che è cultura e tutti quei momenti in cui è possibile vivere insieme, uscire la sera. Come lo stare fuori da un bar, d’accordo, anche WM_10052011_CanalisPlayJoyDivision_big_01ubriacandosi, ma soprattutto scambiando idee, lo stanno vietando ovunque. C’è un disegno superiore, stanno cercando di far diventare il nostro un Paese di vecchi. Invece noi, attraverso la musica anche “dei vecchi” (ride), ovvero la musica di trent’anni fa, questa sera aggiriamo l’ostacolo e stiamo insieme. La verità è che dovremmo buttare giù a picconate la televisione, abbiamo ancora Internet, ma ci stanno togliendo anche quello, se consideri che siamo il Paese in Europa con la velocità di navigazione più bassa. Eravamo all’avanguardia, adesso facciamo cagare…

Giorgio Canali è anche produttore musicale, quale pensi siano oggi in Italia i gruppi che si stanno muovendo di più?
Mah… Sicuramente quelli legati a La Tempesta, che non è neanche un’etichetta discografica, ma un consorzio di menti che ha creato il più grande marchio indipendente. Poi in generale vedo WM_10052011_CanalisPlayJoyDivision_big_06che ogni città ha il suo movimento che funziona, sarà che adesso è molto più facile fare musica, registrare ed esprimersi. Credo che in generale sia un buon momento, nonostante stiano tentando di spegnere gli eventi musicali, limitando la somministrazione degli alcolici, riducendo gli orari per poter ascoltare musica e tentando di spaventare con i continui posti di blocco all’uscita dei locali. Alla base c’è tanto di buono e MArteLive ne è un esempio…

Giorgia Burzachechi
Foto di Andrea Febo & Daniele Rotondo

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