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A Serbian Film, regia di Srđan Spasojević

A_Serbian_Film_-_locandina

A_Serbian_Film_-_locandinaMiloš (Srđan Todorović), ex stella del porno, ha lasciato la scena ed ora fa una vita tranquilla e rilassata con la bellissima moglie (Jelena Gavrilovic) e il figlio infante.


Purtroppo i soldi messi da parte nel corso degli anni passati nel porno stanno finendo e Miloš e la sua famiglia si trovano a ridosso di una crisi finanziaria, alla quale l’uomo di mezza età non sa come rimediare, se non tornando a fare ciò che ha fatto per l’arco di una vita intera.
Un giorno una collega di vecchia data contatta Miloš per la sua collaborazione ad un singolare progetto: prendere parte al film definitiv,; una pellicola che si prefissa di trascendere qualsiasi genere e che si propone ambiziosamente di fare la differenza in Serbia e nel mondo. “Arte; vita” assicura il regista.
In cambio Miloš riceverà un cachet impressionante e i suoi cari saranno praticamente mantenuti ad vitam. Le condizioni sono che l’attore deve essere tenuto all’oscuro riguardo la sceneggiatura e alle varie situazioni di produzione del film, semplicemente limitandosi ad avere un amplesso con qualsiasi cosa gli venisse posta davanti nel corso delle riprese, come fosse una scopereccia cavia da laboratorio costantemente monitorizzata. L’escalation di situazioni porterà Miloš, e di conseguenza la sua famiglia, in un vortice di violenza nel quale, anche se terribile, impensabile e cruenta, prevale di gran lunga la componente di sottomissione ed annientamento psicologico.

Più che una semplice pellicola un rito di iniziazione dal quale si esce inesorabilmente uomini (o mostri?), a A-Serbian-Film-006prescindere dal fatto che tu sia maschio o femmina. La componente mitologica e letteraria, nonostante le atrocità di cui il film è intriso, e alle quali lo spettatore non può evitare di cedere prostrandosi emotivamente, risulta variegata ed oscilla dall’abusato (ma sempre molto efficace) patto con il diavolo del Dott. Faust, alla disperata missione di recupero del talentuoso Orfeo nei confronti di Euridice.
La fotografia e le sinistre situazioni Lynchiane sono più che evidenti, specie nelle parti dedicate al film nel film e che lo spettatore scopre letteralmente, e con il suo stesso disappunto, assieme a Miloš.
La sceneggiatura è lodevole nella sua costruzione graduale di violenza e follia: una violenza ed una follia alle quali l’apice del finale conferisce la più onesta conclusione possibile e plausibile, restando perfettamente in linea con l’idea originaria. Grazie a Dio, qualche elemento gore d’umorismo nero pece, nonché di sessuale goliardia, stempera verso la conclusione facendo storcere il naso allo spettatore permettendogli così una frazione di secondo per riprendersi, altrimenti visionare la suddetta pellicola risulterebbe un lavoro a tutti gli effetti.
Se avete apprezzato Antichrist, nella sua stranezza e sinistra crudezza, il prossimo gradino è senza dubbio A Serbian Film.

Luca Vecchi

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