Zibba: “in ogni volto ci trovo la totalità della vita”
Una musica onnicomprensiva, solare, ariosa, mai dispersiva, che tocca a fondo le corde dell’anima. Questo è Zibba e con lui ci sono gli Almalibre, artisti, amici, musicisti di livello che lo accompagnano nella sua avventura artistica.
Un nuovo, splendido, terzo album, Una cura per il freddo (Volume!/Universal/Cramps) che è un vero e proprio gioiello; la partecipazione al progetto La leva Cantautoriale degli Anni Zero (MEI/Tenco) e una partecipazione inaspettata al Premio Tenco edizione 2010 per non dire poi l’ultima novità: sarà ospite della Dandini a Parla con me proprio in questi giorni. Non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di farci una chiacchierata amichevole, quando lo abbiamo incontrato a Roma…
Buongiorno Sergio (aka Zibba), come va?
Bene, mattinata serena direi…
Senti un po’, ma il tuo nome artistico, Zibba, da dove viene?
In realtà si tratta di un soprannome che mi è stato dato ai tempi del liceo, e me lo son tenuto semplicemente perché ero troppo pigro per cercarmene un altro. Negli anni è diventato quasi il mio nome, mi chiamano tutti così ormai.
E gli Almalibre, le “anime libere”, hai qualcosa da dire in vostra discolpa?
Ecco loro non sono solo la band che mi accompagna, sono una sorta di “famiglia” per me, perché siamo molti amici e condividiamo diversi aspetti della vita, comprese le modalità di pensiero. E questo ci arricchisce molto e ci permette di lavorare sempre con rispetto e stima reciproci.
Una grande famiglia che si crogiola nel commissionare generi musicali diversi creando un progetto molto interessante e molto sentito…
Avendo tutti radici musicali differenti, ci permettiamo di andare a sfiorare tutte le atmosfere della musica, almeno le più avvicinabili. Andrea Balestrieri, il batterista, che è uno storico della band (sono 13 anni che suoniamo insieme) ha un’estrazione pop che fa di lui una sorta di macchina del tempo che quando usciamo un po’ troppo dal seminato ci aiuta a ritornare nell’ambito. Poi c’è Fabio Biale, il violinista, che è orientato alla musica irlandese con atmosfere molto aperte, ariose. C’è Daniele Franchi, chitarrista, uno degli ultimi arrivati, di estrazione decisamente rock che ultimamente si è rivolto al blues, che è molto vicino alla musica che io ho sempre ascoltato. E c’è Stefano Cecchi, bassista, che io definisco splendidamente settantino, perché si riporta nelle dita proprio quelle atmosfere. Infine, Stefano Ricci, sassofonista molto free lance, anche perché non suona sempre con noi, che porta in dote i suoi colori jazz. E’ questa la band degli Almalibre.
Una cura per il freddo: un disco che ti fa sognare il caldo, l’estate, ti fa volare con la fantasia, curando quelle fredde giornate invernali che sembrano non finire mai. Che genesi ha avuto questo disco e come lavorate voi, in generale, ad un nuovo progetto?
Tendenzialmente io scrivo di tutto quello che mi capita, perché è una cosa di cui proprio non posso fare a meno, compongo delle cose anche solo chitarra e voce o pianoforte e voce, poi quando arriva la necessità, la voglia di fare un disco, sottopongo tutto alla band e da lì si parte. Nel caso particolare di Una Cura per il Freddo, metà disco lo conoscevamo tutti, l’altra metà la conoscevo solo io, quando ci siamo trovati in questo teatro dove abbiamo registrato le parti ritmiche e buona parte di quelle strumentali. Abbiamo arrangiato sul momento, così che le atmosfere che ne risultano sono fresche. Non mi piacciono le cose troppo studiate, l’approccio tipicamente blues dell’improvvisazione è quello che mi si confà di più e si addice un po’ a tutti noi. Questo disco ha avuto una gestazione particolare, perché è nato in giro per l’Italia e per il mondo, quindi si porta dentro atmosfere diverse, infatti in sede di registrazione mi sono preso del tempo per andare a Dublino e a Parigi proprio per riprendere quei suoni che mi ricordavano i momenti in cui avevo scritto le canzoni. Un lavoro artistico decisamente ampio, arioso.
Ma il titolo dell’album ha una ragione di vita particolare?
E’ una sorta di omaggio che ci è venuto spontaneo fare alle persone che ci seguono. Una delle frasi più belle che ci sia mai stata detta è proprio: “la vostra musica scalda il cuore” e questa è una cosa che ci è sempre rimasta molto impressa. Tra l’altro questa frase insieme al titolo dell’album precedente (Senza smettere di far rumore N.d.R.) sono tratte da un mio racconto, scritto tanto anni fa, quindi non è detto che il prossimo progetto non prenda di nuovo spunto da quello, che, magari rimarrà sempre inedito, ma continuerà a suggerirmi titoli per i dischi…
O magari potresti inserirlo nel booklet del prossimo disco…
E perché no? Potrebbe essere un’idea!
Zibba hai chiuso il 2010 in bellezza: la partecipazione al Premio Tenco e una tua canzone che è finita nella compilation edita dal MEI e dal Tenco, La leva cantautorale degli anni Zero. Dove stai andando Zibba, cosa vuoi fare?
In primo luogo portare avanti il mio obiettivo: comunicare agli altri utilizzando la musica. Io credo di essere una sorta di disadattato sociale, perché non mi trovo molto bene nella società in cui viviamo. Credo che una società fatta di persone abbia un potenziale maggiore rispetto a quello che vediamo e viviamo, questo a volte mi spaventa, soprattutto quando vedo eccessi di violenza o di non cura della propria vita e della propria spiritualità, per cui credo che per noi che siamo su un palco sia quasi un obbligo portare dei messaggi di gioia, di valore, alle persone. Quindi, nel mio piccolo cerco di fare proprio questo, comunicare che c’è un altro modo di vivere.
Praticamente che progetti hai in campo in questo periodo?
I progetti sono tanti, perché me ne nasce uno al giorno in testa, però l’importante è che tutti abbiano quel fine di cui abbiamo appena parlato. Proprio questa settimana saremo ospiti di Parla con Me, da Serena Dandini (il 10 e l’11 febbraio N.d.R.). Il 10 febbraio debutta la prima commedia con mie musiche, Comedian Blues, che è uno spettacolo scritto da Lazzaro Calcagno e Matteo Manforte, ed è interpretata dal gruppo comico de I turbolenti. Sono contento di questo progetto che spero sia il primo di una lunga serie. Poi ci sono tantissime altre cose in ballo, l’importante che siano sempre in linea con le mie idee.
La tua musica racconta storie che vivono nel microcosmo della canzone, altre volte sono le persone stesse che vivono in questo microcosmo, e così racconti la vita…
C’è anche da dire che scrivendo cose che mi capitano davvero, diventa difficile mentire, no?
Nel tuo disco, così come nei live, ci sono un sacco di collaborazioni interessanti. I tuoi lavori diventano così dei meltin’ pot dove ci sono delle persone che decidono di intervenire in veste di amici e non solo come artisti.
La cosa bella è proprio questa, si tratta di amici che sono intervenuti o di persone che hanno collaborato e poi sono diventati amici. Questo meltin’ pot è un gioco a volersi bene. Ci si incontra strada facendo, la mia faccia tosta fa il resto.
C’è qualcuno che ti piacerebbe coinvolgere e con cui magari non c’è stata la possibilità?
Ce ne sono tantissimi, ma proprio l’altra sera mi è capitato di incontrare Niccolò Fabi. Alla fine delle nostre chiacchiere mi ha detto: “Sono certo che le nostre sensibilità prima o poi si incontreranno per fare qualcosa di speciale”. Sarebbe bello collaborare con lui, anche perché lo considero davvero un artista meraviglioso ed è uno degli autori migliori che abbiamo in Italia.
Sappiamo che stai lavorando al videoclip di “Una parola, illumina”…
Sì proprio qualche giorno fa abbiamo girato il videoclip di “Una parola, illumina” che è contenuta in Una cura per il freddo. La regia è stata affidata a Stefano Poletti che ha un modo tutto particolare di catturare l’anima delle persone con la sua fotografia. Abbiamo coinvolto amici e fan un po’ da tutta Italia, una ventina di persone davvero preziose, in una giornata intera di riprese.
La canzone sarà pubblicata come singolo fra pochi giorni, rieditata e riarrangiata in versione più reggae (più radiofonica), e vedrà la partecipazione di Bunna degli Africa Unite, che è un’artista che stimo da sempre e che sono davvero felice di avere come ospite, come terza voce (visto che nel disco oltre alla mia, c’è anche la voce di Raphael).
Il tuo sogno nel cassetto?
Mi piacerebbe molto scrivere la sceneggiatura di un film. Ho in testa un paio di idee e sono prossimo a mandare il soggetto ad un paio di case di produzione per vedere se piace. E’ una cosa che mi piacerebbe davvero molto, come vedere la mia musica nella colonna sonora di un film. E sono due cose che spero di realizzare presto: i sogni che non si realizzano non fanno per me, voglio sognare in grande ma realizzare tutto, serve impegno non occorre nient’altro.
Pensa l’anno scorso avevo detto: “il mio sogno sarebbe andare al Tenco”. E ci siamo arrivati proprio nell’edizione 2010, senza “sforzarci”, visto che è stato proprio uno dei giurati a proporre la nostra partecipazione.
Come è stato salire su quel palco, Zibba?
Una delle emozioni più grandi che abbia mai provato a livello di live. Il palco del Tenco è estremamente professionale: si sente benissimo, ma al tempo stesso ci si sente a casa; lo staff è veramente efficiente e la platea, per quanto “difficile”, se fai bene il tuo lavoro, ti sa premiare sul serio. Spero di tornarci presto, di vincere anche una Targa, magari. Auguro a tutti coloro che se lo meritano di arrivarci e di arrivarci nel momento in cui sono pronti ad affrontarlo.
In che senso?
Ti faccio un esempio: nel 2003 ho suonato sul palco del 1 Maggio a Roma, ma non ero ancora pronto, quindi ho un bellissimo ricordo di quel giorno, ma non me lo sono goduto come potrei fare ore se ci potessi suonare. Capito quello che intendo? E’ una sensazione stranissima, c’è un mare di gente, ma tu vedi solo le facce delle prime file, però quando tutti battono le mani senti un boato che ti fa accapponare la pelle…
Prossime date per venirti a sentire dal vivo?
Su www.zibba.it potete trovare le date del tour aggiornate settimana per settimana, intanto:
12/02/2011 ore 22 Premio Bindi Winter, Santa Margherita Ligure;
19/02/2011 ore 22.30 Ju-Bamboo, Savona;
26/02/2011 ore 21 Teatro Sacco, Savona;
03/03/2011 ore 22 Diavolo Rosso, Asti;
04/03/2011 ore 21 Teatro Baretti, Mondovì;
17/03/2011 ore 21.30 Teatro Petrella, Longiano (FC);
18/03/2011 ore 22 Arci Taun, Fidenza;
19/03/2011 ore 22 Corte dei Miracoli, Siena;
15/04/2011 ore 22 Liobar, Brescia;
16/04/2011 ore 22 Plettro Alternative Sound, Quero (BL).
Grazie Sergio, in bocca al lupo per tutto, speriamo di vederti presto anche a Roma!
Edyth Cristofaro
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